Salute

Tutti vogliono la puntura per dimagrire, ma «non può sostituire dieta e attività fisica»

Secondo la dietista Pamela Beltrametti, farmaci come Saxenda, Ozempic e Wegovy sono armi efficaci contro obesità e sovrappeso, ma avverte: «C'è una prescrizione selvaggia, è controproducente prenderli per qualche chilo di troppo e senza una dietoterapia»
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Michele Montanari
02.12.2023 09:30

Sui social media vengono dipinti come elisir miracolosi. Per gli addetti ai lavori, sono medicamenti efficaci ma da prendere con le dovute precauzioni. Già, perché gli effetti collaterali possono essere importanti. Parliamo dei principi attivi liraglutide e semaglutide, presenti nei farmaci antidiabetici sempre più spesso prescritti alle persone obese o in forte sovrappeso. Dopo la moda esplosa negli Stati Uniti, la situazione, in poco tempo, è sfuggita di mano: sul web sono stati venduti come la soluzione definitiva per perdere i chili di troppo e diversi VIP hanno confessato di farne uso per restare in forma. Inevitabilmente, è scattato l’assalto alle farmacie. Ticino compreso. Di fronte al rischio di carenza dei prodotti per i pazienti affetti da diabete di tipo 2, lo scorso ottobre medico e farmacista cantonale sono corsi ai ripari: Ozempic e Saxenda sono ottenibili solo se riconosciuti dalla propria cassa malati. All’equazione si è recentemente aggiunto, in Svizzera, il Wegovy, altro farmaco antiobesità contenente il principio attivo semaglutide: i pazienti potranno riceverlo solamente in base alle indicazioni definite da Swissmedic e sotto prescrizione medica. Ma il boom di punture per dimagrire che impatto ha sui metodi più classici per perdere peso? Che fine farà la classica dieta fatta di alimentazione corretta ed esercizio fisico?

Prescrizione selvaggia

Per la dietista Pamela Beltrametti, questi farmaci oggi rappresentano armi in più per combattere l’obesità e il sovrappeso. Inutile dire che recentemente hanno avuto un impatto sul mestiere di dietista, specialmente per quel che concerne la formazione: «Se prima conoscevamo la fisiologia di questi principi attivi, agonisti del GLP-1 (un ormone liberato dalle cellule intestinali che favorisce il senso di sazietà e rallenta lo svuotamento gastrico, ndr), ora li dobbiamo conoscere in termini di farmacoterapia, quindi capire come la molecola funziona e che effetti collaterali può dare. Dobbiamo avere delle buone conoscenze per poter supportare i nostri clienti. Questi farmaci esistono da diversi anni, ma solo recentemente il loro utilizzo è esploso, quindi abbiamo dovuto aggiornarci». Beltrametti prosegue: «Ultimamente sono state eccessivamente colpevolizzate tutte le persone che ne hanno fatto uso per dimagrire. Ma va sottolineata una cosa: anche chi è obeso o in sovrappeso con comorbidità ne ha bisogno, non solo i diabetici. La prescrizione di questi farmaci, purtroppo, è stata molto selvaggia e a volte inappropriata, ma medicamenti come il Victoza o il Saxenda sono veramente di grande aiuto per la persona che soffre di obesità o sovrappeso». Per Swissmedic il criterio per la somministrazione di liraglutide e semaglutide prevede un'obesità caratterizzata da un indice di massa corporea (IMC) superiore a 30, oppure un IMC compreso tra 27 e 30 con la presenza di una malattia legata al peso.

