In manette un presunto referente della 'ndrangheta in Svizzera

Torna l’ombra delle mafie in Svizzera, e in Ticino. Le autorità federali, si apprende oggi, stanno infatti indagando su un ingente traffico di cocaina dal Sudamerica e su altri reati, fra cui operazioni immobiliari sospette nel nostro Cantone. In quest’ambito il Ministero pubblico della confederazione (MPC) ha fra l'altro arrestato lo scorso maggio una persona sospettata di essere il punto di contatto in Svizzera di un’organizzazione di stampo ‘ndranghetista.
Foto inquietanti
L’imputato sarebbe stato in particolare coinvolto nel tentativo di importare dal Sudamerica 200 chili di cocaina. Al momento del suo arresto, nel suo appartamento sono state trovate sostanze stupefacenti (cocaina, chetamina, ecstasy), denaro contante e quattro pistole con relative cartucce. Nel suo telefono cellulare sono state rinvenute fotografie «concernenti sostanze stupefacenti, riti di affiliazione, denaro nonché resti umani di un uomo, apparentemente con tratti somatici tipici del centro/sud America, decapitato e fatto a pezzi».
L’uomo è anche sospettato di essere coinvolto in un’operazione immobiliare avvenuta in Ticino che «avrebbe generato un sistema opaco di commissioni per la riscossione delle quali egli avrebbe agito facendo ricorso al cosiddetto metodo mafioso».
A questo stadio le ipotesi di reato a suo carico sono quelle di partecipazione e/o sostegno a un’organizzazione criminale, riciclaggio di denaro aggravato, infrazione aggravata alla legge federale sugli stupefacenti, e rappresentazione di atti di cruda violenza (per la foto dell’uomo smembrato, su cui gli inquirenti stanno cercando maggiori informazioni). Ma l’MPC sta indagando anche su altri filoni d’inchiesta (fra cui le operazioni immobiliari in Ticino), legati in particolare a possibili traffici d’armi nonché alla contraffazione, importazione, acquisto e deposito di monete false.
L’uomo è stato sentito almeno tredici volte dagli inquirenti e ha fra l’altro dichiarato «di far parte in Svizzera di un gruppo di persone e che lui per questo gruppo si sarebbe occupato di mettere pace, ovvero che veniva chiamato quando avevano casini». Ha diversi precedenti penali in Italia per traffico di stupefacenti «in seno a organizzazioni criminali di stampo mafioso», oltre che per tentato omicidio in concorso, violenza privata, resistenza a pubblico ufficiale e tentata estorsione in concorso.
Se ne profilerà il DNA
L’arresto dell’uomo risale in realtà allo scorso maggio. La notizia emerge solo ora nell’ambito di una recente sentenza della Corte dei reclami penali del Tribunale penale federale, da cui sono tratte le citazioni precedenti. Sentenza che riguardava la richiesta dell’MPC di poter effettuare la profilazione del DNA dell’imputato «per far luce tanto sui crimini e delitti già oggetto di contestazione e per procedere ad ulteriori analisi e comparazioni forensi sui reperti già messi in sicurezza durante questa fase d’indagine, come pure per acclarare il suo effettivo coinvolgimento nelle ulteriori ipotesi di reato in corso d’accertamento, stante la presenza di concreti indizi circa la sua conoscenza/partecipazione». Una misura contestata senza successo dall’uomo.
Manca qualche pezzo
Allo stato attuale, tutte le informazioni note sulla vicenda sono quelle contenute in questa sentenza, da cui si apprende pure che l’MPC sta indagando anche altre persone per la fattispecie. Sentenza che contiene diverse informazioni, ma non tutte. Se l’uomo arrestato sembra essere stato attivo in Ticino ed è difeso dall’avvocatessa di Lugano Marilisa Scilanga, non è al momento noto se risiedesse effettivamente nel nostro cantone, né le sue generalità, né come o da quanto si trovasse in Svizzera (aveva un permesso?), né se attualmente si trovi ancora in detenzione preventiva. Ancor meno si sa delle altre persone che sarebbero coinvolte nella fattispecie. Da noi contattata, l’avvocata Scilanga non ha rilasciato dichiarazioni sulla vicenda, mentre l'MPC, da noi sollecitato, ha fornito alcune informazioni: innanzitutto ha confermato che sta conducendo un procedimento penale "nei confronti di diverse persone fisiche" per i reati descritti in precedenza e che in quest'ambito lo scorso maggio " Fedpol ha effettuato, su mandato del MPC e in collaborazione con le polizie cantonali di Zurigo e Argovia, diverse perquisizioni domiciliari. In questo contesto è altresì avvenuto l'arresto menzionato nella decisione. La persona non si trova più in carcerazione preventiva".
«Partecipa e sostiene le attività ‘ndranghetiste»
Torniamo quindi a quanto si apprende dalla sentenza con cui la Corte dei reclami penali ha permesso all’MPC di profilare il DNA dell’uomo. Scrive l’MPC in quelle che la Corte definisce «ampie e dettagliate motivazioni»: «L’imputato è sospettato di partecipare e/o sostenere, con diversi ruoli, le attività criminose di un’organizzazione criminale di stampo ‘ndranghetistico, dedita in particolare al traffico internazionale di stupefacenti ed altri reati, fungendo da punto di contatto dell’organizzazione mafiosa in Svizzera, rispettivamente d’anello di congiunzione fra le attività criminali poste in essere dal sodalizio criminale in Italia ed all’estero ed il riciclaggio di denaro dei relativi proventi in Svizzera, In occasione del fermo dell’imputato, sullo stesso sono stati rinvenuti dei foglietti sui quali apparivano importi di denaro, quantità, vari soprannomi, un tavolo e delle sedie, ecc. che lo stesso imputato ha indicato riferirsi ad attività di riscossione di pagamenti correlati a traffici di stupefacenti, importi che avrebbero dovuto essere suddivisi tra 5 persone. II fatto che l’imputato agisca, anche in Svizzera e almeno fino al giorno del suo arresto, in un contesto di criminalità organizzata dedita anche al traffico di ingenti quantitativi di sostanza stupefacente, è concreto e documentato dai mezzi di prova sinora acquisiti».
Alcuni casi recenti
Non è la prima volta che la Svizzera fa parlare di sé come base logistica per il traffico internazionale di droga. Proprio nelle scorse settimane questo giornale aveva tirato le fila delle conseguenze penali per le persone coinvolte in un simile tentativo di far arrivare in Italia via aereo 600 chili di cocaina dal Paraguay nel 2021, facilitando di fatto un’organizzazione criminale albanese. Tentativo che era stato pianificato soprattutto nel nostro cantone, e in particolare a Lugano. Le persone coinvolte alle nostre latitudini erano poi state condannate a pene fra i tre e i sei anni (non tutte definitive). Anche in quell’occasione indagò il Ministero pubblico della Confederazione, ma lasciò ben presto le indagini in mano ai colleghi italiani.
Quanto alle ultime inchiesta di ‘ndrangheta in Svizzera, a inizio anno l’MPC aveva operato degli arresti nell’ambito di un’inchiesta partita dalla Procura di Brescia, mentre è più o meno degli stessi giorni di maggio in cui veniva arrestato il presunto referente della 'ndrangheta l'emergere dell'inchiesta italiana «Millenium» che ha tra l'altro portato all'arresto in Spagna di un 29.enne del Locarnese sospettato di aver spacciato droga per la 'ndrangheta. Locarnese che è stato estradato in Italia lo scorso settembre. A parte la coincidenza di date, non vi sono però nessi fra l'inchiesta Millenium e questa inedito procedimento del Ministero pubblico della Confederazione.



