Il caso

Le tante domande sugli etilometri torneranno in Gran Consiglio

Dopo le dichiarazioni dell’agente assolto, nuovi quesiti al Consiglio di Stato sull’utilizzo di questi apparecchi sono stati posti dal Centro e dall’MpS – «Quanti controlli con strumenti non calibrati?» – La conduzione politica della Polizia tornerà a Gobbi? Il presidente del Governo: «Valuteremo con calma»
©Gabriele Putzu
Paolo Gianinazzi
16.10.2025 20:01

La sentenza di assoluzione nei confronti dei due agenti di Polizia intervenuti la notte dell’incidente che ha visto coinvolto il consigliere di Stato Norman Gobbi è destinata a far discutere nuovamente l’aula del Gran Consiglio. Non tanto per la decisione in sé, quanto per il «retroscena» riguardante gli etilometri non calibrati rivelato da uno dei due agenti assolti durante il processo (si veda il box qui sotto).

Il precedente

Su questo fronte, ricordiamo, una prima interpellanza al Consiglio di Stato era stata inoltrata nell’aprile del 2024 dall’ex deputato del Centro Marco Passalia. L’Esecutivo, il 6 maggio, nel rispondere alle questioni sollevate nell’atto parlamentare aveva fornito rassicurazioni al Legislativo, chiarendo che «gli apparecchi in dotazione alla Polizia cantonale vengono annualmente sottoposti a verificazione», «dispongono della certificazione METAS (ndr. l’Istituto federale di metrologia)» e «non risultano pertanto casi di controlli effettuati con apparecchi non certificati». Anche durante il processo, va aggiunto, è emerso che l’Ufficio federale di metrologia richiede che la calibrazione venga effettuata entro l’anno, cosa che, appunto, sarebbe stata fatta.

I nuovi interrogativi

Ora, però, alla luce delle dichiarazioni fornite dall’agente durante il processo, la questione è come detto destinata a tornare in Gran Consiglio.

Non a caso, mercoledì, il presidente del Centro Fiorenzo Dadò aveva affermato su queste colonne che le rassicurazioni fornite dal Governo sull’utilizzo degli etilometri – alla luce delle dichiarazioni dell’agente – rappresentano a questo punto una «bugia molto grave» e che dunque la questione non poteva essere lasciata cadere. Detto, fatto. Nel pomeriggio di oggi, il presidente del Centro ha inoltrato un’interpellanza «bis», con ulteriori quesiti all’indirizzo del Governo. «È palese che siamo di fronte a una crassa menzogna istituzionale e a un problema di credibilità della polizia, dei suoi vertici oltre che di una possibile disparità di trattamento e illegalità nei confronti degli automobilisti sanzionati», si legge nell’atto parlamentare di Dadò. La prima domanda, nel concreto, riguarda le rassicurazioni fornite nel maggio del 2024. Su questo fronte viene chiesto più nel dettaglio al Governo chi ha redatto e chi ha verificato «la veridicità di questa e delle altre risposte». Viene poi chiesto pure all’Esecutivo se a questo punto «può finalmente dire quanti etilometri non calibrati e per quanti/quali controlli sono stati utilizzati nel 2021/2022/2023» e se «sono stati sanzionati dei cittadini durante questi controlli». E, qualora i controlli fossero validi solo se effettuati con apparecchi calibrati, chiede al Governo «come intende affrontare questa situazione di possibile illegalità nei confronti di cittadini illegalmente sanzionati». Si chiede dunque, in sintesi, di chiarire se i test effettuati con etilometri scaduti possano o meno avere valenza legale. E, qualora non fosse il caso, di spiegare chi eventualmente si prenderà la responsabilità nei confronti dei cittadini sanzionati con tali apparecchi.

Dubbi anche dall’MpS

Su questo particolare aspetto si è inoltre mosso pure il Movimento per il socialismo (MpS). Con un’interpellanza depositata poche ore prima di quella di Dadò – intitolata «il processo ai due agenti pone nuovi e pesanti interrogativi» – i deputati Giuseppe Sergi e Matteo Pronzini sono infatti tornati a sollevare diverse questioni inerenti l’incidente avvenuto nel novembre del 2023. E anch’essi si sono concentrati sulla questione degli etilometri. Ad esempio, hanno chiesto al Governo «in quanti casi (per quanti controlli) sono stati utilizzati etilometri non calibrati», oppure «chi nella catena di comando, compresi i responsabili politici della Polizia, era a conoscenza» dell’utilizzo degli etilometri non calibrati.

Ora, per conoscere le risposte a queste interpellanze occorrerà nuovamente attendere il Consiglio di Stato. La Polizia cantonale, da noi contattata per avere chiarimenti riguardo all’utilizzo degli etilometri, ha fatto sapere che, essendo sulla fattispecie pendenti degli atti parlamentari, «come da prassi, prima della risposta agli stessi da parte del Consiglio di Stato da parte della Polizia cantonale non saranno fornite informazioni».

Chi resterà alla guida?

Un’altra questione che potrebbe porsi nelle prossime settimane alla luce dell’assoluzione dei due agenti riguarda la conduzione politica della Polizia cantonale. Quando venne ufficializzato l’arrocchino in Governo, infatti, venne spiegato che lo stesso Gobbi aveva «chiesto di cedere temporaneamente la responsabilità politica della Polizia cantonale, tenuto conto delle sinergie operative con il settore della Magistratura e del prospettato processo che coinvolge due agenti della Polizia cantonale». A questo punto, dunque, vista l’assoluzione dei due agenti la conduzione della polizia tornerà a Gobbi? Il diretto interessato, interpellato dal Corriere del Ticino, si è limitato a dire: «Valuteremo con calma».

«Sapevamo di andare in giro con apparecchi con questo problema e, lo dico con vergogna, quando lo accendevamo non facevamo leggere la scritta all’utente». A rivelarlo, mercoledì in aula, è stato uno dei due agenti imputati di favoreggiamento. La «non calibrazione» dell’apparecchio precursore è stato uno degli elementi centrali del dibattimento. La sera dell’incidente che ha visto coinvolto il consigliere di Stato Norman Gobbi, dei 12 test probatori, solo 5 in tutto il Ticino erano utilizzabili.
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