Proteste pro-Pal contro Cassis a Bellinzona: «La polizia è stata limitata nell’uso della forza?»

I disordini di venerdì scorso a Bellinzona sono finiti sul tavolo della politica. Riavvolgiamo il nastro: al Teatro Sociale, dove era ospite il consigliere federale Ignazio Cassis, una legittima manifestazione a sostegno della Palestina è degenerata in ore di tensione con tanto di insulti, sputi e lanci di liquidi. «Gli eventi del 19 settembre a Bellinzona, con disordini e impedimenti all’accesso a un dibattito pubblico alla presenza di un Consigliere federale, sollevano questioni immediate di ordine e sicurezza pubblica e di tutela dei diritti civili» scrive al riguardo Alain Bühler, granconsigliere dell'UDC, in un'interpellanza presentata assieme a Lara Filippini e Aline Prada. «Alla luce della gravità e della risonanza dei fatti, è d’interesse pubblico che il Consiglio di Stato chiarisca i fatti il prima possibile».
Il diritto di manifestare, ribadisce Bühler, «è un principio sacrosanto in una democrazia liberale. È un diritto che va difeso e garantito, ma non può mai trasformarsi in un pretesto per intimidire, insultare, minacciare o aggredire chi non la pensa allo stesso modo». E ancora: «Venerdì 19 settembre, presso il Teatro a Bellinzona, era in corso un incontro organizzato dalla Camera di Commercio per discutere degli accordi con l’Unione europea, con la presenza del consigliere federale Ignazio Cassis. In quell'occasione, un gruppo di manifestanti filopalestinesi si è riunito davanti al Teatro Sociale per protestare contro la politica svizzera in Medio Oriente e per chiedere una condanna di Israele e del Governo federale. Quella che doveva essere una manifestazione di opinione si è trasformata in una scena indegna per il nostro Cantone: insulti pesanti, anche sessisti, minacce, lanci di oggetti, cittadini comuni impediti ad accedere liberamente a un dibattito pubblico, politici federali e cantonali costretti a lasciare l’edificio sotto scorta, e persino il consigliere federale Cassis evacuato dalla polizia in assetto antisommossa».
La gravità di questi episodi, prosegue Bühler, «non può essere minimizzata. Non è accettabile che in Ticino politici e cittadini vengano trattati come bersagli da un gruppo di facinorosi violenti. Il messaggio che passa è devastante: chi urla di più e alza le mani può mettere a tacere chi vuole semplicemente esercitare il diritto di partecipare a un incontro pubblico».
La Polizia cantonale e quella comunale, si legge nel testo, «hanno agito con professionalità e meritano il massimo sostegno. Tuttavia, resta il dubbio se abbiano ricevuto dal potere politico il necessario mandato per agire con la dovuta energia. Fa riflettere che il presidente del Consiglio di Stato, pur condannando a parole i fatti, abbia minimizzato la gravità della situazione, affermando che “non è successo nulla di grave” solo perché non vi sono stati feriti. In situazioni come questa, non basta contenere i violenti: occorre respingerli con fermezza e, se necessario come in questo caso, ricorrere senza esitazione alla forza. Solo così si ristabilisce l’ordine e si rende chiaro che in Ticino la violenza non paga e non sarà mai tollerata».
Alla luce di queste considerazioni, chiosa Bühler, «si chiede al Consiglio di Stato»:
1. Conferma il Governo i fatti riportati dai media, ossia che un Consigliere federale, parlamentari e semplici cittadini siano stati insultati, minacciati e costretti a lasciare l’edificio sotto scorta della polizia?
2. La polizia era già a conoscenza, nella giornata del 19 settembre, della concreta possibilità di disordini e minacce? Se sì, quali misure preventive erano state pianificate?
3. Vi è stato un ordine politico o direttive specifiche a limitare l’intervento della polizia per evitare tensioni?
4. Ritiene il Consiglio di Stato di avere fornito alle forze dell’ordine il pieno sostegno politico necessario per intervenire con la massima fermezza contro manifestanti violenti, anche ricorrendo all’uso della forza quando indispensabile?
5. Quali misure intende adottare il Governo per garantire che episodi simili non possano più ripetersi e che il diritto di manifestare non diventi diritto di intimidire?
6. Le persone che si sono rese protagoniste di insulti, minacce, aggressioni e lanci di oggetti sono state identificate? Sono in corso procedimenti penali a loro carico?
7. Come intende il Consiglio di Stato garantire che in futuro cittadini e rappresentanti politici possano partecipare in sicurezza a eventi pubblici, senza essere ostaggio di minoranze facinorose e violente?