I dietisti, dunque, non guardano con sospetto a questi medicamenti usati per dimagrire, se prescritti in maniera appropriata per malattie tutt’altro che trascurabili: stando a un'indagine del 2022, condotta dall'Ufficio federale di statistica (UST), in Svizzera il 31% della popolazione di età superiore ai 15 anni è in sovrappeso e il 12% presenta obesità. È però importante che prodotti come Saxenda, Ozempic e Wegovy siano accompagnati da attività fisica e un’alimentazione adeguata, anche perché, sottolinea Pamela Beltrametti «sono molti gli effetti collaterali, cominciando dal senso di inappetenza, di nausea e di disgusto per il cibo, fino a disturbi più gravi. Il lavoro sui pazienti deve essere multidisciplinare, non deve fermarsi all’utilizzo del medicamento».

Si rischia di tornare ai piedi della scala

Al boom di richieste ha, infatti, contribuito una prescrizione non troppo ragionata, per usare un eufemismo, da parte di alcuni medici. La dietista evidenzia: «Pensiamo al Saxenda, ha effetto se accompagnato da attività fisica e una dietoterapia, come prevede d'altronde la LAMal. Se una persona lo utilizza per 3 o 6 mesi, senza un lavoro multidisciplinare, quando smette si ritrova ai piedi della scala. Tempo qualche settimana, e tutto quello che era stato mandato in remissione dalla molecola, la quale agisce sulla parte del cervello che regola la fame e il senso di sazietà, riparte. Quindi una persona non “inquadrata” si ritrova drammaticamente nella stessa identica situazione. Anzi peggio, perché non solo il peso fa come un effetto yo-yo, ma, essendo la molecola pensata per proteggere gli organi interni, possono tornare problemi, ad esempio al fegato, che erano andati in remissione durante l’utilizzo del farmaco». Secondo l’esperta, dunque, dovrebbe esserci più collaborazione tra i professionisti: «Dopo una prescrizione, il medico dovrebbe restare in contatto con il fisioterapista, con il dietista piuttosto che con un collega medico nutrizionista. L’approccio deve essere multidisciplinare, per far sì che una terapia per combattere l’obesità funzioni. Altrimenti resta l’opzione del trattamento chirurgico».  

Qualche chilo di troppo, ne vale la pena?

Per quanto riguarda invece la prescrizione di un farmaco come il Wegovy per perdere qualche chilo di troppo, la dietista ha molte riserve: «Bisogna valutare bene i numerosi effetti collaterali, anche gravi. E allora è giusto chiederselo: ha senso prescrivere una molecola che può dare così tanti problemi quando non è strettamente necessario? In questo caso, parliamo del semaglutide: occorrerebbe una anamnesi approfondita, la conoscenza della storia medica di una persona e pure della sua famiglia. Anche per capire se c’è una familiarità per certi tipi di tumori». Va sottolineato che, ad oggi, non ci sono evidenze che confermino un legame tra l’assunzione di analoghi del GLP-1 e un aumentato di rischio di sviluppare un tumore, anche se la situazione è monitorata dagli enti di vigilanza farmacologica: test sugli animali hanno infatti dimostrato un lieve aumento di neoplasia midollare della tiroide e per cautela, nei pazienti con pregresso tumore alla tiroide, è preferibile non utilizzare il semaglutide.

Una questione psicologica

Quando si parla di 10-15 chili di sovrappeso, la cassa malati non copre le spese sui farmaci dimagranti, quindi si può arrivare a spendere centinaia di franchi al mese di tasca propria. Ed è più che comprensibile, secondo Pamela Beltrametti: «Ci sono persone che magari da anni cercano di dimagrire, senza successo, e vivono malissimo quei 10 chili di troppo. Quella che a loro sembra una catastrofe dal punto di vista fisico, probabilmente andrebbe affrontata come una riflessione sull'accettazione di sé. Siamo più nell’ambito psicologico e il farmaco potrebbe avere un impatto anche peggiore in questo senso. Una volta persi quei 10 chili, se alle spalle non ci sono attività fisica e monitoraggio alimentare, si ritorna al punto di partenza e si ha l’impressione di aver fatto tanta fatica per niente. Ci si può ritrovare depressi perché i farmaci non hanno funzionato, senza contare il rischio di sviluppare disturbi alimentari».