Viticoltura

Canicola e siccità, sarà una vendemmia precoce?

In alcune regioni della Svizzera la raccolta sarà fortemente anticipata a causa delle temperature estreme – In Ticino l'assenza di precipitazioni avrà conseguenze, ma è presto per definire un orizzonte
Giona Carcano
07.08.2022 20:45

Attorno all’arco lemanico, l’inizio del periodo di maturazione del vitigno chasselas è cominciato con grandissimo anticipo. Oltre tre settimane prima rispetto alla media 1925-2022, fissata il 13 agosto. Un record storico. La colpa? La «solita», secondo Agroscope: il cambiamento climatico. Il caldo estremo, sì. E in Ticino? Anche nel nostro cantone la vendemmia del merlot inizierà molto prima del solito? I dati oggettivi – i tre periodi di canicola e la siccità che ci accompagna da inizio estate – parlano chiaro. Per similitudine, potremmo quindi applicare la situazione in Romandia anche al Sud delle Alpi.

Tanto zucchero

Eppure, le cose non stanno così. Almeno per ora. «Per la maturazione zuccherina non ci sono praticamente dubbi, avverrà in anticipo», dice Rudy Studer, vicepresidente di Federviti. «Quella fenolica (la concentrazione di antociani e tannini, ndr), invece, è ancora presto per stabilirla con esattezza. Molto dipenderà dal mese di agosto, dalle condizioni climatiche. Nel 2003 avevamo vissuto una situazione simile, e i viticoltori avevano avuto un po’ troppa fretta nel vendemmiare. Non dobbiamo dunque incappare nello stesso ‘‘errore’’ facendoci prendere la mano». Anche secondo Nicola Corti, enologo, è prematuro stabilire un orizzonte preciso: «Nel Mendrisiotto stiamo patendo molto la siccità ma è presto per capire quando inizierà la vendemmia», dice. «Ogni anno è diverso. E con il caldo così estremo, la vite tende a rallentare le sue funzioni vitali e a bloccare la maturazione dell’uva. Le piante sono sulla difensiva, quindi paradossalmente potremmo non discostarci troppo dalle scorse annate».

Non è la prima volta

Estati di questo tipo, il mondo della viticoltura ticinese le ha già vissute. «Nel 2003 e nel 2017 ha fatto molto caldo, come in queste settimane», prosegue ancora Corti. «La vera differenza è la pressoché totale mancanza di precipitazioni, in particolare nel Mendrisiotto». Molti viticoltori sono stati addirittura costretti a trasportare acqua nei vigneti per cercare di salvare le piante. «In alcune zone a Sud del Ticino non parliamo più di piante sulla difensiva, bensì di piante in modalità sopravvivenza», chiosa l’esperto.

In primavera la fioritura era avvenuta in un contesto particolarmente favorevole, e tutto lasciava presagire grossi quantitativi d’uva
Rudy Studer, vicepresidente di Federviti

Peso ridotto

Poche precipitazioni significano anche acini di dimensioni ridotte rispetto alla media. La prossima vendemmia potrebbe quindi rivelarsi molto buona dal punto di vista della concentrazione zuccherina, ma scarsa dal punto di vista della quantità. «In primavera la fioritura era avvenuta in un contesto particolarmente favorevole, e tutto lasciava presagire grossi quantitativi d’uva», sottolinea da parte sua Studer. «Ma con il passare dei mesi, e con l’arrivo di un’estate estremamente secca, ecco che da questo punto di vista le condizioni sono cambiate. Ci aspettiamo quindi degli acini molto più piccoli del solito, perlomeno a Sud del Ponte diga. Ad ogni modo, anche nel Mendrisiotto la situazione non è uniforme».

La conferma di marcate differenze a seconda della zona arriva anche da Corti: «In generale i vigneti a bassa quota non stanno soffrendo troppo, in collina la situazione è più difficile». In questi giorni di inizio agosto, poi, osservando i vigneti è già possibile notare l’inizio della colorazione degli acini di merlot. Per Studer si tratta di una novità, «di un anticipo notevole», mentre secondo Corti il periodo rispecchia a grandi linee la media pluriennale. «Ma ancora non sappiamo se gli acini si stanno colorando per via della pianta ‘‘ferma’’ a causa della siccità oppure se questa fase rientra nella norma, indipendentemente dalla pioggia». Musica del futuro: al momento, come spiega ancora l’enologo, «stiamo cercando di far sopravvivere i vitigni. Il fatto di avere un raccolto scarso a livello quantitativo rientra nel ciclo naturale, non dà grossi grattacapi. Se, invece, i vigneti dovessero morire, allora sarebbe davvero grave».

L’insetto che non ci voleva

Ma c’è un’altra calamità naturale che ha minacciato i vigneti del Mendrisiotto, che da soli forniscono il 40% di tutto il merlot prodotto in Ticino. Stiamo parlando del coleottero giapponese, specie infestante capace di danni devastanti. «Nelle mie vigne, dopo il picco di inizio luglio, è scomparso da un giorno all’altro», racconta Studer. «I viticoltori più colpiti hanno comunque ricevuto l’autorizzazione per il trattamento». Ma il coleottero è destinato a rimanere ancora e a moltiplicarsi nei prossimi anni, teme il viticoltore. Dello stesso avviso Corti: «Il problema è grosso, e rimarrà. Ancora non è stato trovato un antagonista naturale. Ogni anno capita qualcosa di nuovo: prima ci sono state la flavescenza dorata, la suzukii. E ora il coleottero. Insomma, bisogna intervenire con i trattamenti se vogliamo continuare a svolgere questa professione».

In questo articolo: