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Parla l'uomo del «vaffa»: «Non oltraggerei mai il Tricolore»

L'uomo, residente nel Mendrisiotto, ha contattato la redazione: «Il mio sticker totalmente frainteso, sono italiano e quello è un invito a farsi gli affari propri»
Red. Online
07.07.2025 21:30

«Sono il proprietario dell'auto che è finita su tutti i portali online. Vorrei dire la mia». Inizia così la telefonata dell'uomo che ha contattato la redazione. Il riferimento è alla notizia relativa all'intervento dei Carabinieri a Varese a causa di un discutibile adesivo esposto sul retro della sua auto. Un «vaffa» sotto alla bandiera italiana.

Il nostro interlocutore vive nel Mendrisiotto e ha voluto spiegare la sua versione dei fatti: «Punto primo, non sono un razzista. Sono italiano, napoletano, e vivo in Svizzera da nove anni. Quello sticker si trova sulla mia auto da un anno e non ho mai avuto problemi. Né in Ticino, né in Italia».

Ci racconta di essere andato al Centro commerciale Belforte di Varese. Una volta uscito, ha trovato i Carabinieri accanto alla sua auto. «Mi hanno detto che la segnalazione era arrivata da un avvocato. Hanno chiesto le mie generalità e mi hanno consigliato di togliere lo sticker dal retro del veicolo, per evitare di incorrere in sanzioni per "vilipendio o danneggiamento alla bandiera"».

È (anche) per questo che l'uomo ha deciso di contattare la redazione: «Voglio spiegarlo a chi non lo avesse capito. Lo sticker è ironico. Io sono italiano. Non oltraggerei mai il Tricolore. All'interno della bandiera c'è il pugno chiuso a cono, che significa "che cosa vuoi?". Sotto un messaggio chiarissimo: il "vaffa". Il messaggio è "goditi la vita, fatti gli affari tuoi e non rompere le scatole" ed è diretto a chiunque guardi lo sticker. Soprattutto, a questo punto, a chi ha pensato bene di chiamare i Carabinieri».

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