Casse malati, Vaud è una realtà ben diversa ma con qualche spunto per il Ticino

Il chiarissimo doppio sì alle iniziative popolari sui premi di cassa malati espresso dai ticinesi è destinato (non è un mistero) a creare qualche grattacapo alla politica. L’implementazione delle due misure potrebbe infatti costare circa 350 milioni di franchi al Cantone. Un prezzo non indifferente, soprattutto alla luce del contesto finanziario già di per sé fragile. Detto in parole povere: trovare i soldi non sarà un’operazione facile.
Molti, in questo contesto, guardano con interesse a quanto fatto dal Canton Vaud, che dal 2019 applica già il tetto massimo al 10% del reddito per i premi di cassa malati. Come vedremo, però, le due realtà sono difficilmente comparabili poiché la situazione di partenza, in Ticino, è ben peggiore. Tuttavia, qualche spunto interessante dall’esempio vodese non manca.
In termini relativi
Cominciamo dalla differente situazione di partenza. Anche il Canton Vaud, come il Ticino, ha diverse tipologie di sussidi per i premi di cassa malati: i sussidi «ordinari», quelli dedicati alle persone beneficiarie degli aiuti sociali e quelli dedicati alle persone beneficiarie delle prestazioni complementari AVS/AI. A queste, proprio per introdurre il tetto del 10%, ha aggiunto un sussidio «specifico», che è costato allo Stato circa 81 milioni, ossia lo 0,8% della spesa pubblica complessiva che allora ammontava a circa 10 miliardi. Con il passare degli anni, a causa dell’aumento dei premi quel sussidio «specifico» è diventato più oneroso: nel 2024 Vaud ha quindi speso 188 milioni per finanziarlo, circa l’1,55% della spesa pubblica, in quell’anno pari a 12,1 miliardi.
Bastano queste cifre per capire che in Ticino stiamo parlando di una misura che avrà un impatto decisamente più importante: se si confermeranno le stime del Governo, che parlano di un costo di circa 300 milioni, il tetto del 10% costerà circa il 6,6% della spesa pubblica (di circa 4,5 miliardi). Anche con le stime fatte dai promotori (secondo cui il costo sarà di circa 200 milioni poiché non tutti chiedono i sussidi anche se ne avrebbero diritto) staremmo comunque parlando di una misura pari al 4,4% della spesa dello Stato.
Lo stesso discorso, poi, può essere fatto tenendo conto di tutti gli aiuti forniti dallo Stato per pagare i premi: quelli ordinari e quelli dedicati a chi è al beneficio degli aiuti sociali o delle prestazioni complementari. Prendendoli tutti in considerazione, Vaud oggi (dato di Preventivo 2025) spende 954 milioni, l’8% della spesa pubblica. In Ticino, invece, per tutti questi aiuti spendiamo circa 426 milioni, ossia il 9,5% della spesa. Tradotto: senza ancora aver introdotto il «tetto» al 10%, il nostro Cantone dedica già oggi agli aiuti per pagare i premi una quota parte della sua spesa pubblica più importante di quella del Vaud. Se ai 426 milioni che spendiamo dovessimo aggiungere pure i 300 milioni stimati per finanziare il «tetto» al 10%, arriveremmo a circa il 16% della spesa per aiutare la popolazione a pagare i premi. Più di un franco ogni sei spesi dal Cantone andrebbe ai sussidi per l’assicurazione malattia.
C’è poi un altro dato rilevante che evidenzia la differente situazione di partenza. Oggi nel Canton Vaud (agosto 2025) i beneficiari dei sussidi di cassa malati sono circa 306.000, il 36% della popolazione. In Ticino i beneficiari sono invece circa 110.000, ovvero il 31% della popolazione. Se dovessimo invece tenere conto del «tetto» al 10%, si stima che i potenziali beneficiari potrebbero essere attorno al 61% della popolazione.
Salari bassi e premi alti
Ora, viene ovviamente da chiedersi come mai la situazione di partenza del Ticino sia così differente. La prima ovvia risposta (tra le tante che si possono ipotizzare) riguarda per forza di cose le due variabili che più contano per stabilire quel «tetto» al 10%: il reddito e il premio di cassa malati. E anche qui, la situazione tra i due Cantoni è ben diversa. Mentre in Ticino la mediana del salario lordo si aggirava nel 2022 attorno ai 5.590 franchi, nella Regione del Lemano si situava a quota 6.849 franchi.
