Nove milioni frodati all’IVA e in gran parte persi al casinò

Nove milioni di franchi di crediti di imposta ottenuti falsificando i rendiconti IVA della società per la quale lavorava. Denaro, come reso noto lunedì dal Ministero pubblico, la cui «esatta entità è oggetto di ricostruzione e che sarebbe stato quindi utilizzato a fini personali» dalla 54.enne cittadina italiana arrestata nelle scorse settimane con l’accusa di appropriazione indebita, truffa, amministrazione infedele, falsità in documenti e riciclaggio di denaro. Ebbene, stando a quanto ricostruito dal Corriere del Ticino, gran parte dei 9 milioni sarebbero stati giocati e persi al casinò.
O meglio, in vari casinò, tra case da gioco fisiche e online, in Svizzera e all’estero. Spariti, dunque, tra mani di blackjack e puntate alla roulette o alle slot machine nel corso di alcuni anni. Una vera e propria ludopatia – come in altri casi analoghi, verrà con ogni probabilità ordinata una perizia psichiatrica per verificare la responsabilità scemata a causa della ludopatia – che lascia però aperti degli interrogativi. Il primo tra tutti? Nove milioni non sono bruscolini, come mai nessuna casa da gioco si è accorta che qualcosa non andava? Ossia che quella cliente stava perdendo, e tanto? Per legge, i clienti che perdono ingenti somme di denaro vengono monitorati e nei loro confronti può essere emanato un divieto di entrata, oppure si procede con una segnalazione ai servizi di accompagnamento. Certo, con le case da gioco online è più complicato, ma la questione di fondo resta: la si poteva fermare prima?
La donna, attiva in passato come contabile per una società di servizi facente parte di un gruppo internazionale con sede nel Luganese, è sostanzialmente rea confessa: ha ammesso gli illeciti e il problema con il gioco d’azzardo.
Una vicenda che oltre al notevole danno finanziario alla sua ex azienda e all’Amministrazione federale delle contribuzioni (cui erano stati chiesti i crediti di imposta) lascia anche l’amaro in bocca. Oltre al danno, la beffa: per coprire parte delle malversazioni, la procuratrice pubblica titolare dell’inchiesta, Francesca Nicora, ha disposto il sequestro di un’automobile donata dall’indagata alla figlia, la quale la utilizzava per andare al lavoro. Senza più la vettura, la giovane ha perso l’impiego.
Qualche precedente
Non è la prima volta che la Giustizia ticinese si è occupata di malversazioni dilapidate sul tavolo verde. Oltre al caso di cui vi abbiamo riferito questa mattina, nel 2016 un ex consulente finanziario è stato condannato a 4 anni e mezzo di carcere per appropriazione indebita, truffa e falsità in documenti per avere, tra il 2010 e il 2014, sottratto circa 15 milioni di franchi ai clienti di una banca del Luganese, denaro utilizzato per delle puntate ai casinò. Nel 2014 un ex dirigente bancario si è autodenunciato e ha confessato di essersi appropriato di almeno 9 milioni di franchi. Il procedimento giudiziario è ancora in corso.