«Porterò un po' di bellezza nelle case di tutti»
Colpisce fin dal nome. «Mackea atelier creativo». Ti immagini qualcosa di artistico, di poetico, di unico. Ed è così. Clea Cappelli ci accompagna alla scoperta del suo mondo, di quello spazio tanto voluto ed ora coccolato che aprirà lunedì 2 dicembre a Bellinzona.
Dietro quelle porte c’è un’altra Città. La «sua» città. Che danza ai suoi occhi - ci viene in aiuto nientemeno che Charles Aznavour - come «un balletto eccezionale». In via Camminata a Bellinzona Clea Cappelli ha trovato lo spazio che desiderava per poter far conoscere al pubblico il dono di cui va fierissima. «Mackea atelier creativo» è un «mondo di bellezza senza tempo». Chiamarlo negozio è riduttivo. Verrà altresì offerta l’opportunità di imparare e di scoprirsi con corsi e workshop, in cui ogni partecipante verrà accompagnato a realizzare un pezzo che esprima la propria individualità. Ogni creazione che nasce al tornio però racconta una storia diversa. È unica. Per forma, colore, peso e dimensione. La nostra interlocutrice ci spiega le fasi senza mai distogliere lo sguardo. Ha gli occhi colmi di gioia. La luce che, dopo le 11, fa capolino dalle vetrine, li fa brillare ancora di più. Non serve molto per convincerci che, sì, in quello che fa ci mette talmente tanta passione da sfiorare il parossismo. «Sono curiosa per natura. Ho voglia di sperimentare sempre cose nuove», esordisce.
La lavanderia ed il sogno
Classe 1994, abita a Pianezzo, ma è nata e cresciuta nel Mendrisiotto. Formatasi come poligrafa, ha lavorato dapprima in uno studio di comunicazione visiva e poi si è lanciata nella scuola in cure infermieristiche. Ha subito capito che non faceva per lei. Così ha lasciato tutto ed ha cambiato completamente aria, viaggiando per un anno - sacco in spalla - in Asia ed in Sudafrica. Rientrata in Ticino ha aperto uno studio grafico. «E, parallelamente, mi sono dedicata ad altri processi creativi, avvicinandomi alla ceramica, alla xilografia e alla pittura. Mi sono presa del tempo per esplorare me stessa, diciamo. Avevo l’atelier di ceramica nel locale lavanderia, in pratica. Il fatto è che non possedendo un forno, tornivo e poi distruggevo le creazioni fatte con l’argilla. È lì che ho imparato anche a lasciare andare i pezzi», racconta. Ciò le ha permesso di fare esperienza. Di diventare brava. Tanto da trasformarlo - a metà - nella sua professione. Dapprima i mercatini, in giro per il Ticino. In seguito i corsi di modellazione. E ora il grande salto, con l’atelier che aprirà lunedì 2 dicembre. «Cerco di portare un po’ di bellezza, artigianale, nelle case delle persone. Ogni pezzo esprime la mia creatività. Chi lo acquista sa che non ne troverà un altro simile», sottolinea Clea.
Le carezze dell’anima
Eccoci a «Mackea». È un mix tra il suo nome e quello della sua migliore amica, purtroppo deceduta da piccola a causa di una grave malattia. «Dai 15 anni ogni lavoretto l’ho sempre firmato in quel modo. È stato naturale, pertanto, chiamare anche l’atelier così. Che, va detto, esisteva già. Ora ha semplicemente trovato una nuova casa, un nuovo inizio. Voglio trasformarlo da sogno nel cassetto ad un’attività vera e propria. L’atelier deve diventare un luogo di incontro, dove poter passare anche solo per un saluto. Ogni messaggio che ho ricevuto nelle ultime settimane è stato una carezza dell’anima e mi ha dato una carica eccezionale», rileva la 30.enne. È innegabile che, soprattutto dopo la pandemia da coronavirus e alla luce del commercio online che prende vieppiù piede, i commerci nelle città ticinesi stanno vivendo un momento delicatissimo. La domanda è scontata: chi gliel’ha fatto fare? Ci pensa un secondo. Forse meno. «Perché ci credo. Certo, è un salto nel vuoto, un rischio economico non indifferente. La mia volontà non basterà. Il successo dell’atelier dipenderà tanto da chi mi darà fiducia, partecipando attivamente. Non voglio scendere a compromessi, ma godermi la libertà di dar vita a degli oggetti senza eguali e consentire a chi lo vorrà di fare altrettanto».
Uno, due, cento sorrisi
Il favoloso mondo di Clea offre pure i workshop. «Chi vi partecipa deve sentirsi libero di esprimersi, di fare, di esplorare. Non bisogna vergognarsi di quello che si fa. Uno dei motivi che mi ha spinta a trasferirmi qui, in via Camminata, è anche la voglia di farmi vedere, di non nascondere il mio lavoro. Tant’è che il tornio sarà davanti ad una finestra, così i passanti potranno guardarmi mentre sono all’opera», chiosa. Non ha lasciato nulla al caso. È pronta. Con l’energia giusta. Passate a trovarla. Da lunedì regalerà pure a voi uno, due, cento sorrisi.