Personaggi

La nuova scena hip hop è LaCloud

Sei giovani musicisti sopracenerini, appassionati del genere, spiegano progetti e obiettivi del gruppo - «Vogliamo farci conoscere anche fuori dal Canton Ticino e mostrare di che stoffa siamo fatti, raccontandoci al pubblico»
Emma Jauch
29.04.2024 06:00

Fondato alla fine del 2019, LaCloud è il progetto artistico di alcuni giovani ticinesi appassionati di hip hop. Uniti dalla necessità di esprimersi per mezzo della musica rap, i ragazzi di LaCloud hanno visto crescere il numero dei membri di anno in anno: nuove conoscenze e un continuo scambio di idee hanno favorito l’arricchimento del progetto musicale da un punto di vista creativo e umano.

Lo studio a Monte Carasso di LaCloud è attualmente composto da sei autori (Arma, Brivido, Dom Morrison, Negalo, Umiah, Zenit), due produttori (Nico Sir e Spada OG) e quattro aiutanti amministrativi (Cristiana, Danny, Fabiano e Martina). «Siamo giovani pieni di sogni ma con i piedi per terra. Ci stiamo impegnando tutti al massimo delle nostre possibilità per raggiungere i nostri obiettivi», osserva Negalo. «LaCloud è la nostra isola felice», aggiunge Spada.

Più forti insieme

«Il gruppo è un archetipo dell’hip hop. Un movimento culturale nasce come insieme di arti, non come individuo. Oggi, tuttavia, viviamo in un’era molto individualista in cui è più conveniente, dal punto di vista dei profitti e delle tempistiche, concentrarsi su una sola figura artistica», spiega Arma. «Se LaCloud si concentrasse sul singolo artista, visti i mezzi a disposizione, resteremmo rapper di provincia. Per questo noi vogliamo agire in controtendenza. Da un punto di vista tecnico e artistico lavorare in gruppo aiuta a mantenere alto l’entusiasmo, ma anche a testarlo nei momenti difficili.

Tutti i membri lavorano per LaCloud gratuitamente: siamo autoprodotti, autofinanziati e autogestiti. Inoltre siamo giovani ancora in procinto di scoprire il mondo e, non essendo professionisti, la nostra passione viene costantemente messa alla prova. In gruppo si cambia il modo di fare musica, di ascoltarla e di lavorarla. È meraviglioso per via delle difficoltà che ti mette davanti», conclude Arma.

Fare rap non è evidente

Da più di cinquant’anni l’hip hop è diventato una forma d’espressione libera e universale. Ognuno trova il suo spazio, creatori e ascoltatori, nessuno escluso. «Quando avrai bisogno di sentirti capito troverai un pezzo capace di accogliere le tue emozioni. Per questo motivo il rap e l’hip hop sono per noi dei compagni di vita», dichiara Brivido. Esistono infiniti modi di fare rap ed è questo il bello: non ci sono limitazioni.

Spiccare il volo

Fare rap nella realtà ticinese però non è facile e chi lo fa, alla fine, per spiccare è costretto a puntare sul mercato italiano. Paradossalmente la probabilità di emergere nella vicina Penisola, dove la scena hip hop è consolidata da anni, è più alta visto il maggior numero di ascoltatori, piuttosto che in Svizzera, dove la diversità linguistica riduce il pubblico già in partenza. «Ci piacerebbe invertire questa tendenza. In Ticino sta iniziando a muoversi qualcosa: sempre più giovani decidono di intraprendere questa strada e qualcuno ce la sta facendo. Quindi, se messo a frutto correttamente, il fatto che la realtà ticinese sia ancora acerba potrebbe aiutarci ad emergere», commenta Umiah.

«Senz’altro fare musica alle nostre latitudini ha dei vantaggi e degli svantaggi, ma mi sento di dire che prevalgono i secondi. Siamo pochi a fare musica e spesso abbiamo stili disparati. Organizzare concerti è possibile, ma le condizioni sono molto limitate», osserva Dom Morrison.

Quella sottile differenza

«Nonostante la differenza di mercato tra Sopraceneri e Sottoceneri, dove la musica viene fatta in maniera più professionale, noi ragazzi di LaCloud abbiamo deciso di restare nel Bellinzonese», dichiara Arma. L’affetto per il territorio e la comodità di avere lo studio in zona sono motivi che disincentivano a trasferirsi altrove. «Vogliamo valorizzare il nostro territorio, perché ne parliamo anche nella nostra musica e restandoci abbiamo la possibilità di essere coerenti con quello che scriviamo», spiega Spada. «Lo studio a Monte Carasso segna il nostro ‘quartier generale’, non il nostro raggio d’azione. Crediamo nella musica e nei mezzi di comunicazione di oggi, per i quali non è necessario trovarsi in un grande centro per poter far sentire la propria voce», continua Negalo.

Inoltre, il fatto che alcuni membri di LaCloud siano attualmente studenti a Milano, centro nevralgico per la musica, è un fattore interessante. «Ci auguriamo di fare nuove connessioni volte ad indirizzare il gruppo verso un mercato più grande e avviato», afferma Dom Morrison.

Il cambio di rotta

In passato LaCloud si è concentrata soprattutto sui progetti personali degli artisti, ma per quest’anno è previsto un cambio di rotta: l’obiettivo è quello di affermarsi sul territorio come collettivo. «Vogliamo farci conoscere dal Ticino e mostrare di che stoffa siamo fatti raccontando chi siamo», afferma Spada. Il 2024 sarà infatti dedicato alla creazione di CH-Loud, un mixtape volto a raccogliere numerosi singoli, di cui strofe, basi, video e grafica sono stati interamente prodotti dai ragazzi del collettivo. Di fatto, in questa nuova stagione, inaugurata con «Il sorpasso» (Arma, Umiah e Spada OG) e con «Metti in muto» (Arma, Brivido, Dom Morrison), LaCloud non vuole essere solo musica, ma anche identità visiva. «Puntiamo a produrre contenuti visivi di qualità che arricchiscano la nostra musica e che ci rendano riconoscibili al pubblico», osserva Nico.

«Vogliamo fare musica e farla bene, divertendoci e facendo divertire, per questo intendiamo continuare a creare momenti di condivisione. Vogliamo smuovere le emozioni della gente: sogniamo di poter lasciare qualcosa a chi ci ascolta», conclude Dom Morrison. Per ulteriori informazioni cercate lacloud.ch su Instagram.