Ticino/Berna

Ecco i bimbi di Gaza «con gravi ferite di guerra» che saranno curati in Svizzera

Gli aerei atterreranno nel pomeriggio a Zurigo, Ginevra e Lugano-Agno – Un minore sarà preso a carico dall’ospedale San Giovanni di Bellinzona – Un bimbo di 5 anni ha una frattura esposta del femore, altri hanno subito traumi pelvici causati da esplosioni, uno è stato ferito al perone dal proiettile esploso da un cecchino
© KEYSTONE (EPA/MOHAMMED SABER)
Jenny Covelli
24.10.2025 15:47

Sette bambini palestinesi gravemente feriti, con i rispettivi accompagnatori (27 persone), sono in viaggio verso la Svizzera dove verranno ricoverati in diverse strutture. Lo ha dichiarato oggi la Segreteria di Stato della migrazione (SEM). Il gruppo si trova attualmente a bordo di quattro aerei della Rega e di due aerei dell'aeronautica militare svizzera, che secondo i piani atterreranno oggi negli aeroporti di Zurigo, Ginevra e Lugano.

(Almeno) un minore, come avevamo anticipato, sarà preso a carico dall’ospedale San Giovanni di Bellinzona, nel reparto pediatrico, che si occuperà di fornirgli tutte le cure sanitarie del caso oltre a un sostegno psicologico. I familiari, durante tutto il periodo di presa a carico, verranno ospitati in appartamenti appositamente messi a disposizione da una struttura nel Bellinzonese.

L’iniziativa è stata promossa nelle scorse settimane nel quadro di un’azione umanitaria congiunta tra Confederazione e alcuni Cantoni disponibili ad accogliere i bimbi vittime della tragica situazione nell’enclave mediorientale, seguendo iniziative analoghe avviate da altri Paesi. A confermare l’adesione del Ticino era stato a fine settembre scorso il Consiglio di Stato, a seguito dell’annuncio del Consiglio federale. Il Governo aveva espresso la propria disponibilità a partecipare all’azione umanitaria, ospitando in Ticino i bambini che «necessitano di cure mediche urgenti». L’accoglienza – coordinata dalla Segreteria di Stato della migrazione (SEM) – è stata possibile grazie alla collaborazione tra le autorità cantonali, l’Ente ospedaliero cantonale e l’Istituto pediatrico della Svizzera italiana. A carico della Confederazione i costi per il coordinamento e il trasporto in Svizzera. I costi delle cure sono a carico dei Cantoni in cui hanno sede gli ospedali o degli ospedali stessi, se non sono coperti dall'assicurazione malattia obbligatoria.

Oltre al Ticino, si sono detti disposti a partecipare all'azione umanitaria Ginevra, Vaud, Basilea Città, Lucerna e San Gallo (i pazienti saranno accolti da Appenzello Esterno): due bimbi in Appenzello Esterno, uno a Basilea Città, uno a Ginevra, uno nel canton Vaud, uno a Lucerna e uno in Ticino. L'assegnazione avviene in base a criteri medici. Le persone accolte saranno sottoposte alla normale procedura di asilo presso la SEM.

L'arrivo all'aeroporto di Lugano-Agno

La conferenza stampa

«Penso che sappiamo tutti quanto sia grande la sofferenza umana nelle zone di guerra del Medio Oriente», ha dichiarato in conferenza stampa da Berna Vincenzo Mascioli, segretario di Stato per la migrazione (SEM). Ecco perché è stata presa la decisione – congiuntamente da Beat Jans, Ignazio Cassis e Martin Pfister – di accogliere venti bambini (evacuati già oggi insieme a 80 accompagnatori). Un'operazione «piuttosto complessa». Gli aerei sono in volo. E il primo gruppo (7 bambini e 27 accompagnatori, come detto) raggiungerà oggi la Svizzera. «Questa operazione umanitaria è iniziata due giorni fa a Gaza. I bambini sono stati prima evacuati in Israele, poi in Giordania, dove hanno ricevuto cure mediche».

Dopo l'atterraggio, i bambini saranno immediatamente trasportati in sei diversi ospedali. «Hanno gravi ferite di guerra», in particolare ferite da schegge, ha precisato il segretario di Stato per la migrazione. «In Svizzera abbiamo ospedali che possono curare anche casi medici complessi».

