Tra aperture e dubbi sul futuro della Polizia

Il documento è corposo: trentun pagine dalle quali potrebbe scaturire il futuro della Polizia ticinese. Facile dunque intuire come gli addetti ai lavori, e in particolare i Comuni, lo studieranno a fondo, principalmente per rispondere ai quesiti di fondo: che cosa cambierà? Quali ripercussioni ci saranno, in particolare per l’autonomia comunale? Quale sarà il margine di manovra è quale il potere decisionale del Cantone?
Mettere tutti d’accordo non sarà evidente e, non a caso, già negli scorsi mesi dalle principali città del Cantone erano state espresse più di una perplessità. Ora, come riferito qui, il rapporto finale sul progetto «Polizia ticinese», che mira a ridefinire i rapporti tra le forze dell’ordine ticinesi, è in consultazione fino al 15 settembre. E qualche apertura dai principali poli del cantone, come vedremo, c’è stata. Ma non mancano anche gli scettici. A partire – ma non è una novità – dalla città di Lugano.


Il Comune, infatti, non ha mai nascosto la sua contrarietà al Polizia unica così come al progetto Polizia ticinese. Tanto che lo scorso novembre quasi tutti i Comuni della Regione avevano sottoscritto una presa di posizione contraria. Allora non vi era ancora nulla di definitivo, mentre da mercoledì si è passati alla consultazione vera e propria. E Lugano, va da sé, non si nasconde: «Il sistema attuale garantisce che siamo la città più sicura, malgrado siamo un lembo di terra incuneato nella Lombardia che ha sempre più problemi di sicurezza. Non vedo francamente tutta questa urgenza di cambiare un modello che funziona bene e garantisce la prossimità e una buona collaborazione con le altre Polizie comunali e con la Cantonale», afferma la capodicastero Sicurezza Karin Valenzano Rossi. «Esamineremo il progetto e dopo averne capito l’impatto vedremo. Ci sono in Ticino temi di riforma più urgenti come la Giustizia, le nomine dei magistrati, la riforma delle ARP, la casa della Giustizia, settori che oggi faticano molto mentre la Polizia sta bene. Insomma perché cambiare una squadra che vince, se non per travasare ulteriori oneri ai comuni, togliendo loro autonomia?».


Il progetto, invece, è visto di buon occhio nella capitale. «È ancora prematuro esprimersi sui dettagli del progetto», premette il capodicastero Sicurezza di Bellinzona, Mauro Minotti (Lega). E il documento, dunque, «andrà analizzato nelle prossime settimane». Ma, al netto dei dettagli, secondo Minotti si tratta «di un progetto valido e che va nella buona direzione». Detto altrimenti: «Mi pare di poter dire sia stato fatto un buon lavoro. E se il progetto andrà in porto dovrebbero essere migliorate le sinergie tra Cantone e Comuni, definendo meglio chi fa cosa». Un aspetto importante, secondo Minotti, «per poter razionalizzare le risorse a disposizione, soprattutto in un periodo complesso come quello attuale». Insomma, chiosa il capodicastero, «non ne abbiamo ancora parlato in Municipio e dovremo analizzare tutti i dettagli, ma posso comunque affermare che l’approccio è stato positivo».


Anche a Locarno si guarda con interesse al rapporto. «È un passaggio importante per tutto il cantone. Come capodicastero Sicurezza accolgo con interesse l’avvio della consultazione; è fondamentale che i Comuni possano far sentire la loro voce in maniera costruttiva», afferma la municipale Elena Zaccheo. Come detto, il documento è fresco di invio ed è prematuro trarre conclusioni, ma – prosegue Zaccheo – «è evidente che ci troviamo di fronte a proposte che possono incidere in modo profondo sulla sicurezza pubblica e sull’autonomia regionale. È importante che questa riforma non perda di vista le specificità locali e la ricchezza delle esperienze maturate nei comuni. Locarno investe da anni nella sicurezza ottenendo risultati concreti, è dunque auspicabile un equilibrio tra la visione cantonale e le autonomie comunali in modo da non compromettere l’operatività della Polizia». La consultazione, conclude la nostra interlocutrice, «può essere l’occasione per rafforzare la collaborazione tra Cantone e Comuni. Auspico un dibattito aperto, franco e orientato a soluzioni pragmatiche che non perdano di vista la sussidiarietà e l’autonomia».
A non sbilanciarsi, invece, è il capodicastero di Mendrisio, Samuel Maffi. E questo per un motivo molto semplice: il suo è un duplice ruolo; oltre a essere municipale nel magnifico borgo ha fatto parte del gruppo di lavoro che ha redatto la proposta ora in consultazione. «Naturalmente vuol dire che io approvo i contenuti del rapporto. Ma il tema è sia tecnico che politico. Mi astengo dunque dal commentare», afferma al Corriere del Ticino. «Da parte mia c’è stato un rispetto scrupoloso per il lavoro fatto nel gruppo di lavoro. E quindi anche per i collaboratori del mio dicastero questo progetto è una novità. Ci prenderemo quindi il tempo per analizzarlo assieme e valutare eventuali criticità che potrebbero essere rilevate da parte loro. E poi, ovviamente, avverrà la discussione in Municipio, perché come detto il tema oltre a essere tecnico è anche politico».
Una doccia fredda per Stabio e Losone
«Una sorpresa? Assolutamente sì, quando ho letto il vostro articolo sono rimasta basita». A commentare il progetto «Polizia ticinese» è anche la capodicastero sicurezza del Comune di Stabio, Francesca Frigerio. Il motivo? Il Comune momò, assieme a quello di Losone, se dovesse essere approvato il progetto ora in consultazione, rischierebbe molto concretamente di dover rinunciare al proprio corpo di Polizia. Nel progetto è infatti previsto un numero minimo di agenti per poter formare una PolCom: 13, a cui dovrebbe aggiungersi un comandante. Stabio, però, può oggi contare su cinque agenti e un comandante. «Quando lo scorso anno siamo stati convocati dal cantone assieme a tutti i capodicastero sicurezza, conscia del fatto che il nostro corpo di Polizia è il più piccolo del cantone, avevo espressamente chiesto se il numero minimo di agenti avrebbe fatto parte del progetto», spiega Frigerio. «Mi era stato risposto di no. Quindi stamattina ci è piombata una tegola sulla testa». È evidente, dunque, che Stabio sarà contraria a tale criterio. «Non ne abbiamo ancora discusso in Municipio. Ma a titolo personale posso dire di essere assolutamente contraria, perché vedo tutti i giorni che cosa significhi fare polizia di prossimità per la popolazione». Prossimità che, va da sé, senza un corpo di polizia proprio verrebbe a mancare. C’è poi un altro aspetto che, al netto del numero minimo di agenti, metterebbe in difficoltà Stabio. La copertura oraria minima da garantire: dalle 6 alle 22 da domenica a mercoledì, dalle 6 alle 2 dal giovedì a sabato. Orari che, spiega Frigerio, «sarebbero impossibili da rispettare per un corpo di polizia come il nostro, composto da sei persone».
Da canto suo, il vicesindaco e capodicastero Sicurezza di Losone, Fausto Fornera, spiega che il Municipio «leggerà con attenzione e anche con una certa preoccupazione il rapporto, visto che il nostro sarebbe uno dei due Corpi di Polizia destinati a sparire. Il nostro obiettivo è mantenerlo, se possibile».