Rogo al White

«Ma quali supercriminali: era la Banda Bassotti»

L’arringa dell’avvocato Ettore Item, difensore del commerciante Bruno Balmelli: «Non era così scellerato da immaginare un intero incendio che gli ha distrutto 50 anni di attività: aveva solo bisogno di 180.00 franchi per continuare l’attività» – Venerdì mattina la sentenza
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Federico Storni
20.10.2022 10:04

«L’accusa ieri si è dilungata parlando di associazione criminale in relazione alle persone coinvolte nel rogo dell’11 febbraio 2021 nel negozio White in via Nassa, paragonandoli a mafiosi e camorristi. Ma qui abbiamo piuttosto un’associazione da circo, degna della Banda Bassotti. Un’associazione che ha prodotto anche risultati esilaranti, con ogni personaggio nel suo ruolo comico. Come l’esecutore materiale dell’incendio, che dopo essersi portato, stando all’accusa, una mazza nascosta in giro per mezza Italia, si dimentica di usarla per simulare lo scasso della porta del negozio. I criminali incalliti come prima cosa si trovano un alibi. Dov’era, qui, l’alibi?». È con queste parole che l’avvocato Ettore Item, difensore del commerciante luganese Bruno Balmelli, ha aperto stamattina la sua arringa. A seguire, hanno poi preso la parola gli avvocati degli altri quattro imputati: Pierluigi Pasi per un 45.enne napoletano considerato dall’accusa il braccio destro di Balmelli, Gabriele Massetti per un 38.enne napoletano (l’esecutore materiale), Nicola Corti per un 36.enne italiano nato e cresciuto in Ticino, parente di Balmelli (l’aiuto puntuale) e Sofia Padlina per una 49.enne italiana gerente del bar dove sarebbe stato organizzato il colpo (la tappabuchi) e dove lavorava pure il 45.enne.

La versione dell’accusa

Per la procuratrice pubblica Margherita Lanzillo, Balmelli è stato il mandante dell’incendio e aveva intenzione di riscuotere fraudolentemente un rimborso assicurativo di circa 2,5 milioni di franchi. A tale scopo ha chiesto una mano al 45.enne napoletano, il quale si è offerto di dargliela. Per questo ha coinvolto il suo connazionale di 38 anni, sergente nell’esercito italiano, che ha dato fuoco al negozio dopo aver effettuato un sopralluogo. Il parente di Balmelli e la gerente del bar hanno invece avuto ruoli più circoscritti. Lanzillo ha chiesto pene comprese fra i due e i tre anni di carcere. Quella più alta per Balmelli, con un anno da scontare e due sospesi.

«Ha fatto quanto poteva fare»

Secondo l’avvocato Item però, non solo Balmelli non sapeva che si stava pianificando un incendio, ma era intenzionato a «fare sparire» solo una certa quantità di merce, non tutta. Quanta ne bastava per recuperare quei «150-200.000 franchi» di cui abbisognava per poter continuare l’attività. «Balmelli non aveva alcuna intenzione di smettere l’attività al White, aveva bisogno di 180.000 franchi per coprire una perdita equivalente. Non voleva di certo andare in pensione. Non era così scellerato da immaginare un intero incendio, che gli ha distrutto 50 anni di attività». Il negozio White si trovava in via Nassa ed era gestita da una SA riconducibile al solo Balmelli. SA dunque separata da quella che gestisce l’omonimo negozio di sport di famiglia

In sostanza, Item ha chiesto una massiccia riduzione della pena e che questa sia posta interamente al beneficio della sospensione condizionale. Più esattamente, il legale ha chiesto il proscioglimento di Balmelli dall’accusa di incendio intenzionale perché non sapeva che vi sarebbe stato un incendio, né ha mai istigato gli altri membri della banda a farlo. Ha anche chiesto che la tentata truffa sia relativa solo ai 180.000 franchi, sostenendo che a paventare la cifra di 2,5 milioni sia stata in prima istanza proprio l’assicurazione e che, comunque, Balmelli nel frattempo abbia provveduto a risarcire, «per quanto fosse ragionevolmente possibile chiedergli». «Tant’è che l’assicurazione non è fra gli accusatori privati. Balmelli si è inoltre impegnato con i suoi soldi a pagare i danni, si è adoperato per trovare un inquilino solvibile per il negozio, e ha pagato tutti gli affitti arretrati».

Le altre posizioni

Un copione simile è andato in scena anche per gli altri imputati, rei confessi sui fatti ma «dubbiosi» su quanto a loro imputato. Pasi ha contestato che il 45.enne sapesse del tentativo di truffa e dell’incendio («Ma la sua colpa morale se l’è assunta»), Massetti ha sostenuto che l’esecutore materiale abbia agito perché minacciato dal 45.enne («È stata la scelta più difficile della sua vita: o delinquere o temere ripercussioni per la propria famiglia») e non sapesse della truffa; Corti che la pena richiesta dall’accusa nei confronti del 36.enne fosse spropositata rispetto a quanto fatto e alla sua collaborazione in inchiesta, e Padlina che la 49.enne venga prosciolta e rimborsata per oltre 10.000 franchi per torto morale perché «è innocente».

Domani la sentenza

La sentenza della Corte delle assise criminali sarà letta venerdì mattina alle 11. Alla maggior parte degli imputati interesserà una sola cosa: sapere se per loro si riapriranno o meno le porte del carcere. «Riapriranno» perché tutti loro sono già stati in detenzione preventiva. Un solo giorno Balmelli, quasi due mesi il 45.enne (poi liberato su cauzione), e un paio di settimane il 36.enne e la 49.enne. Il 38.enne è invece stato fermato in Italia ed è stato ai domiciliari da maggio 2021 al febbraio scorso, quando si è recato in Germania, dove è stato detenuto due mesi per l’estradizione. Da inizio maggio è in carcerazione di sicurezza in Ticino.

 

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