Il Ritom basta e avanza

La nuova centrale idroelettrica del Ritom «soddisfa le attuali necessità» dell’Azienda elettrica ticinese (AET). Ergo: almeno fino al 2035 il progetto Val d’Ambra 2, sopra Personico, rimarrà nel cassetto, mentre per quanto riguarda l’eventualità di realizzare un secondo impianto di pompaggio/turbinaggio della Verzasca «un giudizio definitivo sulla bontà o meno» risulta «prematuro». Il Consiglio di Stato fa proprie le spiegazioni della stessa AET e ritiene evase le mozioni presentate il 19 settembre dai deputati Omar Terraneo (PLR) e Michele Guerra (Lega), i quali chiedevano lumi sulle due opere di cui si parla oramai da anni (soprattutto la prima), ma che finora non hanno mai compiuto decisivi passi avanti.
«Impensabili più cantieri»
E la situazione non dovrebbe modificarsi a breve-medio termine in un contesto, invece, di costanti mutamenti per quanto riguarda la politica energetica. Non potrebbe essere altrimenti alla luce dei cambiamenti climatici e dell’aumento dei prezzi sui mercati all’ingrosso che ha raggiunto l’apice la scorsa estate a causa della guerra in Ucraina e del periodo di siccità e delle temperature sopra la media che hanno ridotto la produzione. Nell’ambito della «Strategia energetica 2050» la Confederazione ha individuato 15 progetti ritenuti importanti per l’approvvigionamento elettrico del Paese. In Ticino l’unico intervento previsto è l’innalzamento del Sambuco. AET è impegnata a livello tecnico unitamente ai funzionari del Dipartimento del territorio e agli ingegneri delle Officine idroelettriche della Maggia (proprietarie dell’impianto).

L'impegno delle FFS
Un altro cantiere è quello del rinnovo del Piottino, «la cui centrale è tuttora dotata di macchine risalenti agli anni Trenta/Cinquanta», programmato nel periodo 2023-2027. Vi è poi il nuovo impianto del Ritom da 300 milioni, che apparterrà per il 75% alle Ferrovie e per il restante 25% al Ticino e che verrà messo in esercizio nel 2025. L’Azienda elettrica ticinese ha «concentrato le proprie risorse (innanzitutto umane, unitamente a quelle finanziarie del Cantone)» in questa operazione, in quanto «in considerazione dei parametri di mercato vigenti fino al 2021 era impensabile ipotizzare un coinvolgimento su più progetti di pompaggio/turbinaggio». Ossia il «raddoppio», passateci il termine, di Val d’Ambra e Verzasca. Due opere, queste ultime, che «implicano grandi investimenti e condizioni di mercato adeguate, al fine di ottenere un adeguato rientro sull’investimento», scrivono il direttore ed il condirettore dell’AET, rispettivamente Roberto Pronini e Claudio Nauer, nella presa di posizione allegata al rapporto del Governo sulle mozioni.
Se ne riparlerà nel 2035
Vediamo, pertanto, le considerazioni sui due progetti che «AET non ha mai abbandonato: essi vengono periodicamente aggiornati/approfonditi, al fine di individuare i possibili sviluppi futuri». Iniziamo dall’ipotesi di costruire un impianto a monte dell’attuale bacino esistente in Val d’Ambra, il cui costo è stimato in oltre 100 milioni. Le incognite non sono tanto tecniche, anzi, piuttosto riguardano i parametri finanziari e la redditività, che sono «tuttora da dimostrare». L’opera consentirebbe di spostare volumi di produzione limitati, per fabbisogni giornalieri o settimanali, mentre «non contribuirebbe ad uno spostamento stagionale della produzione, segnatamente dall’estate all’inverno (al contrario di quanto realizzabile con Sambuco e Ritom)». Ciò non vuol dire che l’idea non vedrà la luce. Al momento no, ma forse fra 12-15 anni. «In tal senso è opportuno evitare l’adozione di misure pianificatorie che rendano impossibile la realizzazione» dell’opera nella valle laterale situata sulla sponda destra della bassa Leventina.

Approfondimenti in corso
Eccoci alla Verzasca 2. L’impianto permetterebbe di sfruttare il lago Verbano per pompare l’acqua nel bacino di Vogorno. Degli approfondimenti sono in corso da anni; le diverse varianti di progetto preconizzavano, nel 2020, un investimento compreso fra i 230 e i 360 milioni. Una spesa destinata a lievitare ulteriormente. Il gruppo di lavoro incaricato di seguire il dossier nella primavera 2022 «aveva determinato come la redditività dell’investimento non dipendesse tanto dall’evoluzione dei prezzi dell’energia, bensì dalla loro volatilità giornaliera, settimanale e mensile», specificano Pronini e Nauer. Le valutazioni del consesso sono ancora in corso: «Qualora dovessero sussistere le premesse per procedere con un investimento, gli azionisti saranno coinvolti tempestivamente». Una spesa, va detto, considerata tuttavia «ingente» dall’AET per un progetto dai «rischi finanziari non indifferenti».
La politica del Governo
Il Consiglio di Stato ha preso atto della lettera dei vertici dell’Azienda elettrica ticinese. E ne ha fatte proprie le conclusioni. Il Governo ritiene che «la strategia per quanto concerne gli impianti di pompaggio/turbinaggio indicata nei documenti programmatici risponda adeguatamente agli obiettivi» delle due mozioni inoltrate da Omar Terraneo e da quella di Michele Guerra. Per il resto il Governo ricorda il Piano energetico e climatico cantonale presentato un mese fa attraverso il quale si intendono affrontare le sfide legate all’approvvigionamento e agli effetti del riscaldamento globale. Si punta sull’idroelettrico e sul fotovoltaico per ridurre le emissioni di diossido di carbonio entro il 2050.
