Ticino

Da Vezia al Congo: la storia di Ewolo finisce su Al Jazeera

Una delle reti più popolari al mondo trasmette il documentario sul viaggio del paninaro, ticinese d'adozione: «Hanno detto che è il miglior servizio dell'anno»
Mattia Sacchi
11.06.2022 10:30

Le vicissitudini di Cristel Ewolo e del suo truck sono ormai note a tutti i ticinesi: nel 2016, nonostante il supporto di tante persone, a causa dell'opposizione dei vicini era stato costretto a spostarsi da Tesserete per trovare successivamente ospitalità a Vezia. Ma, dopo la licenza edilizia concessa dal Municipio del comune luganese e il ritiro dell'opposizione del Consiglio parrocchiale, Ewolo aveva comunque dovuto abbandonare l'attività a causa di problemi legati all'allacciamento fognario. Così era partita una raccolta fondi, che in pochi giorni aveva permesso di raccogliere donazioni per oltre 10 mila franchi, permettendo al 45.enne di origini congolesi di riavviare la sua attività nel 2018. 

Il documentario

La sua storia personale era però decisamente meno conosciuta ai più, neanche lo stesso Ewolo la conosceva fino in fondo: quando aveva solo 4 anni, almeno così si stima, è stato mandato dalla famiglia dal Congo in Svizzera, alla ricerca di una vita migliore. La cosa più simile a un documento era un estratto dell'atto di nascita. Ed è proprio da quel foglio che è partito un altro viaggio, che gli ha dato un'improvvisa notorietà. Il regista Andrea Canetta gli ha infatti proposto di registrare un documentario nel tentativo di ripercorrere le origini dell'ormai ticinese d'adozione e, insieme, sono quindi partiti per un'avventura densa di emozioni e pure di ostacoli, non solo burocratici.

«Non sapevamo neanche cosa aspettarci da tutto questo – racconta Cristel –. Gli elementi a nostra disposizione per risalire alle mie origini erano pressoché nulli e con le autorità locali non è stato assolutamente facile ottenere alcun tipo di informazione, neanche la più elementare. L'obiettivo era riuscire perlomeno a visitare, per la prima volta nella mia vita, i luoghi dove sono nato». La fortuna però, almeno stavolta, ha premiato gli audaci: oltre a ritrovare «la via di casa», Ewolo è infatti riuscito a rintracciare la sua famiglia, della quale non ha mai saputo niente e non ha mai avuto alcun ricordo d'infanzia. 

Con il documentario che, dopo essere stato trasmesso da Storie della RSI in due puntate, è andato in onda pochi giorni fa su Al Jazeera, una delle emittenti più popolari al mondo. La storia del «paninaro» luganese è stata quindi vista da milioni di persone. «Da un paio di giorni ricevo messaggi da ogni angolo della pianeta. Dal Sudafrica all'India, dall'Inghilterra agli Emirati Arabi: sono davvero sorpreso di questo affetto e dalla reazione di alcune persone, che dicono di aver tratto ispirazione dalla mia storia. In fondo volevo far vedere che, se uno crede in sé stesso, è in grado di poter raggiungere qualsiasi sogno, anche quando sembra che non ci sia alcuna possibilità».

Da un paio di giorni ricevo messaggi da ogni angolo della pianeta. Dal Sudafrica all'India, dall'Inghilterra agli Emirati Arabi

L'orgoglio per il Ticino

«Ma la cosa che mi rende ancora più orgoglioso – prosegue Ewolo – è stato far vedere una terra, il Ticino, che mi ha accolto da bambino permettendomi di diventare un uomo che lavora e si sente parte attiva della società, raccontando il grande cuore dei ticinesi. Paradossalmente, è stato proprio adesso, dove per la prima volta ho visitato la mia terra di origine, che ho potuto finalmente capire dentro di me quanto io sia svizzero a tutti gli effetti. E poi, all'inizio del documentario, tutti hanno potuto vedere il mio truck di Vezia: posso dire quindi di essere stato, almeno per un'ora, ambasciatore del Comune nel mondo», commenta sorridendo il 45.enne. 

Mentre Ewolo parla, arriva un uomo che ordina un panino. Manco a farlo apposta, è proprio il «suo» regista Andrea Canetta. «Tutto è nato da una discussione mentre pranzavo da lui. Ora posso dire che si chiude ufficialmente un cerchio – racconta divertito Canetta –. Oltre all'evoluzione di una storia, che sembrava una fiction per le situazioni surreali in cui ci siamo imbattuti, c'è stata un'evoluzione dello stesso Cristel, il quale ha affrontato questo viaggio quasi come un rito iniziatico. A cui ho avuto l'onore di assistere e di potervi raccontare».

Gli onori sono arrivati anche dalla stessa Al Jazeera: «Non solo la rete ha dimostrato sin dall'inizio di credere molto in questo progetto, tanto che la messa in onda è stata di 20 minuti più lunga rispetto ai filmati che di solito vengono trasmessi nella serie Witness – spiega il regista –. Ma adesso, ora che in teoria il progetto è ufficialmente concluso, uno dei direttori ci ha voluto comunque contattare per dirci che il documentario di Ewolo è stato il migliore del 2022. Ancora non riusciamo a metabolizzare tutte queste emozioni».

Chi ha ancora molto da elaborare è certamente Ewolo, che nel frattempo è tornato in Ticino a soddisfare i palati dei suoi fedeli clienti: «Ora mi sento regolarmente con la famiglia che pensavo di non avere, consapevoli che abbiamo 40 anni di lontananza da recuperare. Non è facile ma il nostro futuro è ancora da scrivere e sono curioso di vederlo. Quella che invece è stata scritta, anzi registrata e mandata in onda, è una storia di integrazione e fiducia verso il prossimo, che spero possa aver toccato il cuore di chi l'ha vista. Perché in questo periodo dove si leggono tante notizie tristi c'è bisogno di vedere anche storie positive che possano dare fiducia e speranza. Il mondo ha bisogno di cose buone: è proprio per questo che mi piace far panini».

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