Rave party: «Non vi era motivo per intervenire ulteriormente»

«Siccome l’evento si stava svolgendo in modo pacifico e non era giunta alcuna richiesta di assistenza amministrativa da parte del Comune, da parte della Polizia cantonale non vi era motivo per intervenire ulteriormente. Inoltre la popolazione non aveva nemmeno segnalato dei disturbi. Dopo la ricezione della notifica dell’ospedale di Bellinzona relativa al ricovero di una giovane donna priva di sensi, la Polizia cantonale ha immediatamente preso tutte le misure di ricerca e investigative necessarie. Sulla loro base ora viene svolto il procedimento penale». Il Consiglio di Stato grigionese così risponde all’interpellanza inoltrata dalla deputata Eleonora Righetti (il Centro) e da altri colleghi in merito al rave party svoltosi la scorsa fine di novembre ai piedi della diga della Roggiasca a Roveredo. E a quanto successo dopo, soprattutto, ossia il decesso di una 19.enne ticinese. Per chiarire le cause della morte è stata aperta un’inchiesta e, come abbiamo riferito il 2 febbraio, il Ministero pubblico allo stato attuale non esclude l’ipotesi di reato di omissione di soccorso all’indirizzo di 2-3 persone che avevano preso parte alla manifestazione.
Spetta ai Comuni
Quando si svolgono degli eventi non autorizzati (come è stato il caso nel capoluogo mesolcinese) e la Polizia cantonale ne viene a conoscenza, «lo sorveglia conformemente al suo mansionario e informa il Comune interessato. Un intervento ulteriore avviene solo su richiesta del Comune o in caso di episodi penali oppure in presenza di una situazione di pericolo. Un principio costituzionale impone inoltre che l’attività dello Stato deve essere proporzionata allo scopo. Nel presente caso l’evento non autorizzato è stato sorvegliato ripetutamente dalla Polizia cantonale e sono stati eseguiti diversi controlli della circolazione. In questo contesto sono stati constatati e puniti dei reati contro la legislazione sulla circolazione stradale». Coira puntualizza in seguito che spetta agli enti locali provvedere affinché in occasione di manifestazioni «venga allestito e attuato un adeguato piano per il servizio sanitario, poiché essi sono competenti per la tutela della salute della popolazione, per quanto questo compito non sia attribuito al Cantone. Le basi giuridiche attuali permettono di prendere i provvedimenti necessari in caso di eventi non autorizzati. Le infrazioni vengono perseguite penalmente, come accade nel presente caso».
L’eventuale interruzione
Compito del Comune, insomma, è anche quello di ordinare l’interruzione di eventi illegali, casomai chiedendo l’appoggio della Polizia cantonale. «Inoltre occorre partire dal presupposto che anche se il legislatore rendesse punibile la mancata richiesta di un’autorizzazione, ciò non avrebbe un effetto dissuasivo supplementare. Misure di educazione e sensibilizzazione, nonché la creazione di luoghi in cui i giovani possano incontrarsi indisturbati e legalmente e in cui sia a disposizione anche un’offerta di consulenza a bassa soglia che rafforzi la loro responsabilità sono più sensati rispetto a ulteriori divieti», conclude Coira.