Il caso

Errori e immobilismo, lo Stato avrebbe dovuto agire prima

Presentato l’audit esterno sul caso dell’ex funzionario del DSS – L’avvocata Anne Meier: «Carenze nella gestione della vicenda e più in generale problemi nell’amministrazione cantonale» – Fiorenzo Dadò: «L’obiettivo del rapporto è evitare il ripetersi di simili episodi»
Nella foto Avv. Anne Meier, Studio Troillet-Meier-Raetzo di Ginevra durante un momento della conferenza stampa sull'audit ex funzionario del DSS. © Ti-Press / Massimo Piccoli
Paolo Gianinazzi
21.03.2023 17:37

«Oggi per questo vi chiedo scusa. Sia a titolo personale che come rappresentante dello Stato. Il vostro percorso di rinascita avrebbe potuto essere meno doloroso e più rapido». Sono passati oltre quattro anni da quando, il 29 gennaio 2019, il giudice Marco Villa, rivolgendosi alle due giovani vittime presenti in aula, pronunciò queste parole. Parole pesanti che oggi riecheggiano e assumono un significato ancora più profondo. Sì, perché anche secondo l’audit esterno svolto dallo studio legale ginevrino Troillet-Meier-Raetzo, l’amministrazione cantonale avrebbe dovuto agire molto prima e sanzionare (se non licenziare) l’ex funzionario del DSS, poi condannato in via definitiva nell’aprile del 2021 per violenza carnale e coazione. E così facendo, agendo in maniera tempestiva, lo Stato avrebbe potuto con ogni probabilità risparmiare alle vittime inutili sofferenze.

Punto per punto

A mettere tutto ciò nero su bianco, come detto, è l’audit con poteri accresciuti commissionato lo scorso anno allo studio legale ginevrino dalla Commissione gestione e finanze, il quale è stato presentato per la prima volta stamattina ai media in una conferenza stampa tenutasi a Palazzo delle Orsoline. Un documento di 58 pagine da cui, appunto, emergono sia «errori e carenze nella gestione del caso individuale», sia «problemi generali dell’amministrazione cantonale riguardo alla gestione del personale».

L’avvocata Anne Meier, presente a Bellinzona per illustrare i principali risultati dell’audit, ha quindi ripercorso buona parte della vicenda, dal 2003 fino al 2019, anno in cui l’ex funzionario è stato licenziato. E nel farlo ha evidenziato a più riprese le lacune e gli errori commessi a più livelli nell’amministrazione cantonale nel gestire la vicenda. Ma prima di tutto, ha voluto ricordare le regole che i funzionari pubblici devono rispettare, al di là, ovviamente, del Codice penale:la legge sull’ordinamento degli impiegati dello Stato e dei docenti (Lord) e la Legge sulla parità dei sessi (LPar). E la Lord, ha ricordato Meier, prevede che i dipendenti pubblici si mostrino degni di stima e di fiducia, sia nello svolgimento della loro professione, sia nella vita privata. «E quando un funzionario ha un comportamento che costituisce una violazione dei suoi doveri, la Lord prevede misure che vanno dal richiamo fino al licenziamento».

Fatta questa premessa, l’avvocata ha quindi ricordato che già nell’estate del 2003 l’ex funzionario (che dal 1998 era attribuito all’Ufficio giovani e si occupava del Forum cantonale dei giovani) «aveva ricevuto un richiamo orale a seguito di un problema comportamentale con un deputato». E l’ex funzionario era quindi stato «sottoposto a un periodo di verifica delle sue competenze per un anno, tra l’estate 2003 e l’estate 2004». Alla fine della verifica, «la sua gerarchia ha preparato una nota di sintesi condivisa con le risorse umane». Una nota che menzionava «vari problemi di comportamento e atteggiamento, ma senza alcuna connotazione sessuale». Tuttavia, ha aggiunto Meier, la nota dimostra in ogni caso «una violazione dei doveri di fedeltà dell’ex funzionario». Ma non solo. «La conclusione della nota» affermava che è venuto a mancare «il legame di fiducia necessario in un rapporto di lavoro». Ma, nonostante ciò, «non sono state adottate sanzioni» e si è invece deciso «di cambiargli il capitolato d’oneri (ndr. il mansionario) e togliergli la responsabilità del Forum dei giovani». E poi la stoccata: «Sembra chiaro, anche se con il senno di poi, che la violazione al dovere di fedeltà sarebbe stata sufficiente per giustificare una sanzione formale o addirittura il licenziamento nel 2004». Detto diversamente: «Il fatto che non sia stata decisa alcuna sanzione deriva da un errore di gestione di questo caso». Inoltre, un’altra criticità evidenziata dall’avvocata riguarda il fatto che di tutte le misure decise «non c’è traccia scritta», nemmeno nel dossier personale dell’ex funzionario.

