Stavolta Guido Sassi ci porta «Dietro le quinte»

Se il nuovo libro di Guido Sassi, storico esercente di Piazza della Riforma, fosse un momento della giornata, sarebbe il digestivo al ristorante con gli amici dopo una cena nostrana accompagnata da qualche bicchiere di buon vino. Pancia piena, caminetto acceso, e via di reminiscenze nostalgiche dei tempi che furono e riflessioni più amare su quelli moderni, seguendo il flusso dei pensieri così come sgorgano. Tanto ci si conosce, e si riesce a saltare di palo in frasca tutti assieme, senza perdere il filo.
«Felice di quanto fatto»
Per Sassi è il secondo libro di memorie, e segue di poco più di un anno il fortunato Come su un palcoscenico: la mia Lugano da Piazza Riforma. Nel frattempo, il nostro Piazza della Riforma si appresta a lasciarla - è notizia di qualche settimana fa la vendita del Sass Café a Mario Mantegazza - ed ecco che la nuova pubblicazione (sempre per le Edizioni San Giorgio) è più intima, con il sapore di un arrivederci. Si intitola Dietro le quinte: tavole, segreti e passioni di una Lugano sparita ed è stata presentata nella sala gremita in ogni ordine di posti (e oltre) del Consiglio comunale di Lugano con gli interventi dell’autore, dell’editore Stefano Soldati e dell’ex direttore dell’Hotel Splendide Royal Giuseppe Rossi. A moderare l’evento Matteo Pelli, responsabile del Dipartimento programmi e immagine della RSI. «Sono felice di quello che ho fatto - ha detto Sassi alla platea. - Quando ho iniziato a scrivere il libro non immaginavo ancora che avrei venduto il Sass Café, e se l’ho fatto è anche perché ho visto l’occasione di dare continuità alla nostra piazza della Riforma cedendolo a una famiglia ticinese».
Di cosa parla
Ma torniamo appunto al libro, che si compone di una novantina di pagine e di diverse fotografie d’epoca tratte da diversi archivi - in particolare quello del CdT e dello Splendide - a puntellare i ricordi. Perché di questo si tratta. Sassi parte dai suoi luoghi per poi popolarli di persone, interazioni e avvenimenti. Si va dagli incontri con le celebrità mondiali - si citano Stallone, Spielberg, Mina, Andreotti - a personaggi senza nome che con le loro storie o le loro azione hanno lasciato un’impressione all’autore. Il racconto si fa più sentito nel rievocare in particolare gli episodi dal sapore di «zingarate», come la gara di sci di fondo organizzata in quattro e quattr’otto e alla bell’e meglio per il centro città in occasione della nevicata del secolo del 1985: «Ogni volta che ripenso a quel giorno, rivivo le emozioni di quella straordinaria avventura - scrive Sassi: - il fragore silenzioso dei fiocchi che cadevano, la gioia spontanea dei partecipanti e la consapevolezza che, in quei momenti, la città intera si era unita per creare un’esperienza unica, destinata a diventare leggenda».
E, a proposito di leggende, largo spazio è dedicato ai miti e ai modelli di Sassi, a coloro che hanno contribuito a formarlo. Si va dalla vecchia pasticceria Saipa su piazza Rezzonico all’accoglienza dello Splendide, prima con Aniello Lauro e poi con Giuseppe Rossi; passando per il nonno - il «Sciur Verda», e lo chef Angelo Conti Rossini.
Al centro di tutto ciò, il ristorante Olimpia, un porto franco da cui partire (e tornare) da nuove avventure: il Trenin in stazione, la Birraria di Mendrisio, la Club House del Golf Club di Magliaso, e il sogno della Fattoria, infrantosi fra cantieri e litigi. E, ovviamente, il Sass Café. Il tutto con tinte rosa per il passato e uno sguardo critico per il presente: «Dopo il 2000 qualcosa si è spezzato. O accelerato. Non so dirlo con precisione». E quindi «questo libro non vuol essere né un diario, né un testamento. Ma una raccolta di quadri, voci, suoni e sapori di un tempo che non tornerà. Ho scritto per ricordare e forse per non essere dimenticato. Ma anche per ringraziare. Ringraziare una città che mi ha dato tutto. E adesso è tempo di chiudere il sipario».