La stessa situazione, ma in senso inverso, si riscontra per i premi di cassa malati. In Ticino la media di tutti i premi (incluse tutte le età, franchigie e modelli di assicurazione) si situerà nel 2026 a quota 501,5 franchi al mese, nel Vaud si troverà «solo» a quota 441,5 franchi. Va da sé – ci fosse bisogno di dirlo – che avere salari inferiori e premi più alti fa sì che in Ticino il «tetto» posto al 10% costerà, in termini relativi, molto più di quanto costa oggi al Vaud.
Una questione di definizioni
Tornando all’esempio del Canton Vaud, esso fornisce però anche un paio di spunti interessanti riguardanti proprio le due variabili principali, il salario e i premi. Variabili che, come vedremo, non sono scolpite nella pietra. Per definire concretamente dove situare il «tetto» del 10%, infatti, occorre anche definire che cosa intendiamo per salario (netto? lordo? disponibile? imponibile?). E anche che cosa intendiamo per premio (medio? con quale franchigia?).
Nel Canton Vaud, ad esempio, l’importo dei premi preso in considerazione per il calcolo del sussidio «specifico» è stato limitato a un premio di riferimento. Ciò significa che il calcolo per il sussidio specifico non tiene conto dei premi effettivamente pagati dal cittadino, bensì di un premio deciso di anno in anno dal Governo e basato sulla media cantonale dei premi. «L’obiettivo – citiamo dal volantino informativo del Cantone – è quello di incoraggiare i beneficiari di sussidi a scegliere assicuratori che offrono premi inferiori alla media cantonale». Facciamo un esempio: se il premio medio è fissato dal Governo a 500 franchi e l’assicurato per sua scelta paga un premio più costoso, diciamo di 550 franchi al mese, quei 50 franchi di differenza li dovrà pagare l’assicurato. Detto diversamente: per il sussidio specifico (non per quello ordinario, che è rimasto uguale a prima dell’introduzione del «tetto») il Cantone paga «solo» la differenza tra i 500 franchi e il 10% del reddito dell’assicurato. Non la differenza con i 550 franchi effettivamente pagati. E, per evitare di «scucire» di tasca sua quei 50 franchi, l’assicurato è incentivato a scegliere modelli che costano uguale o meno della media cantonale.
Ora, anche in Ticino per erogare i sussidi si utilizza già oggi (tra i vari fattori di un calcolo assai complesso) un premio medio di riferimento, fissato ogni anno dal Consiglio di Stato. Esso però, senza entrare nei dettagli, è piuttosto «generoso» rispetto a quello presente nel Canton Vaud. Basti pensare, per dare qualche cifra, che è stato fissato per il 2025 a quota 640 franchi al mese per gli adulti, mentre il «vero» premio medio (quello calcolato tramite la «vera media» di tutti i modelli e tutte le franchigie) quest’anno ammonta a «soli» 545 franchi al mese.
Va da sé che utilizzare come fatto dal Canton Vaud la «vera» media dei premi al posto dell’attuale premio medio di riferimento deciso dal Consiglio di Stato ticinese potrebbe abbassare la fattura totale dell’introduzione del «tetto» del 10%. Non va però dimenticato che modificare quel parametro, ossia la definizione stessa di premio per calcolare i sussidi, significa alzare o abbassare a piacimento l’asticella degli stessi sussidi di cassa malati. E questa, ovviamente, sarebbe una scelta di natura prettamente politica.
Un’altra scelta di natura politica, poi, potrebbe riguardare anche l’altra variabile: il reddito. Il Canton Vaud, per definire il salario determinante per gli aiuti utilizza infatti due formule distinte per il sussidio ordinario e per quello specifico: per il primo utilizza un reddito definito «determinante», mentre per il secondo utilizza il «reddito determinante unificato». Al di là della complessità delle formule utilizzate per definire tali redditi, ciò dimostra che, come per la definizione di premio medio, anche nel definire il salario determinante per il sussidio si potrebbero operare scelte politiche per limare, perlomeno in parte, il costo dell’operazione.
Scelte anche in questo caso tutto fuorché scontate ma che però – visto l’acceso dibattito tra i partiti, con vari «paletti rossi» e veti incrociati – potrebbero anche tornare utili nelle complesse discussioni per l’applicazione della misura.


