Quel sogno chiamato «Poli»

Bisogna crederci, affinché ciò che si desidera possa accadere. Certo, la convinzione non è sufficiente se non supportata da solide basi su cui fondarla. Ma - e veniamo al nocciolo della questione - per un Ticino che si vuole viepiù improntato sull’innovazione e sulle nuove tecnologie questo potrebbe essere il momento giusto per realizzare una nuova visione. Non ve la sveliamo, per ora, ma lo capirete subito dalle parole del vicesindaco di Bellinzona Simone Gianini. Lo abbiamo interpellato perché la Città ha ospitato nelle scorse ore la clausura strategica del Consiglio dei politecnici federali svizzeri. È l’organo di direzione e di sorveglianza dei due «Poli» (Zurigo e Losanna) e dei loro istituti, composto da un presidente e dieci membri, nominati dal Consiglio federale, che gestisce un budget annuo di 3,7 miliardi di franchi. Il consesso non ha optato per il nostro Cantone, e per la Turrita in particolare, a caso. «La scelta è significativa quale segno di rispetto per il Ticino oltre che di forte curiosità per le dinamiche in atto a Sud delle Alpi in termini di formazione accademica, ricerca scientifica e innovazione», esordisce il nostro interlocutore, a capo del Dicastero territorio e mobilità della capitale.
Fatti passi da gigante
Ebbene sì. Dapprima c’è stata l’affiliazione del nostro Cantone alla Greater Zurich Area; poi gli sforzi in corso per promuovere la realizzazione del Parco svizzero dell’innovazione anche in Ticino quale sede associata a quella di Zurigo, il cui ente giuridico che lo gestirà è in via di costituzione sulla base del messaggio presentato la scorsa settimana dal Consiglio di Stato sulle misure di sostegno all’innovazione e alla politica economica regionale per il periodo 2024-2027. Un altro passo verso il Ticino di domani è poi stato fatto con la costituzione dei tre centri di competenze che inizialmente comporranno il Parco dell’innovazione: lo Swiss Drone Base Camp all’aeroporto di Lodrino, il Lifestyle Tech che avrà la sua sede transitoria a Lugano, e il Life Sciences che svilupperà le tecnologie di biofabbricazione inizialmente al quarto piano dello stabile in via Vela a Bellinzona (acquistato dalla Città e con già presente la start-up inglese Peptone, specializzata nella ricerca sulle proteine), in attesa che trovino poi tutti casa definitiva nel comparto delle Officine.

Che crescita
Insomma, il Ticino, oltre ad aver raggiunto posizioni di rilievo nelle graduatorie internazionali quale luogo dove si fa innovazione, desta interesse anche a Nord delle Alpi. Direttamente coinvolte nella creazione del Parco e dei centri di competenze sono l’Università della Svizzera italiana e la SUPSI, «a riprova di come il nostro Cantone sia cresciuto molto negli ultimi decenni a livello accademico e di come queste presenze siano fondamentali per il suo sviluppo», rileva Simone Gianini. Altresì il Ticino ha rafforzato la ricerca scientifica, pensiamo ad esempio alle eccellenze rappresentate dall’Istituto di ricerca in biomedicina (IRB), dall’Istituto oncologico di ricerca (IOR), dai laboratori del Neurocentro della Svizzera italiana a Bellinzona e dall’Istituto Dalle Molle di studi sull’intelligenza artificiale a Lugano. «Tutto questo fa sì che il Cantone Ticino diventi sempre più interessante per delle collaborazioni ad alto livello, che già ci sono, come la Facoltà di scienze biomediche che propone, tra gli altri, un master in medicina con studenti che arrivano in particolare dall’Università di Basilea e dall’ETH di Zurigo», aggiunge Simone Gianini.
«Un attrattore per le aziende»
Ci faccia capire: intende quindi dire che i tempi potrebbero essere maturi per avere un’emanazione ulteriore - oltre al Centro di calcolo che ha sede a Lugano e alla filiale del WSL a Cadenazzo - dei politecnici federali in Ticino, come preconizzato qualche tempo fa su queste colonne anche dall’ex presidente dell’USI Piero Martinoli? «Assolutamente sì. Segnatamente proprio in sinergia con il Parco svizzero dell’innovazione, in particolare nel campo della ricerca e dell’applicazione biomedica, con l’obiettivo di fare da attrattore pure per le aziende private che grazie alla presenza di realtà accademiche di così alto livello potrebbero essere ancor più incentivate ad investire e creare posti di lavoro, come lo si è visto ad esempio nel centro di formazione e ricerca costituito a Sion anche grazie alla presenza di attività accademiche del Politecnico federale di Losanna». La presenza di laboratori con attività formative e di ricerca di un politecnico federale «potrebbe anche dare un impulso ulteriore alla creazione di un ospedale universitario in Ticino per affrancarci così definitivamente dalla specializzazione che si trova spesso soltanto Oltralpe. Oppure essere a sua volta da stimolo per un ‘Poli’ che troverebbe in Ticino delle attività nella ricerca di base di livello internazionale».

