Cantone

«In pensione come Fantozzi»

In 4.000 alla manifestazione indetta a Bellinzona contro il prospettato taglio delle rendite del personale statale dal 2024 – «Basta denigrare i funzionari, non siamo fannulloni» – La giornata di mobilitazione era cominciata stamane al grido «No ai tagli delle pensioni» – VIDEO
Alan Del Don
28.09.2022 17:42

(Aggiornata alle 18.57) Appena il tempo di portar via le bancarelle del mercato, poco frequentato da indigeni e turisti complice l’uggioso mercoledì. E poi il viale Stazione di Bellinzona, nel tardo pomeriggio di oggi, come d’incanto si è riempito di una fiumana di gente sulle note de «Gli spietati» dei Baustelle. Difficile quantificarla con esattezza. Almeno 4.000 le persone che hanno preso parte alla mobilitazione contro il taglio delle pensioni organizzata dalla Rete di difesa delle pensioni (ErreDiPi), un comitato d’azione costituito da diversi salariati. In realtà è stata un’intensa giornata d’azione, apertasi in mattinata con delle pause prolungate nelle scuole e negli uffici e culminata, appunto, nella manifestazione conclusasi in piazza Governo davanti al «potere».

La richiesta era, resta e rimarrà una sola: il ritiro della decisione di principio del Consiglio di amministrazione dell’Istituto di previdenza del Cantone Ticino (IPCT) di abbassare il tasso di conversione dal 6,17 al 5%. Una misura che comporterebbe automaticamente un’ulteriore diminuzione delle rendite del 20% dal 1. gennaio 2024. E sì, perché già con la riforma del 2012, ricordiamo, approvata da tutte le forze presenti in Gran Consiglio tranne il Movimento per il socialismo (MPS), le rendite erano state decurtate del 20%. Un -40% o poco meno in 15 anni, dunque, che ha dato il là alla rumorosa ma pacifica protesta.

Fra slogan e rivendicazioni

«È ora di smettere di denigrare i funzionari dello Stato. Personalmente è da oltre 40 anni che servo il Paese con passione e devozione mettendo al centro il bene comune. La responsabilità dei problemi della cassa pensione non possono essere addossati ai dipendenti. Noi, piuttosto, siamo vittime delle speculazioni altrui», ha affermato, a nome di tutti, sul sagrato della chiesa Collegiata, il capitano della Polizia cantonale Giovanni Capoferri, prossimo alla quiescenza. ErreDiPi si oppone alla diminuzione del tasso di conversione perlomeno fino a quando non saranno adottate misure concrete che evitino una diminuzione delle rendite. Sino a quel momento, infatti, per gli assicurati sarà impossibile sedersi al tavolo delle trattative, par di capire. Dopo le serate informative svoltesi nelle scorse settimane nelle varie regioni del Cantone, si è passati alla «manif» nella capitale. Che verrà seguita da altri appuntamenti in quello che è stato definito «un percorso di mobilitazione a sostegno delle nostre rivendicazioni».

Combattivi, almeno a sentire gli slogan scanditi a gran voce e a leggere gli striscioni, lo sembrano davvero gli assicurati IPCT. «No al furto delle pensioni!», il classico «Giù le mani!» sdoganato la prima volta in occasione dello sciopero del 2008 alle Officine FFS della Turrita, «Difendiamo i nostri salari!». E, ancora: «In pensione come Fantozzi», «Secondo disastro (invece di pilastro; n.d.r.), «Peggio del Black Friday», «-40% come le pecore della Vallemaggia». Donne e uomini. Tanti con familiari al seguito. Giovani e meno giovani. Uniti da una battaglia che si prospetta difficile e lunga. «Non è la festa dei fannulloni», ha tuonato un cittadino.

L’esempio concreto

Ma cosa cambierà concretamente per gli assicurati e i loro cari (si tratta di circa 50.000 persone)? L’MPS, secondo il quale la cassa pensione è «sottocapitalizzata», ha fatto due calcoli. Ad esempio, per un tecnico comunale che percepisce mensilmente un salario di 6.251 franchi, la pensione dopo la riforma del 2012 si era ridotta a 2.417 franchi. Adesso, con la prospettata diminuzione del tasso di conversione, la rendita scenderebbe a 1.960 franchi. Un calo, pertanto, del 36%.

 

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