Politica

Imposta di circolazione, ai ticinesi l'ultima parola

Dopo un acceso scontro, in Gran Consiglio a spuntarla sono state due proposte: quella dell’asse PPD-Lega-UDC e quella del fronte rossoverde – Dadò: «Dal PLR una palese violazione dei diritti democratici» – Caprara: «Dai proponenti nessuna apertura al dialogo»

In poche settimane, la vicenda dell’imposta di circolazione è diventata tanto contorta da sembrare la trama di un thriller psicologico scritto e diretto da Christopher Nolan. Tra rapporti commissionali, controprogetti, cavilli giuridici ed emendamenti incrociati, il dossier è diventato così complesso da confondere i politici più navigati e i cittadini più attenti alla cosa pubblica. Alla fine dei “giochi”, però, in Parlamento a spuntarla sono state due proposte (quella di PPD-Lega-UDC e quella di PS e Verdi) che a novembre – salvo sorprese dell’ultimo minuto – saranno sottoposte al voto popolare. La “strana” alleanza tra l’ala destra del Parlamento e l’ala sinistra ha dunque schiacciato il centro (o meglio, il PLR) e, dopo un duello parlamentare con qualche colpo sotto la cintura, i ticinesi saranno chiamati a esprimersi su due varianti della futura imposta di circolazione: una che propone di limitare l’incasso a 80 milioni (come chiedeva l’iniziativa originale del PPD) e una «più sociale ed ecologica», avanzata da PS e Verdi, che fissa l’importo massimo a 96 milioni.

Democrazia e conformità
L’acceso dibattito in aula è stato degno, appunto, del finale di un thriller. In Parlamento, prima di votare le tre proposte sul tavolo, i deputati si sono dati battaglia su una questione in particolare: decidere quale «testo conforme» sottoporre al voto popolare.

Detto in parole povere, il «testo conforme» è il testo di legge che concretizza l’iniziativa popolare secondo i principi sottoscritti da proponenti e cittadini.

Da una parte, l’asse PPD-Lega-UDC ha proposto il suo «testo conforme» (riprendendo le richieste originali dell’iniziativa) e dall’altra il PLR ha proposto un altro «testo conforme» (andando però a modificare alcune delle richieste originali degli iniziativisti).

Apriti cielo: da parte del PPD le dichiarazioni sono state pesanti. Il presidente Fiorenzo Dadò non ha esitato a parlare di «palese violazione dei più elementari principi della democrazia» e di «inaccettabile stortura messa in piedi per evitare l’esercizio democratico». I popolari democratici hanno contestato il fatto che i liberali radicali volessero portare al voto popolare una proposta differente da quella sottoscritta dagli iniziativisti.

Sul fronte opposto, il relatore del rapporto del PLR, Bixio Caprara, ha rimandato le accuse al mittente, criticando il fatto che da parte del PPD e della Lega nelle scorse settimane non ci sia stata la minima apertura al dialogo o al compromesso: «Ci avete detto: o mangi la minestra, o salti dalla finestra». Caprara ha inoltre ricordato che è prassi comune, di fronte a un’iniziativa generica, discutere in commissione per trovare un compromesso. «Noi abbiamo cercato una sintesi tra la proposta degli iniziativisti e quella del Governo, tenendo conto di alcune criticità tecniche presenti nel testo originale e fissando l’importo a 96 milioni. Non si tratta di voler evitare il voto popolare, ci mancherebbe, ma di trovare un testo conforme condiviso dalle parti».

Sulla questione del compromesso, poco dopo, è tornato il capogruppo della Lega Boris Bignasca: «La nostra proposta è di per sé un compromesso, poiché sottoscritta da tre forze politiche, e non da una sola» come quella del PLR. E a rincarare la dose ci ha poi pensato il capogruppo PPD Maurizio Agustoni. «È un precedente grave. Oggi il Gran Consiglio non è chiamato a dire se è d’accordo o meno con l’iniziativa, ma a decidere se vuole assumersi, o no, la responsabilità, per la prima volta nella storia, di impedire ai cittadini di esprimersi su un’iniziativa popolare».

E critiche importanti, per tutti, sono poi giunte dalla deputata socialista Anna Biscossa. «In Commissione gestione e finanze non ho mai vissuto situazioni come questa. Da parte del PPD è stato alzato un muro contro la possibilità di trovare una posizione condivisa e temo che sia dovuto al fatto che si è voluta fare una battaglia partitica in vista della campagna elettorale; da parte del Consiglio di Stato c’è stato un modo di procedere un po’ strano, con una proposta, che si è rilevata fragile di fronte alle considerazioni del Servizio giuridico, arrivata oltre la zona Cesarini; da parte del PLR, strenuo sostenitore del decreto Morisoli, ci si è spaventati di fronte a 15 milioni di mancati introiti, come se da questa somma dipendesse la stabilità finanziaria del Cantone, e invece penso che tale preoccupazione sia dettata dal fatto che poi mancheranno le risorse per una manovra fiscale per i ricchi».

