Ticino

Torna a salire il prezzo in Italia e i benzinai ticinesi riprendono fiato

Lo sconto sui carburanti in vigore in Italia da marzo è stato pressoché dimezzato – La decisione di Roma ha portato una boccata d’ossigeno alle stazioni del nostro cantone – Giampietro: «Un primo passo nella giusta direzione» – Lurati: «La situazione resta delicata»
Paolo Gianinazzi
02.12.2022 06:00

I benzinai ticinesi tornano a respirare. Dalla mezzanotte del primo dicembre, lo sconto sui carburanti deciso dal Governo italiano è stato pressoché dimezzato, passando da circa 30 a 18 centesimi (si veda l’articolo a fianco). E, al contempo, nelle ultime settimane il prezzo in terra rossocrociata è sceso in maniera sensibile. Due fattori che, almeno in parte, aiuteranno le pompe di benzina del nostro cantone che, specialmente nella fascia di confine, hanno faticato non poco negli ultimi mesi. O meglio, a partire da marzo, da quando il Governo Draghi ha deciso di tagliare il prezzo dei carburanti per aiutare l’economia. La differenza di prezzo tra un Paese e l’altro, concretamente, in questi mesi ha portato alla chiusura di una decina di pompe di benzina ticinesi (come avevamo riferito l’11 novembre). Ma ora, come conferma al Corriere del Ticino Luca Giampietro, amministratore delegato della City Carburoil, «dopo mesi di buio, in cui le notizie erano tutte negative, vediamo finalmente un primo passo nella giusta direzione».

Bene, ma non benissimo

Già, bastava fare un breve giro tra i benzinai italiani per notare una differenza di prezzo importante tra la sera del 30 novembre e la mattina del primo dicembre. «Questa mattina abbiamo fatto un rilievo della concorrenza italiana, notando che sul prezzo della benzina siamo ormai praticamente allineati, con qualche piccola differenza», rileva Giampietro. E ora, «speriamo che qualche frontaliere torni a fare il pieno qui da noi, oppure che perlomeno i ticinesi non si rechino più oltreconfine». Anche se, va detto, «la situazione sul mercato rimane tesa e ci attende un primo trimestre, l’anno prossimo, abbastanza difficile». Senza dimenticare che in Italia lo sconto non è stato completamente levato e «restano circa 18 centesimi di sgravio sulle accise». Come dire: questo «primo passo in avanti» non è sufficiente per tornare alla situazione pre-guerra in Ucraina. Per tornare a febbraio 2022, quando il turismo del pieno viaggiava nella direzione contraria.

In questo senso, anche il responsabile marketing del gruppo Euro Service, Pietro Lurati, rileva che «malgrado la decisione del Governo italiano la situazione resta delicata». «Oggi è il primo giorno in cui la riduzione dello sconto da parte italiana è in vigore. E l’auspicio è che nelle prossime settimane questa decisione mostri i suoi primi effetti». Anche perché, secondo Lurati, «in Ticino questo è il punto di sopravvivenza». Ma se «il Governo italiano non deciderà nel 2023 di eliminare anche gli ultimi 18 centesimi di sconto, allora sul medio periodo, specialmente nella fascia di confine, altre stazioni di benzina ticinesi potrebbero non farcela». Ecco perché Lurati torna a chiedere un intervento da parte delle autorità, federali o cantonali. «In gioco ci sono posti di lavoro. Persone. Non possiamo sempre stare ad aspettare passivamente le decisioni del Governo italiano. Anche la Confederazione dovrebbe intervenire per salvaguardare i posti di lavoro, come fatto in altri settori durante la pandemia».

In attesa del 2023

«Mi aspetto che le stazioni attualmente chiuse non vengano subito riaperte», rimarca dal canto suo l’amministratore delegato della City Carburoil. «Questi dodici centesimi di differenza non permettono comunque di riaprire. E anche nel nostro caso, le due stazioni che abbiamo chiuso non verranno riaperte dall’oggi al domani. Attenderemo la seconda metà di gennaio, quando la situazione sul fronte italiano sarà più chiara».

Già, perché come spiega Lurati, «alcuni si aspettano che pure lo sconto di 18 centesimi venga eliminato a inizio 2023, mentre secondo altri rimarrà in vigore più a lungo».

In questo senso Giampietro spiega che il primo taglio agli aiuti in vigore da ieri «non porterà grandi miglioramenti a corto termine nella fascia di confine. Tuttavia, perlomeno da Lugano in su, dove abbiamo sofferto a causa del pendolarismo del pieno al contrario, la situazione potrebbe migliorare». Ecco perché, ad ogni modo, per tornare alla situazione pre-guerra, quando gli italiani e i frontalieri venivano in Ticino a fare il pieno, «bisognerà aspettare che il taglio delle accise italiane venga completamente abolito».

E nel frattempo, chiosa invece Lurati, «le stazioni stanno cercando di diversificare la loro offerta, di riposizionare il loro core-business»: «Se prima della crisi l’80% del fatturato dipendeva dalla vendita dei carburanti, oggi stiamo cercando si assottigliare questa percentuale per spalmare meglio le risorse, i costi e i profitti». Una cosa, però, è certa. «In 40/50 anni di attività in questo settore, una situazione così non l’avevo mai vissuta».

Ecco cosa è cambiato da ieri mattina

I prezzi dei carburanti in Italia sono tornati a salire per la prima volta in nove mesi, ossia da quando, a marzo, il Governo allora guidato da Mario Draghi aveva approvato un decreto per tagliare i prezzi e contrastare l’aumento dovuto all’inflazione e alla guerra in Ucraina. Da quel momento, lo sconto di 30 centesimi sulle accise promosso dal Governo era poi stato prorogato ogni mese, fino a novembre. Il 23 novembre, però, l’Esecutivo guidato da Giorgia Meloni ha approvato un nuovo decreto che prevede una riduzione dello sconto a partire, appunto, dal primo dicembre. Concretamente, lo sconto sulle accise è sceso di 10 centesimi. Tuttavia, tenendo conto che sulle accise si applica anche l’IVA al 22%, a conti fatti l’aumento del prezzo alla pompa di benzina sarà di circa 12 centisimi al litro.

La decisione del Governo Meloni frutterà parecchi soldi alle casse dello Stato italiano. Secondo Assoutenti (un’associazione no profit a tutela dei consumatori) il rialzo delle accise si tradurrà in un gettito di circa 317 milioni di euro in più solo nel mese di dicembre.

Per fare qualche esempio, a Cantù la sera del 30 novembre la benzina costava circa 1,6 euro al litro, mentre la mattina seguente il prezzo si aggirava intorno a 1,72 euro. Anche sulla fascia di confine, per fare un altro esempio, abbiamo trovato una pompa di benzina con il prezzo fissato a quasi 1,75 cetesimi di euro al litro.

Per contro, a Magliaso (e dunque a pochi passi dal confine dove in generale il carburante costa meno che nel resto del cantone) abbiamo trovato una stazione che riforniva i clienti a 1,72 euro a litro.

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