La seconda parte dell'operazione avrà luogo nel mese di novembre, quando i bambini rimasti saranno trasferiti in Svizzera. «Potrebbe sembrare una cifra esigua, date le condizioni nella Striscia di Gaza e il fatto che l'OMS ha un elenco di 1.500 persone che necessitano proprio di questo tipo di assistenza e devono essere evacuate», ha aggiunto Mascioli. Ma ogni aiuto «è importante». Circa altri 20 Paesi, di cui una decina in Europa, hanno già intrapreso azioni simili. La Svizzera si unisce alla comunità internazionale e «contribuisce attivamente». «In definitiva, ognuno deve decidere autonomamente se un'azione del genere sia troppo piccola e insignificante o meno. Ma credo che questa azione sia della massima importanza per quei 20 bambini», ai quali la Svizzera «sta cercando di offrire una nuova prospettiva».

«Se si può contribuire in questo modo ad alleviare la sofferenza, allora vogliamo cogliere questa opportunità per adempiere alla nostra responsabilità umanitaria», ha aggiunto Lukas Engelberger. Il direttore della sanità di Basilea Città, che accoglierà i bambini all'Ospedale pediatrico universitario, ha precisato: «Sappiamo di poter raggiungere solo una piccola parte delle persone colpite. Ma sappiamo anche che non siamo soli». L'azione è in linea con la tradizione umanitaria della Svizzera.

Silvio Flückiger, vicecapo dell'Aiuto umanitario e Capo delle operazioni (DFAE/DSC), ha quindi spiegato le fasi dell'operazione. Il DFAE è infatti responsabile dell'evacuazione e del trasporto in Svizzera (per entrambe le operazioni è stato fissato un tetto massimo di spesa pari a 600.000 franchi). «È emersa rapidamente la necessità di un Paese di transito per stabilizzare le condizioni mediche dei bambini e informare i loro familiari». A tale scopo è stata scelta la Giordania. Altri Paesi hanno avuto esperienze positive in questo senso e la Svizzera ha un'ambasciata ad Amman. «Secondo l'OMS, il 96% delle strutture sanitarie nella Striscia di Gaza è stato distrutto, 15 mila persone sono in attesa di evacuazione medica. La Svizzera ha fornito 125 milioni di franchi di aiuti sul campo dall'inizio della guerra e sta predisponendo un ulteriore pacchetto di aiuti da 2 milioni di franchi».

La sicurezza. Nell'organizzare questa operazione, giudicata «complessa», si è tenuto conto della sicurezza, un aspetto al quale è stata data molta importanza. Prima dell'ingresso in Svizzera, ha sottolineato, le autorità hanno effettuato un controllo di sicurezza su tutte le persone. Queste ultime, fra l'altro, prima di partire per la Giordania sono state evacuate verso Israele, dove già sono state sottoposte a controlli. In caso di problemi, non avrebbero potuto lasciare il Paese.  

Come sono stati scelti i bambini da portare in Svizzera? Valerio Antonucci, responsabile operativo MEDEVAC Gaza (DDPS/UFPP), ha spiegato che circa 4.000 bambini sono in lista di evacuazione. Vengono inseriti in una «lista di priorità» sul campo. I Paesi che accettano i pazienti prendono in considerazione anche criteri come la trasportabilità e la garanzia che le famiglie non vengano separate. «Nessuno viene allontanato dal Paese contro la sua volontà». La sosta in Giordania aveva anche lo scopo di valutare nuovamente i pazienti. Ieri sera, la cartella clinica di ciascun paziente è stata nuovamente esaminata e sono state trasmesse le informazioni definitive. L'assegnazione ai Cantoni avverrà in base a criteri medici.

Le ferite. Tra i sette bambini – «femmine e maschi sono rappresentati in modo pressoché equo» – ce n'è uno di cinque anni d'età con una frattura esposta del femore, ha spiegato Antonucci. Ci sono bimbi con traumi pelvici causati da esplosioni. Uno è stato ferito al perone dal proiettile esploso da un cecchino. Le informazioni mediche «sono scarse» e anche le cure rappresentano una sfida per gli ospedali svizzeri. 

Dodici dei venti bambini che saranno accolti hanno meno di dieci anni. Gli accompagnatori sono familiari, fratelli e genitori. Poiché tra i bambini ci sono anche orfani, hanno viaggiato anche alcune zie. Nelle prime ore di mercoledì mattina, i bambini sono stati trasportati dall'OMS in autobus e ambulanza al valico di frontiera israeliano di Kerem Shalom. Lì, sono stati consegnati a una seconda squadra dell'OMS, che li ha trasportati al confine con la Giordania. Nel pomeriggio, sono stati consegnati a una squadra di Medici Senza Frontiere e del Corpo svizzero di aiuto umanitario (CSA) al valico di Allenby.

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