Nodo intermodale: un no pesante confezionato tutto in casa

Questa volta il Locarnese è stato masochista e non può incolpare nessuno per la bruciante sconfitta scaturita oggi. Il credito netto di 7,1 milioni di franchi (con relativa autorizzazione alla spesa di 16,6 milioni) per la riorganizzazione del nodo intermodale alla stazione FFS di Locarno-Muralto è stato respinto dal 50,08% degli aventi diritto, ciò che equivale ad appena 102 voti di scarto, mentre solo un ticinese su tre si è recato alle urne. Un risultato risicato che lascia stupefatti se si considera che molti Comuni della regione hanno mostrato il pollice verso all’opera. L’elenco di chi l’ha affossata comprende - solo per citarne alcuni - i due enti locali interessati, Ascona, Brione sopra Minusio, Brissago, Gordola, Losone, Minusio e Tenero-Contra. Non si è ripetuto quanto successo il 30 settembre 2007. Quel giorno il Locarnese aveva il muso lungo per la bocciatura della Variante 95 (con il 54,6% di no). Il progetto fu sostenuto dal comprensorio, ma non dal resto del cantone. Una cesura significativa che non si è riproposta oggi.
Non vi è stato insomma un Ticino dimezzato, nessun «Cenerigraben», come invece era capitato per la votazione sul semisvincolo autostradale di Bellinzona del 23 settembre 2012: il sì passò per il rotto della cuffia (50,84%) malgrado il muro sottocenerino. In questa occasione gli altri poli (tranne Chiasso) hanno espresso un via libera convinto. Il colore rosso domina nel «cuore» del cantone. E fa ancora più male. Le quasi 10.000 firme raccolte dai referendisti avrebbero dovuto fungere da campanello d’allarme. Invece il fronte del sì non l’ha colto. Non sappiamo se perché convinto della vittoria o, peggio, in quanto rassegnato alla sconfitta (forse poiché pensava che a far pendere l’ago della bilancia verso l’affossamento sarebbe stato, di nuovo, il Sottoceneri). In entrambi i casi è stato un atteggiamento errato.
Sono i locarnesi stessi che avrebbero dovuto essere convinti della bontà del progetto elaborato dal Cantone, dalla Città e da Muralto, dalla Commissione intercomunale dei trasporti, dalle FFS, dalle FART e da AutoPostale. Le risorse, sia umane sia finanziarie, non mancavano, tuttavia non si è riusciti a far passare il messaggio. E a poco sono servite le «truppe cammellate» che nell’ultimo mese e mezzo hanno riempito di opinioni favorevoli quotidiani e blog. Nemmeno l’aspetto finanziario ha pesato sul voto. Di fronte a Cantone e Comuni che sono costretti ad arrabattarsi per far quadrare i conti, poco meno della metà dei ticinesi ha ritenuto comunque che fosse il caso di aprire il borsello per sistemare il piazzale della stazione ferroviaria, realizzare un terminal dei bus e riordinare i posteggi. E regalare così al Locarnese, l’unico agglomerato a non averlo alle nostre latitudini, un decoroso biglietto da visita. Il no, infine, non solo fa perdere il contributo federale (corrispondente ad un terzo dell’investimento), ma costringe le autorità ad ogni livello a sedersi ad un tavolo per trovare una soluzione che sappia accontentare tutti. Auguri. Come minimo ci vorranno altri 15-20 anni.