Produzione di elettricità

Andrea Baumer: «Per i nostri bacini idroelettrici l’emergenza adesso è alle spalle»

La parola all'ingegnere che è responsabile della Sezione sbarramenti di OFIMA e OFIBLE e a Luca Panziera, meteorologo e previsore al Centro regionale Sud di MeteoSvizzera
La sala macchine della centrale bleniese di Olivone, le cui turbine sfruttano l'acqua del bacino del Luzzone. © CdT/ Chiara Zocchetti
Nicola Bottani
Nicola Bottani
11.05.2024 06:00

In Ticino negli ultimi mesi ha piovuto e anche parecchio. Una manna, dopo un paio d’anni caratterizzati da una persistente siccità, per la natura, l’agricoltura e anche il settore dell’idroelettrico. Come conferma Andrea Baumer, responsabile della Sezione sbarramenti di OFIMA e OFIBLE, ossia le Officine idroelettriche della Maggia e quelle di Blenio.

Ingegner Baumer, con lei abbiamo parlato già nel luglio del 2022 e in quello dell’anno scorso a proposito di problemi e preoccupazioni per il vostro settore in seguito al persistere della siccità. L’emergenza è davvero finita?
«Sì, l’emergenza adesso è alle spalle, dopo i due anni di siccità e gli altrettanti inverni secchi con cui ci siamo dovuti confrontare. Per la precisione, le criticità, per quel che riguarda la quantità d’acqua nei bacini di accumulo, sono andate sparendo nell’ultimo autunno, grazie alle precipitazioni di ottobre e novembre. Di conseguenza, nel corso dell’inverno abbiamo potuto sfruttare normalmente i bacini per produrre elettricità, poiché erano praticamente pieni. Dopo di che, negli scorsi mesi di marzo e aprile, sempre grazie alle piogge e alle nevicate in quota, la produzione è stata sostanzialmente continua».

L'ingegner Andrea Baumer è il responsabile della Sezione sbarramenti delle Officine idroelettriche della Maggia e di quelle di Blenio. © CdT/Chiara Zocchetti
L'ingegner Andrea Baumer è il responsabile della Sezione sbarramenti delle Officine idroelettriche della Maggia e di quelle di Blenio. © CdT/Chiara Zocchetti

Per i mesi più caldi, pensando alle riserve, il settore idroelettrico conta sullo scioglimento delle nevi. Come è la situazione in proposito?
«Prima di tutto, occorre ricordare che adesso, come accade dopo ogni inverno, l’acqua nei bacini di accumulo è ai livelli minimi, perché è stata utilizzata nei mesi più freddi, durante i quali il fabbisogno di elettricità è maggiore. Quindi, è proprio per poterli riempire in vista dell’inverno successivo che si conta sulla presenza in quota della neve e il conseguente scioglimento quando le temperature si alzano. Per quel che riguarda le nostre zone di competenza, per così dire, al di sopra dei 2000 metri di quota abbiamo un paio di metri di neve in Vallemaggia e qualcosa in meno sulle montagne della Valle di Blenio. Quindi, c’è una buona base che ci permette di guardare con una certa fiducia al futuro più vicino, anche se altre piogge saranno benvenute per completare il riempimento dei bacini e garantire il fabbisogno estivo».

La diga del Sambuco, in Val Lavizzara, verrà alzata di 15 metri e la capacità del bacino passerà da 63 a 78 milioni di metri cubi d'acqua. © CdT/Archivio
La diga del Sambuco, in Val Lavizzara, verrà alzata di 15 metri e la capacità del bacino passerà da 63 a 78 milioni di metri cubi d'acqua. © CdT/Archivio

A livello di Confederazione, in seguito alla siccità dei precedenti due anni, era stato lanciato un allarme, affermando che l’approvvigionamento di energia elettrica in Svizzera sarebbe potuto andare in crisi. Un’evenienza che, fortunatamente, non si è presentata ma che potrebbe presentarsi in futuro, con l’allarme che però potrebbe non essere raccolto dalla popolazione, visto che le cose sono andate comunque bene.
«Qui occorre essere ben chiari: l’allarme non era stato lanciato a vanvera. Infatti, si erano accumulati più fattori che avrebbero potuto portare a seri problemi di approvvigionamento, per quel che riguarda le forniture di energia elettrica nel nostro Paese. Oltre alla siccità, si è scatenata la guerra in Ucraina che ha causato una penuria di gas, altra materia prima utilizzata per produrre elettricità, mentre in Francia più centrali nucleari sono state fermate per poter procedere con lavori di manutenzione straordinari, non previsti. Le nostre fonti di approvvigionamento non sono a scatola chiusa, limitate a quanto accade nella sola Svizzera, in quanto, per mantenere operativa la nostra rete, l’energia elettrica deve poter viaggiare non solo all’interno del Paese, ma anche essere scambiata con l’estero, non essendo immagazzinabile. In particolare, è durante l’inverno che dipendiamo fortemente dall’importazione di corrente elettrica dall’estero».

Di conseguenza, è sempre valida l’esortazione a non consumare inutilmente l’elettricità?
«Direi proprio di sì e ognuno di noi può fare la sua parte, anche se può apparire piccola, se non insignificante. Ed è certo che se in futuro dovesse manifestarsi ancora uno scenario come quello che aveva indotto la Confederazione a lanciare l’allarme di cui abbiamo detto la situazione davvero potrebbe diventare veramente critica, per quel che riguarda l’approvvigionamento di energia elettrica».

