Processo

I problemi alla Circolazione per quel traffico di targhe

Condannati a pene detentive sospese l’ex funzionario della Sezione della circolazione (ed ex presidente dell’UDC di Bellinzona) e il complice con cui aveva messo in piedi una vendita sottobanco di quindici numeri identificativi – Inizialmente era stato incolpato lo stagista: bacchettata del giudice Ermani
©Fiorenzo Maffi
Nico Nonella
28.11.2022 14:37

Care targhe, quanto mi costate? Quattordici mesi di carcere. No, ovviamente non stiamo parlando dell'asta delle targhe che tanto fa gola ai ticinesi, anche se alcuni dei numeri identificativi di cui stiamo parlando, all'incanto avrebbero dovuto finirci. E invece, ben 15 di queste placche erano state cedute sottobanco a un complice, che a sua volta le aveva rivendute ad altri privati. Il tutto a prezzi inferiori di quelli che il Cantone avrebbe intascato se fossero state battute all'asta.

I protagonisti di questa vicenda giudiziaria sono un ex funzionario della Sezione della circolazione, il 35.enne Simone Orlandi (ex presidente sezionale dell'UDC bellinzonese ed ex consigliere comunale) e un 49enne svizzero del Luganese, i quali  sono comparsi davanti alla Corte delle Assise correzionali presieduta dal giudice Mauro Ermani: Orlandi accusato di ripetuta corruzione passiva, ripetuto abuso di autorità e ripetuta acquisizione illecita di dati, il complice 49.enne di ripetuta corruzione attiva.

Lo schema messo in atto dai due era semplice. Orlandi tratteneva le targhe con numeri identificativi «interessanti» (ossia con quattro cifre) – che erano invece soggette a cessione fra privati o ad asta pubblica poiché non era ancora scaduto il termine di dodici mesi di deposito a beneficio del detentore originario – per poi rivenderle sottobanco al 49.enne. Quest'ultimo le aveva a sua volta rivendute a privati ignari dell’illecito. Il «magheggio» aveva fruttato all'ex funzionario della Sezione della Circolazione – arrestato il 17 agosto 2021 e rinviato a giudizio dal procuratore generale Andrea Pagani lo scorso 13 settembre – un indebito guadagno di 38.500 franchi, ossia il 60 percento della vendita. Se Orlandi aveva intascato dai 3 ai 9 mila 500 franchi per targa, la perdita economica per il Cantone è invece stata quantificata in 5.100 franchi per placca. Per ottenere tutti i dossier necessari, l'ex funzionario aveva utilizzato i dati d'accesso al sistema informatico di gestione delle targhe di due suoi colleghi (tra cui un apprendista), ignari di tutto. 

«Confessa, o si va nel penale...»

Durante il dibattimento, svoltosi con la formula del rito abbreviato, Orlandi – difeso dall'avvocato Davide Ceroni – ha ammesso i fatti ma Ermani non ha però risparmiato una bacchettata all'agire della Sezione della circolazione la quale, una volta scoperto che qualcosa non andava, aveva inizialmente messo alle strette proprio l'apprendista (gli accessi al sistema informatico risultavano effettuati a suo nome, ndr.). «Gli è stato detto: 'Confessa, altrimenti va nel penale'. Onore a questo ragazzo che, interrogato, ha saputo resistere alle pressioni e chiarire le cose», ha affermato il giudice. E poi, rivolto all'imputato: «È consapevole di aver messo in pericolo i suoi colleghi?». «Ne sono consapevole e mi dispiace», ha risposto Orlandi. Ed è in particolare quest'ultimo aspetto ad aver qualificato come grave la colpa di Orlandi. «Se lei non avesse confessato non so se avrei accettato una proposta di pena del genere», ha rimarcato Ermani nel confermare la condanna proposta nell'atto d'accusa: 14 mesi di reclusione, da dedursi due giorni di carcere preventivo, sospesi condizionalmente per due anni.

«Mi sono fatto ingolosire...»

Dal canto suo, il complice 49.enne luganese, di professione assicuratore e difeso dall'avvocato Rupen Nacaroglu, è stato condannato a una pena detentiva di 10 mesi, pure sospesa condizionalmente per due anni, oltre al pagamento a titolo di risarcimento al Cantone di 12 mila franchi. «Mi sono fatto ingolosire dopo che mi era stata offerta la prima targa», ha ammesso in aula. «Mi sarei auspicato una diversa presa di responsabilità», lo ha però ammonito il giudice. «Ma confido che episodi del genere non succedano più».

Numeri da capogiro

In Ticino, così come in altri cantoni, le targhe libere con un numero «basso» e quelle particolarmente attrattive vengono assegnate sulla base di aste elettroniche. Il ricavato permette di sostenere i programmi di prevenzione «Strade sicure» e «Acque sicure». Il 3 maggio 2017 si era tenuta l’ultima asta «in presenza», a Camorino. In quell’occasione la targa «TI9» era stata battuta all’asta per 80 mila franchi. Da quella data la procedura era sbarcata online. In linea di massima vale il principio «più basso è il numero, più alto è il prezzo». Va ricordato che le targhe a una, due o tre cifre possono essere vendute esclusivamente dal Cantone oppure cedute ai propri familiari. Una targa a due cifre può costare diverse decine di migliaia di franchi. Ci sono anche eccezioni legate a combinazioni particolari: la «TI 888 888» era infatti stata venduta online a ben 35 mila franchi, la «TI 94» a 31.100 franchi e la «TI 353» a 18.400 franchi. Qualche settimana fa la «TI 488» aveva cambiato proprietario per ben 52 mila franchi. Come detto, a preoccupare il Cantone sono le transazioni tra privati. E, come detto, basta spulciare qualche sito – da tutti.ch al Marketplace di Facebook passando addirittura per Instagram – per imbattersi in offerte del tipo: «Cedo targa a cinque numeri a 750 franchi», «Vendesi targa TI a quattro numeri (tra TI 1700 e TI 1800). Base minima per l’acquisto 8.000 franchi».

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