Ticino

Un sì unanime del Governo al «mini-arrocco»

Per l’Esecutivo «non ci sono le condizioni» per procedere con l’arrocco di dipartimenti - Tuttavia, ha optato per uno scambio di responsabilità politiche tra i due «ministri» leghisti - Gobbi: «È un compromesso e come tale è imperfetto e non farà tutti contenti»
©Samuel Golay
Paolo Gianinazzi
09.07.2025 23:18

Dopo settimane di tensioni, voci di corridoio, ipotesi e contro-ipotesi, critiche e contro-critiche, dalla tanto attesa riunione del Consiglio di Stato oggi è uscita la classica «fumata bianca». Anzi, a questo punto sarebbe meglio parlare di una «fumata grigia». Sì, perché invece dell’arrocco (tra dipartimenti) è arrivato «l’arrocchino» (tra dossier). Come dire: resta inalterata l’organizzazione dei dipartimenti e a cambiare saranno unicamente le «responsabilità politiche» di determinati dossier.

Dopo una lunga, lunghissima riunione – iniziata attorno alle 14.30 e terminata alle 19.30 – l’Esecutivo ha comunicato in una stringata nota stampa due importanti decisioni. In primis, che dopo aver discusso dello scambio di dipartimenti, ha concluso «che non vi sono le condizioni per procedere in questa direzione». L’arrocco vero e proprio, dunque, è ufficialmente tramontato. Tuttavia, all’unanimità il Governo ha al contempo optato per uno scambio di competenze politiche. «Per quanto attiene al settore della Magistratura, il Consiglio di Stato ha deciso di affidarne temporaneamente la conduzione politica al consigliere di Stato Claudio Zali». Dal canto suo, «il consigliere di Stato Norman Gobbi ha chiesto di cedere temporaneamente la responsabilità politica della Polizia cantonale, tenuto conto delle sinergie operative con il settore della Magistratura e del prospettato processo che coinvolge due agenti della Polizia cantonale». E poi, «al fine di riequilibrare i carichi di lavoro», Norman Gobbi assumerà pure «temporaneamente la conduzione politica della Divisione delle costruzioni». Oltre a ciò, al presidente del Governo – ossia allo stesso Gobbi – verrà pure «affidato il progetto di semplificazione delle procedure nei rapporti con le cittadine e i cittadini, le aziende e i Comuni».

Decisioni che, viene precisato, avranno effetto dal 1. settembre fino al termine della legislatura e che «non comportano una modifica della struttura organizzativa dei dipartimenti».

Le voci di corridoio

La seduta «extra muros» del Governo, tenutasi nel pomeriggio all’Osteria Bäkar di Bedretto, era l’ultima prevista prima delle vacanze estive. Tutti, dunque, attendevano una decisione da parte dell’Esecutivo sull’annunciato arrocco che tanto ha fatto discutere nelle ultime settimane. In vista della decisione, va poi detto, a non mancare negli ultimi giorni sono state soprattutto le speculazioni. Voci di corridoio, sempre più insistenti, che parlavano di «quotazioni in discesa libera» per l’arrocco di dipartimenti. Tale ipotesi, in sintesi, fino all’altro ieri sembrava al tramonto. Poi, un paio di giorni fa, a farsi strada con sempre maggior insistenza è stata l’ipotesi di un «semplice» scambio di dossier tra Gobbi e Zali. Ipotesi che è via via diventata sempre più concreta. Fino a diventare realtà.

Un compromesso in piena regola che, come abbiamo visto, è stato avallato all’unanimità dal Consiglio di Stato. Quello stesso Governo che, nelle scorse settimane, sembrava invece «spaccato» sulla questione. Le voci di corridoio, non a caso, in questi giorni parlavano anche di tensioni crescenti in seno all’Esecutivo. Parrebbe, ma a questo punto sarà difficile confermarlo, che Claudio Zali sia arrivato a imporre un aut-aut sulla decisione, che avrebbe rappresentato, va da sé, una completa «rottura» in seno al Governo. E che, indirettamente, potrebbe aver contribuito a trovare un compromesso accettabile per tutte le parti e a evitare una crisi istituzionale.

Che cosa resta

Al netto delle speculazioni, ad ogni modo, resta la decisione. E restano, come dimostrano le prime reazioni a caldo dei partiti (si veda l’articolo qui), le polemiche, tutte squisitamente di carattere politico.

Ma soprattutto, resta una domanda a cui il comunicato stampa non ha risposto: per quale motivo fare questo «mini-arrocco»? A rispondere, poco dopo il termine della riunione, è lo stesso presidente del Governo, Norman Gobbi, da noi raggiunto al telefono: «Si tratta di una soluzione di compromesso. Siamo il Paese del compromesso, e i compromessi permettono di impattare gli ori, come a scopa». Come dire: cinque ori a testa e a nessuno il punto. Tutti contenti, ma nessuno soddisfatto al 100%. Metafore a parte, per Gobbi si è trattato di una «decisione che ha permesso di rispondere a determinate riflessioni del Consiglio di Stato, nell’ambito della Magistratura, oppure nei rapporti tra cittadini, aziende, Comuni e amministrazione». Temi di cui si parla spesso, annota Gobbi, «ma per i quali sovente manca la capacità di andare avanti». Detto in altre parole: lo scambio dovrebbe dare nuovi stimoli in determinati settori. E a chi parla di «pasticcio», oppure definisce la decisione del Governo come «peggiore pure dell’arrocco originale», che cosa risponde? Ancora Gobbi: «Di nuovo: che è un compromesso, e i compromessi talvolta sono imperfetti. Ma la Svizzera è il Paese dei compromessi, soprattutto per i dossier più spinosi. E, come per ogni compromesso, non saranno mai tutti contenti al 100%».

Resta poi da capire, ora, se questo cambio di responsabilità politiche permetterà effettivamente di dare nuovi stimoli a dossier che da tempo sono fermi al palo. Da un lato, sappiamo già quali saranno le priorità politiche di Claudio Zali, che sin da subito ha fatto capire che metterà mano alla procedura di nomina dei magistrati, per tentare di spoliticizzarla. E Norman Gobbi, su che cosa intende puntare? «Da un lato – risponde – penso ai rapporti con la Confederazione per alcuni grandi progetti, come la gestione del tunnel del San Gottardo una volta terminata la fase del cantiere. Dall’altra penso a progetti riguardanti infrastrutture che sappiamo avere criticità. E poi metterò l’accento sull’ascolto dei Comuni, in un territorio che ha solo il 5% della superficie utilizzabile e in cui tutti devono convivere, dall’agricoltura alle residenze. Sarà una sfida non indifferente».

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