Confine

I soliti «vecchi» spalloni: «Ma in Ticino avevano dei contatti»

La Guardia di Finanza italiana ha smantellato un maxi-traffico di oro a cavallo del confine – Nelle intercettazioni, la traccia di rapporti con le fonderie svizzere
©Gabriele Putzu
Red. Online
04.07.2025 15:00

La testa era a Ferrara, ma il corpo dell'organizzazione si diramava in Lombardia, e metteva un piede (forse due) anche in Ticino.

Il maxi-traffico di oro e argento scoperto dalla Guardia di Finanza di Ferrara, che ha portato alla denuncia di 25 persone oltre confine (17 rinvii a giudizio) aveva come destinazione le fonderie del Mendrisiotto: qui il metallo prezioso, di provenienza probabilmente illecita, veniva fuso per poi tornare in Italia sotto forma di lingotti. 

A fornire a Cdt.ch i dettagli dell'inchiesta, di cui è stata data notizia questa mattina, è il Comando provinciale della Guardia di Finanza di Ferrara. Durante gli accertamenti protrattisi per due anni gli investigatori hanno documentato il contrabbando, dall'Italia al Ticino, di oltre mezza tonnellata di oro (560 chili) e 56 chili d'argento, in svariati viaggi.  

Il giro ha fruttato alla «cricca» proventi per 26 milioni di euro in contanti. A organizzare il tutto un imprenditore ferrarese, che «si occupava di gestire i contatti e dividere i proventi e le commissioni» spiega il comandante della Gdf Gabriele Sebaste. Il trasporto fisico attraverso il confine ticinese era gestito, però, da una rete di spalloni. «Tra questi sono stati identificati e denunciati anche soggetti attivi nel settore da lungo tempo, e con un'età anagrafica avanzata». 

Quello degli spalloni anziani è sia un trucco («si ritiene che queste figure diano meno nell'occhio») sia un dato semplicemente anagrafico: il fenomeno del contrabbando ha una lunga tradizione, nella fascia di confine. 

L'inchiesta non si è concentrata sul lato svizzero del confine, per competenza territoriale. Tuttavia dalle intercettazioni telefoniche «è emersa la presenza di contatti nel territorio della Svizzera italiana» a cui l'organizzazione faceva riferimento «per la trasformazione e la riconsegna dell'oro, sotto forma di lingotti, che venivano poi ridistribuiti all'interno della filiera illegale». Non risultano comunque al momento tra gli indagati persone residenti in Svizzera.

L'infiltrazione di oro di provenienza illecita nel distretto delle fonderie in Ticino è stato oggetto di dibattito, anche di recente. I casi a volte clamorosi di contrabbando hanno messo sotto pressione l'associazione del settore, l'ASFCMP, in un momento di grande sollecitazione legata all'apprezzamento dei metalli preziosi e alla congiuntura internazionale.  

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