Il caso

Quel record che resiste alla canicola

Grono ha difeso il primato fatto segnare nel 2003 quando il termometro raggiunse i 41,5 gradi – Il sindaco Samuele Censi: «Ci conoscono ovunque» – Nel luglio 2024 verrà riproposto l’evento Temperature in sella che unisce il paese alla «fredda» La Brévine
La cascata di Grono. © CdT/ADD
Alan Del Don
24.08.2023 18:00

«Sa, prima o poi passa tutto. Anche questo caldo». E se a dirlo è un anziano, dobbiamo proprio credergli. Mercoledì pomeriggio - giorno in cui la canicola ha raggiunto il picco, con il termometro che in alcuni Comuni ticinesi e del Grigioni italiano ha superato i 36 gradi - siamo stati a Grono. La nostra non è stata una scelta casuale: il paese bassomesolcinese anche quest’anno riuscirà a difendere il primato svizzero stabilito l’11 agosto 2003, quando si misurarono ben 41,5 gradi. Sono passati vent’anni tondi tondi. Allora non si parlava ancora così diffusamente di cambiamento climatico, di ghiacciai che si sciolgono e di bolle di calore. Ma si boccheggiava e si sudava altrettanto alla grande, come è capitato d’altronde a tutti nell’ultima settimana.

Soffre anche il fiume

La Moesa, in almeno tre punti, è la meta prediletta dai gronesi e non solo. Verso le 14, nella zona golenale Pascolet (rivilitalizzata a fine anni Novanta, restituendo al fiume una parte del territorio fluviale originario e arrestando l’azione di erosione del corso d’acqua), c’era già un bel movimento. Poche famiglie (quelle sono arrivate una volta che è suonata l’ultima campanella del giorno delle scuole), alcune donne. Due ragazzi, poco più in giù, proseguendo verso nord, sono in mezzo al fiume. Si lanciano la palla. L’acqua, cristallina e gradevole, non arriva alle ginocchia. La siccità si fa sentire, eccome. «Soffre anche la Moesa, non solo noi. Questa estate è così, ma in ogni modo occorre sempre essere prudenti. Come si combatte la canicola? Io vengo quasi ogni giorno, come nel 2003. Quando c’è un po’ d’aria si sta benone...», ci dice un signore, rigorosamente seduto all’ombra, cappellino d’ordinanza per ripararsi dal sole.

Ci addentriamo nel bosco; pure noi scappiamo dalla canicola. Siamo diretti alla cascata. Una famiglia germanica (genitori e due figli piccoli) è già accampata. Il padre e la maggiore si sono tuffati nel pozzo; la mamma gira video e scatta foto ricordo. Nell’arco di un paio d’ore arriva un’altra famiglia, una coppia di olandesi, dei giovani ticinesi muniti di tutto quello che serve per una grigliata. Il cartello indica di prestare attenzione. Basta poco, infatti, per scivolare sui massi. Dalle smorfie (e dalla corsa all’asciugamano) l’acqua dev’essere frescolina. Ci limitiamo a bagnarci i piedi. Sarà per l’anno prossimo.

Interesse e curiosità

«Questo particolare primato climatico, risalente al 2003, ci ha fatto maggiormente conoscere in Svizzera, ha creato interesse, curiosità e dinamicità al nostro Comune. È vero che fa molto caldo, ma abbiamo la fortuna di essere circondati da vallate laterali, boschi e corsi d’acqua idilliaci. Anche d’estate, insomma, si vive benissimo», esordisce il sindaco di Grono e granconsigliere Samuele Censi, il quale spesso con la famiglia si precipita al fiume per rigenerarsi.

Da quel record - e da quello (al contrario) de La Brévine, con la temperatura più bassa mai registrata nella Confederazione, il 12 gennaio 1987 (-41,8 °C) - è nato il progetto Temperature in sella. «Posso affermare con un certo orgoglio che è stato un successo su tutti i fronti - rileva -. Oltre a far riflettere sui cambiamenti climatici su scala globale, ci ha permesso di conoscere la situazione della rete ciclabile nel nostro Paese e, non da ultimo, ha dato la possibilità di sostenere l’Associazione Parkinson Svizzera». Nel luglio 2024 si tornerà a pedalare, tra i due paesi, attraverso la Svizzera e «con una tappa che passerà per la prima volta dalla capitale retica, Coira. E salvo sorprese, il record relativo alla temperatura più alta sarà ancora saldamente detenuto da Grono», chiosa Censi.

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