La tragedia

La comitiva si è divisa fra il sentiero e la scorciatoia?

È una delle ipotesi al vaglio degli inquirenti per far luce sul dramma capitato in Valle di Blenio - Intanto la comunità di Bisuschio, nel Varesotto, piange il 14.enne: «In cielo c'è un angelo in più»
© CdT/Archivio
Alan Del Don
05.09.2022 15:44

«In cielo c’è un angelo in più». Il giorno dopo è quello del cordoglio e del dolore di una comunità intera che si è stretta attorno alla famiglia del 14.enne di Bisuschio (Comune di oltre 4.300 abitanti della provincia di Varese), cittadino italiano di origini marocchine, deceduto ieri mentre stava effettuando un’escursione in Valle di Blenio con gli amici e i monitori di una polisportiva. Ma oggi è anche il giorno delle domande alle quali solamente l’inchiesta di polizia saprà fornire delle risposte.

Fra dinamica e speranza

Al momento gli inquirenti non si sbilanciano, ma pare oramai chiaro che - come appreso dal Corriere del Ticino - una parte della comitiva italiana composta da una ventina di persone abbia percorso il sentiero ufficiale, mentre qualcuno si sarebbe avventurato lungo la traccia alpina. Il condizionale, ribadiamo, è d'obbligo. Una specie di scorciatoia, per intenderci, che viene affrontata solitamente da coloro che in montagna ci sanno andare e che consente di arrivare (o scendere) dalla capanna Scaletta con trenta minuti d’anticipo, in quanto attraversa la valle. Rimangono intanto sempre gravi le condizioni degli altri due adolescenti: il compagno di club della vittima, di Induno Olona, che festeggerà i 15 anni fra poco, e il 13.enne del Mendrisiotto che ha cercato di soccorrere i due coetanei. Entrambi sono ricoverati all’ospedale Civico di Lugano.

«Traccia ripida ed esposta»

«Diciamolo subito: quella scorciatoia è sconsigliata, perché ripida e con dei passaggi molto esposti». Senza chiaramente entrare nella fattispecie, in quanto come tutti attende l’esito delle indagini, Massimo Bognuda (coordinatore di Guide Alpine Ticino e membro della Commissione del progetto di prevenzione «Montagne sicure» promosso dal 2018 dal Dipartimento delle istituzioni) conosce bene la zona dove è capitata l’ennesima tragedia di questa nefasta estate in alta quota nel nostro Cantone.

«Quella traccia alpina figura ancora sulle carte topografiche, ma non più ad esempio sull’applicazione SvizzeraMobile. Vi sono dei passaggi esposti che non sono alla portata di tutti, mentre in un sentiero ufficiale i punti più critici vengono attrezzati per preservare l’incolumità degli escursionisti», puntualizza la guida. Massimo Bognuda tende infine a ribadire dei consigli facili e pratici, ma che troppo spesso si tende a dimenticare o a non seguire scrupolosamente. Sono quelli che la campagna «Montagne sicure» ha più volte ricordato in queste settimane. Prima di partire bisogna accertarsi delle proprie condizioni fisiche; occorre essere ben equipaggiati ed informati nonché tenere d’occhio la meteo; non uscire dai sentieri demarcati; e fare delle pause. «Suggerimenti semplici che possono evitare delle tragedie», conclude la guida alpina.

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