La sentenza

Colpevole per le sassate a Rex

Cane maltrattato a Roveredo: è stato condannato a pena pecuniaria sospesa dal Tribunale regionale Moesa l’uomo che due anni fa se l’era presa con il Pinscher nano di nome Rex, poi sottoposto ad eutanasia – La vicenda non sarebbe comunque conclusa: la difesa dovrebbe ricorrere
Alan Del Don
21.04.2023 11:26

La Camera penale del Tribunale regionale Moesa ci ha riflettuto la notte, dopo la lunga giornata dibattimentale di ieri. E stamattina, dopo essersi riunita in Camera di consiglio, è giunta all’atteso verdetto: l’uomo è stato condannato per i reati di maltrattamento di animali e danneggiamento. La pena sospesa è di 80 aliquote da 60 franchi ciascuna più una multa di 1.000 franchi. Ma con ogni probabilità non è stata scritta la parola fine sulla vicenda del cane Rex, un Pinscher nano di poco più di 3 chilogrammi, trovato due anni fa in un orto di Roveredo con delle gravi ferite al cranio. E poi sottoposto ad eutanasia per porre fine alle sue sofferenze. Il giudice Mirco Rosa ha quindi ritenuto colpevole l’imputato, un uomo sulla sessantina che non conosce i proprietari dell’animale, una famiglia che ha assistito al processo a volte non riuscendo a trattenere le lacrime. «È stato un procedimento indiziario, considerando che l'accusato ha sempre respinto i rimproveri che gli venivano mossi. La deposizione del teste è stata ritenuta attendibile, anche se è vero che vi sono delle contraddizioni e delle incongruenze nel suo racconto. Non conosceva né l'imputato né l'accusatore privato, quindi non ci sono le premesse per una denuncia mendace o per sviamento della giustizia come sollevava la difesa. Il testimone ha sentito il forte lamento di Rex mentre l'accusato gettava il sasso. O il cane è stato colpito oppure è un puro caso che l'animale abbia emesso quel guaito proprio in quel momento», ha rilevato il presidente della massima istanza giudiziaria mesolcinese.

Secondo il giudice Mirco Rosa, invece, le dichiarazioni rese dal sessantenne sono «sembrate strane ed anomale. Trattandosi di un cagnolino a noi fa specie che a lei non sia venuto spontaneo di prendere in mano l'animale e vedere cosa aveva. C'è poi la chiamata che ha fatto alla polizia: non tanto per le difficoltà linguistiche, ci mancherebbe, ma in merito al messaggio che voleva trasmettere. Non riusciamo a capire perché lei abbia detto che il cane aveva sbattuto contro un muro. Da dove arrivava tale sicurezza? Come mai quella diagnosi? I lanci dei sassi non avvenivano a casaccio, come sostiene la difesa. Il cane non è stato investito da un'automobile: le ferite riportate sarebbero state di tutt'altra natura. A colpire la povera bestiola è stato lei. Il movente? Non crediamo che lei abbia voluto farlo intenzionalmente, probabilmente era infastidito da Rex e voleva allontanarlo dall'orto dove stava lavorando. Lanciando dei sassi di quelle dimensioni ha assunto il rischio perlomeno di ferire il cane».

Le richieste delle parti

Il procuratore pubblico Franco Passini si era battuto per una pena pecuniaria, sospesa per due anni, di 120 aliquote giornaliere da 90 franchi ciascuna nonché per il pagamento di una multa di 2.000 franchi. Una richiesta condivisa dal padrone di Rex, difeso dall’avvocato Christopher Jackson, il quale aveva inoltre chiesto un risarcimento danni per 5.400 franchi; una pretesa rinviata al foro civile. La difesa, rappresentata dal legale Roberto Keller, aveva per contro auspicato il proscioglimento da ogni capo di imputazione, chiedendo altresì un risarcimento simbolico per torto morale di 1 franco.

Cosa prevede la legge

L’articolo 26 capoverso 1 della Legge sulla protezione degli animali prevede una pena detentiva sino a 3 anni o una pena pecuniaria per chiunque intenzionalmente: 1) maltratta un animale, lo trascura, lo sottopone inutilmente a sforzi eccessivi o lede in altro modo la sua dignità; 2) uccide animali con crudeltà o per celia (ossia per scherzo, n.d.r.); 3) organizza combattimenti fra o con animali, nei quali gli stessi vengono maltrattati o uccisi; 4) durante lo svolgimento di esperimenti infligge dolori, sofferenze o lesioni a un animale, o lo pone in stato d’ansietà, senza che ciò sia indispensabile per conseguire lo scopo previsto; 5) abbandona o lascia andare un animale che teneva in casa o nell’azienda per disfarsene.

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