E siamo al 2005. Anno in cui, ha ricordato Meier, «si è tenuto un incontro tra l’alto funzionario (ndr. il superiore dell’ex funzionario), l’ex funzionario stesso e una delegazione del Forum cantonale giovani». Un incontro durante il quale i giovani hanno «manifestato alcuni problemi legati alla collaborazione con l’ex funzionario». «È in questo momento – ha spiegato l’avvocata – che sono state comunicate nuove gravi informazioni sull’ex funzionario» e, «per la prima volta, con riferimenti di natura sessuale». «Non siamo riusciti determinare cosa sia stato detto nell’incontro», e «i ricordi sono divergenti», ha precisato Meier. Ma c’è «un unico punto incontestabile: gli appunti del giorno dopo» presi dall’alto funzionario, nei quali erano presenti frasi come «‘‘approfitta del suo ruolo per provarci con tutte’’ e ‘‘gioca sul suo ruolo per sedurre’’». Le giovani del Forum, alcuni giorni dopo, «hanno pure condiviso una serie di e-mail, che mostravano diversi tratti altamente inappropriati», come «reazioni aggressive e incontrollabili» e più in generale un comportamento «dongiovannesco». Un comportamento, ha ribadito l’avvocata, «ovviamente inammissibile». Insomma, «questi nuovi elementi dovevano essere monitorati e segnalati» e «l’alto funzionario aveva l’obbligo di adottare un comportamento attivo (...) e doveva intervenire per gestire la situazione». Detto altrimenti: «Invece di intervenire ha conservato i suoi appunti del colloquio e gli scambi di e-mail senza mostrarli a nessuno. Non ha contattato il responsabile delle risorse umane e ha solo parzialmente rivelato il contenuto del colloquio al suo capo, senza dire nulla riguardo agli insulti o alle allusioni di natura sessuale». L’alto funzionario, secondo l’audit, ha quindi preso una decisione «chiaramente errata».

Una prassi poco chiara

Arriviamo quindi al periodo 2006-2007, momento in cui il ruolo dell’ex funzionario «è effettivamente cambiato», anche se esso «ha sfruttato ogni possibilità di rimanere in contatto con i giovani». E momento in cui, nonostante quando avvenuto prima, all’uomo viene affidata una stagista 24.enne che, nel marzo del 2007 ha dichiarato di aver ricevuto avances inappropriate da parte dell’uomo. Su questa vicenda, l’audit «ha stabilito che la stagista è stata tutelata bene, poiché indirizzata ai servizi competenti». Tuttavia, «è discutibile il fatto che non sia stata svolta un’indagine più approfondita» e che «non sia stata imposta una sanzione, anche minima».

Infine, per quanto riguarda il licenziamento dell’ex funzionario, avvenuto nel 2019, l’audit ha confermato che «la procedura si è svolta in modo corretto».

Tirando le somme l’avvocata ha quindi evidenziato diversi elementi di criticità: dalle «carenze o assenze di alcuni processi di gestione delle risorse umane», al fatto che «non siano state effettuate valutazioni periodiche all’interno dell’amministrazione», uno «strumento efficace che avrebbe contribuito a documentare la situazione», fino alla mancanza di «direttive per la gestione dei dossier personali» dei dipendenti. Più in generale, dunque, è stata rilevata «una prassi poco chiara che non facilita la gestione dei casi difficili».

Le raccomandazioni

Eccoci quindi alle raccomandazioni contenute nell’audit. Raccomandazioni che, per usare le parole del presidente della Gestione Fiorenzo Dadò, anch’esso presente alla conferenza stampa, «dovranno evitare in futuro il ripetersi di casi simili».

Gli auditori propongono: un miglioramento della direttiva sulle molestie psicologiche e sessuali e sulle discriminazioni, includendovi anche le persone esterne all’amministrazione; un rafforzamento della credibilità del sistema di segnalazione (preferibilmente con la possibilità di rivolgersi a persone o enti esterni); corsi di formazione per i funzionari dirigenti (poiché questo caso ha dimostrato un’incomprensione del concetto di molestie sessuali anche da parte dei funzionari dirigenti e del loro obbligo di intervenire molto prima che si configurino reati penali); una maggior frequenza dei sondaggi sul clima di lavoro all’interno dell’amministrazione (oggi svolti ogni sette anni, l’audit raccomanda una periodicità di circa tre anni); una maggiore collaborazione tra le risorse umane e il personale dirigente; avviare nei prossimi 5 anni delle verifiche periodiche da parte del Controllo cantonale delle finanze sul rispetto delle raccomandazioni fatte nell’audit.

Insomma, se dal punto di vista penale la vicenda si è chiusa due anni fa con la condanna dell’uomo, dal punto di vista amministrativo e politico resta ancora molto da fare.

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