Il caso

Hospita Alberti, nuove denunce: nel mirino anche un procuratore

Gli eredi dell'ex azionista di maggioranza della società hanno querelato il magistrato Alvaro Camponovo così come Sabrina Aldi e il dottor Claudio Camponovo – Il loro avvocato: «Allibito da un’iniziativa legale senza alcun fondamento» – Chiesta la ricusa di tutti i pp ticinesi - Intanto la Lega ha deciso che non parteciperà ai lavori della sottoccommissione
© CdT/Gabriele Putzu

(Aggiornato alle 19:00) - Cinquanta pagine di denuncia penale. A passare all’offensiva, nell’intricato caso Hospita-Alberti, sono gli eredi dell’ex socio di maggioranza della Hospita Suisse SA, indagato per amministrazione infedele e deceduto lo scorso anno a inchiesta in corso. Patrocinata dall’avvocato Paolo Bernasconi, che ha consegnato in questi giorni il voluminoso incarto al procuratore generale Andrea Pagani, la comunione ereditaria ha querelato il procuratore pubblico Alvaro Camponovo, l’ex deputata Sabrina Aldi (entrata in Hospita al posto di Eolo Alberti, il sindaco sospeso di Bioggio indagato per reati finanziari) e il dottor Claudio Camponovo, ex amministratore unico della società e padre del magistrato.

Diversi addentellati

I reati ipotizzati, stando a quanto appreso dal Corriere del Ticino, sono, a vario titolo, amministrazione infedele aggravata, falsità in documenti, e concessione e accettazione di vantaggi. In sostanza, la comunione ereditaria chiede di far luce sul passaggio di averi e contratti di Hospita alla Swiss Anesthesia Solutions, società costituita a fine aprile 2024 da Aldi, Camponovo e altri tre promotori. Inoltre, gli eredi ritengono che il procuratore pubblico Camponovo sia stato favorito nella sua nomina in Magistratura. Una presunta «combine», definizione data dal consigliere di Stato Norman Gobbi nel corso di un interrogatorio davanti al procuratore generale, che l’ex deputata leghista e il dottor Camponovo hanno a più riprese smentito. Ma non è tutto: nella denuncia, gli eredi chiedono anche la ricusa di tutti i procuratori pubblici ticinesi in quanto colleghi del denunciato Alvaro Camponovo. Ad oggi, oltre al filone principale dell’inchiesta penale, condotta dalla pp Chiara Borelli e che vede indagato Alberti (il quale respinge ogni addebito), gli addentellati hanno interessato altri tre magistrati inquirenti: Andrea Gianini, il sostituto procuratore generale Moreno Capella e il procuratore generale Andrea Pagani. Ricordiamo che negli scorsi mesi lo stesso Alberti aveva chiesto invano la ricusa di Borelli. Ad esprimersi in ultima istanza, il 5 giugno scorso, era stato il Tribunale federale.

La replica

Raggiunto dal CdT per una replica, il patrocinatore del dottor Camponovo e di Aldi, l’avvocato Nicola Fornara, si è detto «allibito da un’iniziativa legale senza alcun fondamento. Nel merito siamo tranquillissimi, preoccupa di più il danno di immagine e la lesione dell’onore per i miei clienti». Non è di contro esclusa una contro-denuncia penale. Dal canto suo, il Ministero pubblico non si esprime sulla vicenda. Anche l’avvocato Bernasconi, da noi contattato, non commenta.

Il lato politico della vicenda

Intanto, oggi anche la politica è tornata ad occuparsi del caso. La sottocommissione «speciale» istituita nelle scorse settimane dalla Commissione gestione e finanze del Gran Consiglio per approfondire la vicenda, infatti, è tornata a riunirsi a Palazzo delle Orsoline. Poco prima della riunione, è stato pure comunicato che la Lega dei ticinesi non farà parte di tale gremio. Il partito si era infatti preso un po’ di tempo per decidere se aderire o meno alla sottocommissione. E oggi, appunto, ha sciolto le riserve. A comunicare la decisione, poco dopo la riunione della Commissione gestione e finanze, è stato lo stesso coordinatore della Lega, Daniele Piccaluga. «Vi è ancora un procedimento in corso. E, fatte le nostre valutazioni interne, la Lega ha deciso di non aderire alla sottocommissione», ha tagliato corto Piccaluga. La stessa sottocommissione «speciale» come detto nel pomeriggio si è poi riunita per la sua seduta settimanale. Ma nulla, sui contenuti della discussione, è trapelato. Il coordinatore del gremio parlamentare, il co-presidente del PS Fabrizio Sirica, si è limitato a dire che «i lavori della sottocommissione proseguono». E sulla rinuncia della Lega? «Ne prendiamo atto, senza clamore», ha tagliato corto Sirica, confermando poi che, stando a un ulteriore approfondimento giuridico, sembrerebbe che la presenza dei deputati non sia obbligatoria per quanto riguarda le sottocommissioni. In principio, infatti, si pensava che la presenza dei leghisti fosse obbligatoria. Stando a una verifica del Corriere del Ticino, nella nota fatta pervenire alla sottocommissione da parte dei servizi giuridici del Gran Consiglio viene però chiarito che «la partecipazione ai lavori della Commissione gestione e finanze è di principio obbligatoria», ma «quella a una sottocommissione, invece, dipende dalle designazione politica del gruppo, fermo restando che una volta designato il deputato deve adempiere correttamente ai propri compiti». Come dire: la Lega può chiamarsi fuori. E così ha fatto.

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