Allo studio c'è anche l'innalzamento della diga del bacino vallesano del Gries, che pure appartiene alla rete delle Officine idroelettriche della Maggia. © OFIMA
Allo studio c'è anche l'innalzamento della diga del bacino vallesano del Gries, che pure appartiene alla rete delle Officine idroelettriche della Maggia. © OFIMA

Le Officine idroelettriche della Maggia, nell’ambito della Strategia energetica della Confederazione, stanno lavorando a due progetti, ossia all’innalzamento della diga del Sambuco in Val Lavizzara e di quella vallesana del Gries, di cui è proprietaria tramite la Aegina AG e che dunque fa parte della sua rete. A che punto siamo con il progetto ticinese?
«L’altezza dello sbarramento del Sambuco sarà portata da 130 a 145 metri, così che il bacino della Lavizzara potrà contenere ulteriori quindici milioni di metri cubi d’acqua, oltre agli attuali 63, per un incremento di 50 gigawattora accumulati. In questi giorni è uscito il bando per le fasi successive di progettazione dei lavori e dunque si procede con il progetto, che a questo punto ha buone chance di andare in porto entro il 2030-2031, quando prevediamo che il bacino di accumulo ampliato potrà essere operativo. Questo progetto comprende anche il rifacimento della centrale di Peccia, per ottimizzarla con l’ampliamento del bacino del Sambuco. Questo progetto, ricordo, vede coinvolta anche l’AET in rappresentanza del Canton Ticino, poiché la concessione dell’OFIMA scadrà nel 2035, dopo di che il Sambuco passerà al Cantone».

E che dire a proposito del progetto del Gries, che pure potrebbe portare a un incremento di 46 gigawattora, per quel che riguarda la produzione di elettricità?
«Il discorso riguardante il bacino del Gries presenta aspetti per i quali occorre più tempo, prima di lanciarsi eventualmente nei lavori di innalzamento della diga. Uno di questi, per esempio, riguarda l’omonimo ghiacciaio, che si prevede andrà a scomparire entro 50-60 anni e non contribuirà più a riempire il bacino. Bisogna valutare se un impianto di pompaggio potrà ragionevolmente compensare il volume mancante».

«L’ultimo è stato il mese di marzo più piovoso dal 1864»

Per darci un’idea di quanto è accaduto in Ticino con piogge e nevicate negli ultimi anni, lasciamo la parola a Luca Panziera, meteorologo e previsore al Centro regionale Sud di MeteoSvizzera, ossia il centro di Locarno-Monti. «Gli effetti della siccità che ha caratterizzato il 2022 e il periodo fino alla metà dello scorso anno – spiega innanzitutto Panziera – nel nostro cantone sono alle spalle. Considerando però gli ultimi due-tre anni, sono ancora in parte presenti, poiché il totale delle precipitazioni, e mi riferisco alle piogge, si aggira attorno al 90% della media, considerando la situazione nel suo complesso. Bisogna comunque tener conto del fatto che gli effetti della siccità dipendono dal campo di applicazione, per così dire. La siccità meteorologica indica infatti l’assenza di precipitazioni per un periodo prolungato nel tempo, mentre quella idrologica si manifesta quando nei laghi e nei fiumi le riserve di acqua diminuiscono in seguito a un deficit di piogge nel loro bacino imbrifero. Oppure c’è anche da considerare la siccità agricola, ossia quando le radici delle piante non hanno a loro disposizione una sufficiente quantità di acqua, per esempio in seguito all’abbassamento delle falde freatiche. Di conseguenza, possono essere colpiti da una marcata assenza di precipitazioni diversi ecosistemi e settori economici».

Luca Panziera è meteorologo e previsore al Centro regionale Sud di MeteoSvizzera, ossia il centro di Locarno-Monti. © MeteoSvizzera
Luca Panziera è meteorologo e previsore al Centro regionale Sud di MeteoSvizzera, ossia il centro di Locarno-Monti. © MeteoSvizzera

Come è stata con le piogge negli ultimi dodici mesi nel nostro cantone? «Fra il mese di maggio del 2023 e l’aprile di quest’anno è piovuto mediamente il 120% della norma, facendo un paragone con il periodo 1991-2020. Le precipitazioni sono risultate particolarmente abbondanti negli scorsi mesi di febbraio e marzo, con rispettivamente il 235% e il 382% della media. Quindi, ecco che abbiamo registrato il marzo più ricco di pioggia da quando in Svizzera vengono effettuate misurazioni meteorologiche sistematiche, ossia dal 1864».

Quindi, un bel raddrizzamento della situazione... «Sì, perché tra il maggio del 2022 e l’aprile del 2023, il totale delle precipitazioni non aveva raggiunto il 65% della media, praticamente poco più della metà dei successivi dodici mesi. Anche fra il maggio 2021 e l’aprile 2022 era piovuto meno della norma, ossia l’80%. Da qui, dunque, il lungo periodo di siccità più o meno marcata che abbiamo vissuto».

E che dire delle nevicate? «L’ultimo inverno ha avuto un andamento molto particolare, con nevicate a inizio dicembre, poi un innevamento deficitario sino a fine febbraio e quindi un innevamento di molto superiore alla media alla fine della stagione. Innevamento che nell’inverno 2022-2023, per contro era stato molto scarso, di molto inferiore alla media, seppur più elevato di quello registrato nella stagione invernale 2021-2022. Che è stata, per la cronaca, la più mite a livello di temperature e la più asciutta mai registrata, come è stato, di conseguenza, per l’altezza della neve, che non era mai stata così bassa. Invece, nell’inverno 2020-2021 l’innevamento generalmente era stato superiore alla norma e in quello 2019-2020 nella norma. Si può quindi affermare che gli ultimi inverni hanno mostrato l’ormai usuale variabilità che di anno in anno caratterizza il clima delle Alpi».