«Sospesi i licenziamenti alla BPM di Bioggio»

Il licenziamento collettivo di tutto il personale della Bioggio Pharma Manufacture SA (BPM) - che coinvolge un’ottantina di dipendenti - è stato sospeso. A confermarlo al CdT è il segretario cantonale dell’Organizzazione cristiano sociale ticinese (OCST), Xavier Daniel. Il sindacato OCST si era subito attivato a favore del personale dopo l’annuncio - fatto dalla direzione dell’azienda lo scorso 4 marzo - di voler cessare l’attività entro il 31 agosto di quest’anno e di conseguenza avviare il licenziamento collettivo di tutti i dipendenti.
Una buona notizia dunque per i lavoratori dell’azienda farmaceutica (legata a doppio filo alla multinazionale SFI Health) ma anche per il Comune di Bioggio (che dalle industrie sul suo territorio ricava un importante gettito fiscale) e in generale per il settore industriale ticinese. Che in un periodo di incertezza come quello attuale, contraddistinto dagli annunciati dazi USA del 39% nei confronti della Svizzera, che dovrebbero entrare in vigore da domani, giovedì 7 agosto, sta vivendo, come tutta l’economia nazionale, settimane di incertezza e apprensione.
Il lavoro ridotto è già realtà
Proprio per questo, per gli annunciati dazi USA, la sospensione dei licenziamenti alla BPM SA potrebbe però non durare troppo a lungo, se come previsto esportare negli Stati Uniti in futuro sarà meno conveniente per le aziende svizzere. Un’eventualità che nessuno si augura - anzi l’auspicio alla BPM SA di Bioggio «è quello di proseguire l’attività almeno fino alla fine dell’anno e al tempo stesso di continuare a cercare un acquirente», specifica Daniel - ma che intanto ha già fatto almeno «una vittima» nel Luganese che con gli USA ha importanti scambi commerciali.
Già confrontata con uno stop di ordini, questa industria, che non appartiene al settore farmaceutico, ha chiesto e ottenuto dalla Segreteria di Stato dell’economia (Seco) la misura del lavoro ridotto per i suoi dipendenti.
Già in maggio la Seco aveva infatti informato che le perdite di lavoro direttamente o indirettamente riconducibili ai nuovi e incombenti dazi USA potevano non essere ritenute un normale rischio aziendale. E che quindi le imprese capaci di confermare l’incidenza degli stessi sul volume di ordini e sull’inevitabile perdita di lavoro avrebbero potuto beneficiare tranquillamente della disoccupazione parziale per i loro dipendenti.
L’invito alla calma
«In un momento di instabilità come quello attuale - spiega Daniel - è davvero importante non prendere decisioni avventate procedendo magari a licenziamenti evitabili». L’invito del sindacato è dunque chiaro. Nonostante le turbolenze e le incertezze legate ai prospettati dazi statunitensi occorre mantenere la calma. Anche se appunto il clima non è di quelli più favorevoli. Anzi, si può tranquillamente affermare che è tempestoso o quantomeno incerto, proprio per la continua variabilità delle trattative e dell’entità dei dazi che il presidente degli USA, Donald Trump vuole imporre alla Svizzera e alle sue imprese.
Proprio ieri, martedì 5 agosto, la presidente della Confederazione, Karin Keller-Sutter, e il vicepresidente, Guy Parmelin sono partiti alla volta di Washington per cercare di migliorare la situazione. L’obiettivo è stato quello di presentare agli Stati Uniti un’offerta più interessante che possa ridurre i dazi supplementari sulle esportazioni svizzere pur tenendo conto delle richieste statunitensi e del suo presidente Trump.