«La parte alta di viale Stazione merita di essere valorizzata»

«Ormai è qualcosa che salta all’occhio di tutti quelli che passano da qui: tante vetrine sono vuote». È una delle frasi che ritorna più spesso tra i negozianti lungo la parte alta di viale Stazione a Bellinzona, dopo che - di recente - alcune attività hanno chiuso i battenti. Un tema, questo, di cui si era occupata anche la politica, tramite una mozione del PLR (primo firmatario il capogruppo Andrea Cereda) che chiedeva una maggiore valorizzazione per questa parte del boulevard cittadino. Per avere il polso della situazione, abbiamo fatto un giro di opinioni tra alcuni commercianti che lì ci lavorano e che hanno raccontato il loro punto di vista.
Solo di passaggio
«La situazione attuale è molto magra per noi», spiega Celeste Gianatti che dà una mano come commessa nella boutique Dorian e che conosce questo settore da diversi anni. «In tanti ormai hanno chiuso, l’ultimo è stato il negozio di stoffe qui vicino. Questa è una zona di passaggio e la gente è sempre di fretta perché deve andare a prendere il treno o il bus. E lo stesso vale per i turisti, passano tutti di qua ma senza fermarsi. Per noi è un disastro». Una delle principali sfide - rilevata un po’ da tutti i commercianti - è il costo degli affitti per le superfici commerciali che diventa sempre più alto. «In questa zona si pagano 6 mila franchi, ma si può arrivare anche a 9 mila. È chiaro che poi uno chiude, come si fa ad andare avanti?». Una soluzione proposta da Celeste per migliorare la situazione valorizzando un po’ di più la parte alta di viale Stazione è quella di sistemare qualche bancarella del mercato anche in questa zona, «sarebbe una bella idea, perché le persone si fermano attirate dalla bancarella, poi notano il negozio e alla fine magari ci entrano».
«Stiamo zoppicando»
A farle eco sulle principali difficoltà è Daniele Ravina, titolare del negozio di calzature San Giovanni: «Sono commerciante qui da 35 anni, ho visto il bello e, adesso, mi sto godendo il brutto», spiega descrivendo diversi problemi. «La parte alta di viale Stazione, lo si nota, appare più vuota e desolata, hanno chiuso quasi tutti», commenta con amarezza. «Ho già pensato anch’io più volte di mollare tutto, sono stanco. Non riusciamo a raggiungere cifre che ci permettano di pensare né a un futuro, né a uno sviluppo. Abbiamo il commercio online che ci martella. In più noi qui, oltre al personale dobbiamo pagare un affitto sempre più alto, come quelli della Svizzera interna». Un altro punto che il titolare evidenzia è la diminuzione dei turisti che si fermano a fare acquisti: «Vent’anni fa la situazione era molto diversa, c’era un bel movimento e tanto turismo, la gente frequentava bar, ristoranti e negozi. In questo momento stiamo zoppicando tutti, sento che un po’ tutte le attività stanno andando male. Penso in ogni caso che il Comune stia lavorando per far sì che anche questa zona trovi la giusta collocazione». Tra le idee per risollevare la situazione, «avere una strada completamente pedonale, con dei nuovi marciapiedi aiuterebbe. Così come poter contare su di una maggiore flessibilità negli orari, ad esempio in estate con delle aperture serali. E poi, non pagare tasse per un anno», aggiunge sorridendo.
Il nodo del traffico
Quello del traffico è un punto sollevato anche da altri, come Samuele Lavigna, responsabile del negozio Godspeed, specializzato in biciclette. Che premette: «Abbiamo un’attività molto specifica qui nel Bellinzonese e la nostra clientela viene spesso per le riparazioni; il nostro settore non è molto colpito rispetto agli altri che hanno un’attività in questa zona. Effettivamente però questa parte di viale Stazione è un po’ meno attrattiva rispetto a quella pedonale, anche perché qui tra bus e auto, è sempre molto trafficata». Per rendere più accogliente questa zona, quindi, «sarebbe, se si potesse, togliere i parcheggi sui lati della strada e limitare l’accesso alle auto». Anche in questo caso torna il tema del caro affitti: «Penso che sia il più grande problema che c’è per i commercianti nel Bellinzonese. I locali si svuotano ma gli affitti aumentano sempre, questo potrebbe scoraggiare i giovani imprenditori che vogliono aprire un’attività». Un punto condiviso anche da Giulia Pasini che lavora per un’agenzia di soggiorni linguistici con vista sul via vai del viale. «Rispetto alla parte bassa qui c’è sicuramente un passaggio di tante auto e bus». Inoltre, per la vicinanza alla stazione, capita che nei pressi dell’ufficio si fermino delle persone a fare rumore: «Purtroppo nella nostra zona abbiamo più di una situazione di disagio; spesso non possiamo lasciare la porta aperta per via del fastidio e non è il massimo lavorare così». La posizione dell’agenzia, con le sue ampie vetrate, attira anche molti visitatori appena scesi dal treno che sovente, spiega Giulia, scambiano questo spazio per l’Ufficio del turismo. «Per migliorare un po’ la situazione attuale si potrebbero creare dei punti di attrazione anche lungo questa parte del viale».
«La realtà è cambiata»
Anche Raoul Andreazzi conosce molto bene la realtà di viale Stazione, con la sua attività, la Teletronic, di cui è proprietario dal 1997. «La situazione è cambiata molto rispetto a 15 anni fa quando si apriva la porta ed automaticamente entrava la gente, sono cambiate in primis le abitudini dei clienti. Oggi la gente ha sempre meno tempo e preferisce l’acquisto online, non cerca più il servizio che fornisce il negozio. Il piccolo commercio deve quindi trovare altre strategie, come la promozione mirata, lavorare sulla consulenza, oltre a creare una rete di passaparola che è molto importante». Anche Raul rileva una certa differenza tra i due segmenti del boulevard: «Qui la gente passa ma purtroppo tende a non fermarsi, l’attrattività di questo luogo non è al massimo. La parte bassa del viale invece è stupenda, bella, vivibile. La cosa ottimale sarebbe portare qui la fotocopia di quello che c’è in centro e abbellirla nello stesso modo. E, magari, anche riuscendo a portare il mercato su tutto viale Stazione, almeno una volta al mese. La gente forse ne parlerebbe un po’ di più».