Finanze cantonali, un futuro più cupo del presente

Gli scenari presentati dal Consiglio di Stato – guardando oltre la «fotografia» del singolo Preventivo 2026 – ci dicono già oggi con certezza (pressoché) matematica che la legislatura che stiamo vivendo sarà interamente contraddistinta dalle cifre rosse e dai piani di risparmio. Ma evidenziano anche un altro aspetto rilevante: con ogni probabilità, anche la prossima legislatura (2027-2031) non sarà da meno. Anzi. Se non si invertirà la rotta sarà pure peggio.
I dati di Piano finanziario 2027/28/29, d’altronde, non mentono. E mostrano cifre rosse sia per l’ultimo anno della legislatura (-167,5 milioni nel 2027), sia per i primi due anni della prossima (-323,2 milioni nel 2028; -364,4 milioni nel 2029). Dati che, va detto, già tengono conto della prevista riforma per il finanziamento uniforme delle prestazioni sanitarie (EFAS), approvata dal popolo nel 2024 e che entrerà in vigore nel 2028. E che tengono conto anche dei prospettati risparmi della Confederazione. Ma che, allo stesso tempo, non contemplano le novità emerse dalle urne la scorsa domenica: l’abolizione del valore locativo e le iniziative popolari sui premi di cassa malati. Queste tre novità, infatti, si stima peseranno per altri 350-400 milioni. E, dunque, cifre alla mano il deficit preventivato a partire dal 2028 si avvicina più ai 700 milioni di franchi che ai circa 350 messi a Piano finanziario. Una cifra (700 milioni di franchi di disavanzo prospettato) che in Ticino non si è semplicemente mai vista. Anche il consigliere di Stato Christian Vitta, nel descrivere questo scenario, ha spiegato che un disavanzo annuo di questa portata è «insostenibile» per una realtà come il nostro Cantone.
Come si diceva all’inizio, dunque, di fronte a queste cifre anche i prossimi anni sono destinati a essere contraddistinti dal segno rosso e dalle discussioni sui risparmi da operare per contenere la spesa e aumentare le entrate (su questo aspetto torneremo fra poco).
Non a caso, lo stesso presidente del Governo, Norman Gobbi, nel presentare il documento ha affermato: «Questo preventivo non è un punto di arrivo, ma una tappa di un percorso iniziato da svariati anni (ndr. le prime misure di risparmio erano state operate nel 2023, seguite dai Preventivi 2024 e 2025) e che continuerà nei prossimi anni».
Alla ricerca di un equilibrio
Ad ogni modo, Gobbi ha pure rilevato che sì, «il momento è difficile, ma non è insuperabile». La parola chiave utilizzata dai consiglieri di Stato in conferenza stampa è dunque stata «equilibrio». Segno che, come affermato da Vitta, gli «interventi molto incisivi» che si prospettano all’orizzonte sono destinati a «interessare sicuramente sia il fronte delle uscite sia delle entrate». Che, tradotto, significa aumentare le imposte. Non a caso (caduto il «famoso» decreto Morisoli alla fine di quest’anno), per il 2026 il Governo ha proposto parecchie misure che riguardano le entrate per un’ottantina di milioni di franchi (circa 60 di competenza del Parlamento e circa altri 20 dell’Esecutivo). Ma ciò, come detto, non basterà. E quindi questo equilibrio tra tagli alla spesa e aumento delle entrate andrà operato anche nei prossimi anni. L’auspicio fatto da diverse forze politiche di poter attuare le due iniziative popolari sulle casse malati senza aumentare le imposte, infatti, appare oggi pressoché irrealizzabile. Anche Gobbi, rispondendo ai media in merito a questa prospettiva, ha affermato che è «illusorio» operare solo su un fronte (quello delle uscite piuttosto che quello delle entrate). E, appunto, andrà trovato un equilibrio.

Sullo sfondo di tutta questa discussione, va poi ricordato, c’è anche il meccanismo del freno ai disavanzi approvato dal popolo nel 2014 (e quindi inserito nella Costituzione cantonale) per evitare che la situazione finanziaria del Cantone sfugga di mano. Ora, come dimostra la tabella qui sopra, per il Preventivo 2026 tale meccanismo viene rispettato senza particolari problemi: il limite massimo di disavanzo è posto a 109 milioni (ossia il 4% dei ricavi correnti), il deficit presentato è di «soli» 97,4 milioni. Il vincolo, inoltre, viene rispettato anche nelle simulazioni fatte sul Consuntivo 2026, ma solo per un soffio: la differenza tra il conto di compensazione (366,9 milioni) e il limite massimo posto al 9% dei ricavi correnti (369,5 milioni) è di soli 2,6 milioni di franchi. Guardando anche alle cifre di Preventivo 2027, appare chiaro che il vincolo non dovrebbe destare particolari problemi nemmeno il prossimo anno: con un deficit stimato a 167,5 milioni e la soglia posta a 96,4 milioni, sarà sufficiente presentare un pacchetto di risparmi simile a quelli implementati nel 2024 e 2025 per non sforare il meccanismo. Il vero problema, come dimostrano le cifre (anche se, sottolineamo, si tratta di simulazioni ancora tutte la confermare), inizierà a presentarsi proprio nel corso della prossima legislatura. Ossia con il Preventivo 2028: in questo caso la differenza tra il deficit preventivato e la soglia da non superare è di poco superiore a 250 milioni. E soprattutto con il Consuntivo 2028: qui la soglia viene superata addirittura di 489,8 milioni. Senza dimenticare che queste cifre non tengono conto dei 350-400 milioni in più per far entrare in vigore le iniziative sulle casse malati e per l’abolizione del valore locativo. Tenendo conto di quelle cifre, le manovre di rientro necessarie per evitare di sforare il vincolo si aggirerebbero attorno ai già citati «insostenibili» 700 milioni di franchi.
«Come una palla di neve»
Da noi raggiunto dopo la conferenza stampa per un commento su questi scenari, il direttore del DFE Christian Vitta ha ribadito che la situazione finanziaria «è preoccupante». Ma, ha aggiunto, «qui non si tratta solo di meccanismi tecnici: si tratta anche della credibilità dello Stato». E il tema di fondo, per Vitta, «è ritrovare l’equilibrio», anche perché «è la Costituzione che ce lo impone». Senza dimenticare che non fare nulla peggiorerebbe solo le cose: «Non è sforando i parametri del meccanismo che si risolve il problema. Anzi, si aggrava. È come una palla di neve: ogni volta che rotola diventa sempre più grossa».


