Sotto la lente

La «Mitica», la cupola e la mazzata

L'imminente demolizione della Valascia è l'occasione per ripercorrere le tappe salienti dell'impianto inaugurato il 13 dicembre 1959
Alan Del Don
07.07.2022 18:36

«È la mia seconda casa». Quanto va ripetendo da oltre mezzo secolo Eros Wagner di Giubiasco, tifoso DOC e volontario dell’Hockey club Ambrì-Piotta (HCAP), che negli ultimi anni è stato più volte sollecitato dai media, vale per migliaia di fedelissimi biancoblù. I loro visi saranno rigati di lacrime lunedì prossimo, 11 luglio, quando alle 10 inizieranno i lavori di demolizione della Valascia. La «Mitica» ha le ore contate. Le ruspe cancelleranno 63 anni di emozioni, storie, gioie e delusioni, amori nati ed altri infranti, pomeriggi e serate trascorsi con i familiari e gli amici a tifare il sodalizio altoleventinese e a cantare La Montanara. L’addio sarà forse un po’ meno doloroso in quanto la Gottardo Arena (inaugurata l’11 settembre 2021) si è già insinuata nei cuori di coloro che credevano che senza il «tempio» non si potesse vivere. E poi perché, meno di un mese fa, si è tenuta la festa popolare. Un ultimo corale ed appassionato saluto all’impianto oramai vetusto e non più consono per una squadra professionistica, soprattutto per quanto riguarda gli aspetti non prettamente sportivi (sicurezza, ristorazione, accoglienza, eccetera).

Fra orgoglio e nostalgia

Che la pista di ghiaccio si dovesse prima o poi trasformare in un cumulo di macerie era inevitabile, trattandosi della conditio sine qua non per ricevere i sussidi cantonali e federali per la delocalizzazione della struttura che, ricordiamo, si trova in zona valangaria. Si tratta, franco più franco meno, di circa 12 milioni. I contributi sono stati erogati quasi tutti. Per ottenere l’ultima tranche bisogna, appunto, radere al suolo la Valascia. Abbattuta l’arena biancoblù, ci si concentrerà sulla sistemazione del terreno nel cuore dell’abitato della frazione di Ambrì. Che tornerà agricolo, come alle origini, facendo forse un po’ meno male a coloro che sentiranno comunque un filo di nostalgia quando transiteranno da Quinto.

A fine 2010 la svolta

È dunque questa la ghiotta occasione per fare un tuffo a ritroso. Partendo dall’inaugurazione del 13 dicembre 1959 con l’amichevole fra Svizzera ed Italia davanti a 4.000 spettatori. L’onore di dare il benvenuto nella nuova casa dell’HCAP spettò al presidente Cherubino Juri e al sindaco di Quinto Remo Croce. Dalla sua fondazione (nel 1937) fino ad allora il sodalizio giostrava infatti sull’area del campo di calcio «Cava». L’impianto prima delle partite doveva essere sgomberato dalla neve ed innaffiato a dovere affinché si formasse il ghiaccio. Era delimitato da travi di abete. Si passò poi, come detto, alla Valascia che fino al 1979 era scoperta. In quella stagione si procedette a costruire la cupola e gli spalti, a posare le poltrone in tribuna e a realizzare il ristorante.

La mazzata giunse il 21 dicembre 2010 ("probabilmente la giornata più nera nella storia dell’HCAP", ebbe a dire il presidente Filippo Lombardi), quando il Dipartimento del territorio preavvisò negativamente la domanda di costruzione preliminare per la ristrutturazione con ampliamento da 15,7 milioni di franchi. Un progetto al quale il club stava lavorando da un anno e mezzo. La pista, argomentò il Cantone, si trova in una zona dove il pericolo di valanghe è elevato. A confermarlo le valutazioni eseguite dall’Istituto per lo studio della neve e delle valanghe di Davos. Il 6 aprile 1975, ad esempio, le balaustre e l’orologio vennero distrutti da un evento naturale. Ancora prima, molto prima, il 20 marzo 1918, vi era stato un altro scoscendimento franoso. Bisognava dunque trovare, e pure in fretta, un’alternativa. Ossia costruire un impianto da zero e non più limitarsi ad un restyling. Allora si parlava di 32 milioni per un’infrastruttura nei pressi dell’ex aerodromo. La Gottardo Arena è costata una ventina di milioni in più. A progettarla, come noto, l’architetto Mario Botta. I veli all’arena sono stati tolti lo scorso settembre con la sfida contro il Friburgo.

Un addio meno amaro

La pista verrà completamente distrutta da parte della ditta Ennio Ferrari di Lodrino, mentre il rifugio della Protezione civile «verrà ricoperto di terra rimanendo però agibile», si legge in una nota dell’HCAP che ha confermato quanto anticipato stamattina dal CdT online. I tifosi biancoblù e tutti i curiosi lunedì mattina verranno accolti... con un caffè, rileva la società: «Cercheremo di vivere questo addio con lo spirito giusto di chi non dimentica, ma guarda avanti per affrontare nuove battaglie».

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