Lugano

Scontro sfiorato durante il corteo antifascista: cosa è successo

La manifestazione non autorizzata di sabato ha generato diverse complicazioni: facciamo il punto su quanto avvenuto
©CdT/Chiara Zocchetti
Red. Lugano
26.10.2025 20:00

Fumogeni, petardi, insulti, uomini con il volto coperto, vandalismi e circolazione bloccata. È stato un sabato pomeriggio tutt’altro che tranquillo quello vissuto questo fine settimana a Lugano. Ma poteva andare molto peggio, visto che ciò che è andato in scena - è giusto ribadirlo - e che ha poi dato il la a una serie di reazioni non era autorizzato. Per chi doveva garantire la sicurezza e l’ordine pubblico in città è stato, allora, un pomeriggio davvero impegnativo, non solo per motivi sportivi (con un corteo organizzato dai tifosi della squadra di hockey del Rapperswil verso la Corner Arena), ma anche e soprattutto per la manifestazione antifascista, annunciata da giorni sì ma sicuramente non autorizzata, e che da pacifica si è trasformata in problematica, a cominciare dai disagi provocati al traffico. I successivi scontri sfiorati - ci arriveremo - hanno fatto il resto. Ma, sin da subito, i problemi non erano mancati.

Cori e insulti

Andiamo con ordine. A darsi appuntamento alle 14 in stazione al motto «antifascismo è solidarietà e libertà» sono state diverse realtà. Il gruppo formato da qualche centinaio di persone si è poi incamminato in corteo verso il centro, in modo sì sostanzialmente pacifico, ma provocando disagi alla circolazione, che si è trovata alcune strade bloccate - una volta di più, dopo i fatti delle scorse settimane (su tutti la manifestazione pro Palestina di inizio ottobre) -, e fumo dovuto a fumogeni. La marcia è proseguita indisturbata fino alla zona della pensilina Botta dove i manifestanti hanno trovato ad aspettarli una quindicina di persone incappucciate e vestite di nero, dalle intenzioni tutt’altro che amichevoli. Un gruppo inneggiante slogan di estrema destra che ha accolto i partecipanti al corteo con cori da stadio. «Vi picchiamo quando vogliamo», uno di quelli sentiti anche dalle decine di persone che hanno assistito alla scena (filmandola). Uno scontro vero e proprio però non c’è stato (a parte il lancio di qualche oggetto pirotecnico), anche grazie alla gestione e al contenimento da parte delle forze dell’ordine, giunte con un dispositivo poi definito «commisurato», quindi efficace. I manifestanti, dal canto loro, hanno risposto cantando «Bella Ciao».

«Dispositivo strutturato»

Il tutto sarebbe durato una manciata di minuti. Stando a informazioni raccolte sul posto, i disturbatori a volto coperto si sono presto dispersi, dopo l’intervento della stessa polizia in tenuta antisommossa. Gli agenti sarebbero entrati nel quartiere Maghetti per rintracciare gli uomini vestiti in nero. Che però sono riusciti a far perdere le loro tracce.

Per la Polizia, come anticipato, si è trattato di una giornata impegnativa. «Il pomeriggio e la serata di sabato per quel che riguarda la sicurezza hanno richiesto un dispositivo abbastanza strutturato, visti il corteo non autorizzato in centro e la presenza in zona stadio per la partita di hockey», spiega e riassume il portavoce della Polizia cantonale, Renato Pizolli. «C’è stato un dispiegamento abbastanza importante di forze ma non ci sono stati disordini particolari, se non un momento di tensione prontamente rientrato». Il momento a cui si riferisce il nostro interlocutore è quello nei pressi della pensilina Botta, che però, sottolinea, non ha portato a nessun fermo o arresto. Gli uomini con il volto coperto sono inoltre rimasti senza nome: non sono stati fermati e quindi non sono stati identificati, ci viene spiegato. Se si tratti di ultras o di un gruppo profilato politicamente non è quindi dato sapere, almeno con certezza.

Rimane invece aperta la questione dei vandalismi. A nostra precisa domanda, Pizolli spiega che «per il momento non ne sono stati segnalati», non è tuttavia detto che danni o altro siano segnalati nelle prossime ore. «Per ora è prematuro esprimersi, può darsi che negozi o uffici si accorgano di qualche vandalismo al momento di tornare al lavoro». Di sicuro, una brutta pagina, l’ennesima sì, dovuta a una sempre più forte polarizzazione sociale.