Muro crollato a Rancate: solo ipotesi sulle cause

Dopo tante domande è il momento delle risposte. O almeno delle prime spiegazioni, anche se molte sono solo ipotesi. A oltre due mesi dal crollo del muro perimetrale di una ditta di Rancate, l’evento è meno enigmatico grazie alle risposte della capodicastero Pianificazione di Mendrisio Francesca Luisoni, fornite nelle fasi finali della seduta di Consiglio comunale di lunedì sera, al momento di rispondere alle interpellanze.
Concatenazione di cause
«Le possibili cause del cedimento del muro possono essere solo ipotizzate in quanto non vi è stata un’indagine di polizia ritenuto il fatto che l’opera è regolarmente autorizzata. Le supposizioni formulate possono ricondurre a un’eccessiva sollecitazione laterale della parete potenzialmente aggravata dalle intense precipitazioni che avrebbero appesantito il materiale inerte appoggiato alla base della struttura, culminando nel collasso della stessa», ha premesso Luisoni. A sollecitare il Municipio era stato Marco Tela (PLR), in un’interpellanza che parlava di «dramma sfiorato».
La municipale ha spiegato che mai erano giunte segnalazioni o richieste di intervento riguardo il muro in via San Giovanni, e che «la parete fonica (perché il muro funge anche da barriera contro il rumore, ndr) è stata realizzata in rispetto della licenza edilizia rilasciata nel 2017 nell’ambito di diverse opere di risistemazione dell’area lavorativa della ditta, regolarmente collaudate. Dopo il collaudo non si sono verificati eventi tali da richiedere ulteriori verifiche».
Perplessità e quesiti erano stati formulati da Tela anche su un aspetto specifico: la terra depositata a ridosso del muro. «Il deposito di materiale di scavo era previsto dalla licenza edilizia rilasciata nel 2017», ha puntualizzato Luisoni, perché tra le attività dell’azienda vi è anche il maneggio di materiale di scavo non inquinato.
Serve un’altra licenza
Dopo il cedimento, il personale comunale e della ditta si è adoperato per sgomberare il materiale, ripulire e verificare eventuali danni. «Il vicino accesso comunale non ha subito danni significativi ed è risultato nuovamente percorribile in sicurezza», è stato sottolineato. In prospettiva futura, inoltre, «il Municipio ha formalmente richiesto al proprietario del fondo e alla ditta interessata il ripristino del muro, specificando che considerando anche la sua valenza come barriera fonica, è subordinato alla presentazione di una nuova domanda di costruzione e all’ottenimento di una licenza edilizia. Tenuto conto del notevole carico a cui la parete è soggetta, la procedura edilizia dovrà essere corredata dalla presentazione di un calcolo statico che ne attesti la stabilità».
L’ultimo punto sollevato concerneva gli eventuali risarcimenti. La Città di Mendrisio non ha avanzato pretese, ha concluso Luisoni, visto che la strada di accesso non ha subito danni rilevanti. I proprietari privati che hanno subito danneggiamenti «potranno sicuramente adire alle competenti autorità civili», nel caso lo ritengano necessario.