Occasione da perseguire
«Tutto questo per dire che il politecnico può, eccome, essere interessato al Ticino. E il nostro Cantone non deve lasciarsi sfuggire l’occasione, a sua volta, di sondare questa pista che, dopo la costituzione ed il consolidamento di USI e SUPSI così come degli istituti che ne sono ora affiliati, potrebbe essere decisiva per lo sviluppo scientifico ed economico del nostro Cantone», sottolinea il vicesindaco della capitale, pronto a farsi portavoce di questa idea anche a Berna qualora venisse eletto in Consiglio nazionale.
A Sud delle Alpi si è insomma deciso di puntare sul Parco dell’innovazione per aumentare la competitività del nostro Cantone grazie all’interazione di realtà accademiche con le aziende e il Ticino sta seguendo quest’onda positiva. «Il momento è oltremodo fecondo. Si tratta di essere compatti per raggiungere questi obiettivi e anche investirvi, con coraggio, i soldi necessari, pensando che lo sarebbero per le future generazioni, le quali sempre più auspicano un Cantone in cui, dopo gli studi, poter tornare a lavorare», conclude Simone Gianini.
Arriva la SUPSI
La SUPSI ci sarà, nella fattispecie parte dei laboratori del Dipartimento tecnologie innovative. L’insediamento della scuola nel futuro comparto alle ex Officine FFS di Bellinzona è confermato, come aveva auspicato sul Corriere del Ticino lo stesso vicesindaco di Bellinzona Simone Gianini e ci aveva poi confermato il direttore generale Franco Gervasoni in un’intervista d’inizio febbraio. Parallelamente si stabilirà la sede definitiva del Parco dell’innovazione (su una superficie utile lorda prevista di 25.000 metri quadrati), così come, forse, un’emanazione del Politecnico federale. Il Ticino del futuro troverà pertanto casa pure sull’area di oltre 100.000 metri quadri che sarà «orfana» dello stabilimento, il quale traslocherà in un impianto all’avanguardia a Castione alla fine del 2026. Prima, però, dovranno ancora essere superati alcuni ostacoli. Il via libera del Legislativo della Turrita, lo scorso 4 aprile, alla variante di Piano regolatore, è ad esempio stato contestato di fronte al Consiglio di Stato. Allo stato attuale ci si trova nella fase dello scambio delle osservazioni. E non è escluso - ci risulta - che almeno una censura (presentata da un privato) possa essere ritirata.
Le tessere del mosaico
Un mosaico formato da tante tessere, ognuna al suo posto secondo un ordine prestabilito. Il comparto che, dopo la bonifica, si svilupperà a tappe dal 2027 sull’ampio sedime, presenterà contenuti di diversa natura. La Città è la prima a credere nel nuovo quartiere. A carico del Comune si ipotizzano costi d’investimento lordi, su più anni, pari a 56,5 milioni di franchi, secondo una prima stima. Sarà un’area innovativa, moderna, viva e sostenibile dal punto di vista energetico. Dovete immaginare la superficie suddivisa in tre fasce longitudinali. Le edificazioni sorgeranno esternamente, nella parte centrale invece troverà la sua collocazione l’Almenda, il parco di oltre 30.000 metri quadri. Il polmone verde sarà di fronte alla «Cattedrale», dove dal 1919 si svolge la revisione delle locomotive, l’altro fulcro del quartiere che accoglierà contenuti di carattere culturale, aggregativo e di svago nonché esercizi pubblici e piccoli commerci. Dietro quest’ultima, verso nord, spazio alle attività scolastiche e a scopo pubblico sui fondi che apparterranno a Cantone e Città. Verso viale Officina, sui terreni di proprietà delle FFS, sorgeranno contenuti residenziali, formativi, amministrativi, alberghieri e commerciali, mentre ad ovest della «Cattedrale» ecco le cooperative d’abitazione intergenerazionali e servizi sociali e sanitari di prossimità.
Fino a 1.500 posti di lavoro
Verso i binari i sedimi cantonali sono destinati al Parco dell’innovazione, ad attività formative di livello universitario (la SUPSI) e ad uffici amministrativi legati alla promozione economica. Un ecosistema stimolante in cui vivere, lavorare e passare il tempo libero; a quartiere completato vi abiteranno fra i 500 e i 1.000 abitanti e vi lavoreranno tra le 1.000 e le 1.500 persone.




