Il caso

Dalla fonderia è nato un «tesoro»

Bellinzona: in vista della decisione del Legislativo sulla pianificazione del quartiere alle Officine FFS, il Municipio si trova in visita alla ex Sulzer di Winterthur - Il più grande complesso industriale in Svizzera da due decenni è al centro di una riconversione che assomiglia molto a quella prevista nella Turrita
Un mercatino in uno dei padiglioni dell'ex complesso industriale. © Shutterstock
Alan Del Don
31.03.2023 06:00

Il gran giorno è dietro l’angolo. Martedì 4 aprile il Consiglio comunale di Bellinzona si esprimerà sulla variante pianificatoria per il quartiere modello che dal 2027 si svilupperà a tappe al posto delle Officine FFS. Il via libera è scontatissimo, considerando che a livello di commissioni solo i rappresentanti del gruppo Verdi-FA-MPS-POP-Indipendenti hanno preannunciato che respingeranno il messaggio e la relativa richiesta di credito di 250.000 franchi per gli approfondimenti. Dopo la crescita in giudicato della decisione del plenum l’incarto verrà messo in pubblicazione con possibilità di inoltrare ricorso al Governo, al quale spetterà l’ultima parola sull’adozione. Questa è musica del futuro. Quella del presente dice che il Municipio in corpore da ieri (e fino ad oggi) è in trasferta a Winterthur per farsi un’idea di un progetto molto simile a quello previsto nella Turrita: la riconversione del più grande complesso industriale continuo della Svizzera, l’area Sulzer.

La storia e la valorizzazione

La fonderia della famiglia Sulzer, inaugurata nel 1834, ha cambiato spesso pelle. Dai riscaldamenti e dalle caldaie alle macchine a vapore passando per le pompe, le imbarcazioni e le macchine perforatrici. Negli anni Settanta occupava più di 30.000 collaboratori su una superficie di 150.000 metri quadrati (il quartiere delle Officine bellinzonesi, ricordiamo, è pari a 102.000). Un decennio più tardi l’azienda abbandonò l’industria pesante per concentrarsi sulla tecnologia. E quindi si dovette ripensare il comparto situato nel cuore di Winterthur. Il primo progetto, contrastato da più parti, prevedeva la demolizione tout court del complesso.

Abbandonato il concetto parigino

Si optò alla fine per il concetto elaborato dai noti architetti parigini Jean Nouvel (autore, tra l’altro, del Monolito dell’Expo.02 che si è svolta in Svizzera) ed Emmanuel Cattani. Un’idea poi abbandonata a causa della recessione economica e della crisi del settore immobiliare per far spazio ad uno sviluppo olistico caratterizzato, per intenderci, da costruzioni di grandi dimensioni affiancate da altre più piccole. Il tutto seguendo una chiara strategia dal punto di vista urbanistico e con delle indicazioni precise delle parti interessate.

Rafforzare l’identità

La trasformazione di questa «cittadella nella città» è in corso da due decenni e allo stato attuale sono stati realizzati uffici, appartamenti, spazi culturali, scuole, un cinema ed un centro commerciale nonché bar, ristoranti e strutture per lo svago. La storia non è stata cancellata con un colpo di spugna (lo stesso si farà nella capitale ticinese, partendo dalla tutela della «Cattedrale»), dato che nella zona denominata «Lokstadt» l’architettura, i capannoni, gli edifici protetti, il ferro, l’acciaio e i mattoni rossi sono marchi indelebili del glorioso passato. L’obiettivo delle autorità e degli investitori è quello di rafforzare l’identità del luogo facilitando la metamorfosi in un’area a destinazione mista (residenziale, commerciale, formativa e del tempo libero).

Sono previsti almeno 1.500 nuovi residenti. Alcuni prenderanno casa nelle cooperative di abitazione, previste altresì nella Turrita. La filosofia, che accomuna i due progetti, è infine quella di un quartiere ecosostenibile, improntato all’efficienza energetica e dall’elevata qualità di vita. «Una terra desolata diventa una miniera d’oro», titolò nel 2008 Der Landbote, quotidiano zurighese. Forse un tantino esagerato, in ogni modo dalla ridefinizione urbanistica del comparto la città conosciuta per le sue industrie si aspetta la creazione di posti di lavoro ed entrate fiscali.

Quale stadio per i granata?

Prendendo i classici due piccioni con una fava, il Municipio della Turrita approfitterà della trasferta a Winterthur anche per recarsi alla Schützenwiese, lo stadio della locale squadra che milita in Super League. Un’arena che la scorsa estate ha subito un restyling per consentire al club di giocare nella massima serie dalla quale mancava da 37 anni, rispettando così le richieste della Swiss Football League. L’Associazione calcio Bellinzona quest’anno non farà l’agognato salto di categoria, ma per il vetusto Comunale non si può escludere a breve-medio termine la copertura della gradinata sud e di quella verso Daro. Prendendo appunto esempio da quanto fatto nella città zurighese.

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