Dal canto suo, il consigliere di Stato Norman Gobbi ha detto di voler vestire i panni dell’arbitro, senza sbilanciarsi sulle proposte e attendendo l’esito del voto. Un atteggiamento che gli è poi valso molte critiche da parte del PLR.

Votazioni ed emendamenti
Ebbene, dopo quattro ore di attacchi incrociati, per una manciata di voti il Parlamento ha in prima battuta bocciato il rapporto di maggioranza, ossia la proposta originale targata PPD-Lega-UDC: 44 i contrari, 41 i favorevoli, zero gli astenuti.

Poi, si è trattato di decidere quale rapporto di minoranza portare al voto finale. La proposta del PLR è stata bocciata senza appello: 23 i voti a favore, ossia quelli dell’intera deputazione dei liberali radicali. La proposta rossoverde, invece, ha incassato il sostegno dell’asse PPD-Lega-UDC, per un totale di 61 voti. Ed è a questo punto, nel voto finale, che la proposta PPD-Lega-UDC è “rientrata dalla finestra” grazie a una serie di emendamenti proposti dal primo firmatario Marco Passalia e dall’MPS, emendamenti che hanno incassato il sì del Parlamento.

Il Gran Consiglio, in ultima battuta, si è quindi espresso a favore del controprogetto di PS e Verdi, reintegrando allo stesso tempo il «testo conforme» di PPD-Lega-UDC tramite gli emendamenti. Detto altrimenti: saranno i ticinesi a scrivere il finale del thriller, esprimendosi su queste due proposte.

E adesso, su che cosa andremo a votare?

Ma alla fine dei conti, su che cosa andremo a votare? Sul tavolo ci sono due proposte; entrambe rivoluzionano l’attuale sistema di calcolo dell’imposta di circolazione (basato su un sistema bonus-malus a dipendenza delle emissioni di CO₂) e plafonano al ribasso gli incassi, che attualmente si attestano a circa 110 milioni di franchi all’anno.

La prima proposta è il testo conforme dell’iniziativa del PPD, che prevede un nuovo sistema di calcolo (una tassa base di 120 franchi sommata a una componente variabile calcolata sulle emissioni di CO₂) e plafona gli incassi a 80 milioni. In buona sostanza, i possessori di veicoli elettrici o poco inquinanti (ossia quelli il cui consumo non supera i 95 grammi di CO₂ al chilometro) pagheranno un’imposta fissa di 120 franchi. Inoltre, la proposta targata PPD-Lega-UDC farà in modo che qualsiasi futura modifica della formula debba passare dal Parlamento, e non più unicamente dal Governo. Questo tipo di decisione diventerà perciò referendabile.

La seconda proposta è il controprogetto targato PS-Verdi, ossia una tassa base – che considera anche peso e potenza del veicolo – a cui sommare la componente delle emissioni di CO₂. Combina quindi tre fattori: le emissioni di CO₂ (con una ponderazione del 63%), la massa a vuoto del veicolo (l’elemento che influisce di più sul consumo delle strade) e la potenza (che solitamente caratterizza le auto sportive e di lusso). Inoltre, ai beneficiari di contributi per la riduzione dei premi di cassa malati è riconosciuto un rimborso per l’acquisto di un abbonamento Arcobaleno mensile o annuale pari al 15% del suo costo. Secondo ecologisti e socialisti, questo controprogetto, che punta a incassare 95-96 milioni di franchi, si basa su una formula «più sociale e più ecologica»

Non va infine dimenticato che il popolo può pure respingere entrambe le proposte e mantenere l’imposta attuale.

"Hanno vinto i diritti popolari"

Il primo firmatario dell’iniziativa, il deputato popolare democratico Marco Passalia, da noi raggiunto dopo il voto, si è detto soddisfatto di quanto deciso dal Gran Consiglio. «Come primo firmatario, sono stato accusato di essere populista, ma sono stato semplicemente il portavoce di quei 12 mila ticinesi che hanno sottoscritto l’iniziativa per alleggerire le loro tasche da un’imposta circolazione che è la più cara in Svizzera. Ora il popolo potrà esprimersi a favore dell’iniziativa o del controprogetto: hanno vinto i diritti popolari», ha commentato al CdT. Per poi assicurare: «Non ci saranno ricorsi».

Correlati