Una Cenerentola che diventa gioiello: il Castello San Materno di Ascona compie dieci anni

Era in disuso da decenni. In stato di completo abbandono. Il Castello San Materno di Ascona, però, stava per trasformarsi in un gioiello, con grande sorpresa di tutti. Da brutto anatroccolo a maestoso cigno reale, da Cenerentola a principessa. Come ha ricordato l’ex sindaco Luca Pissoglio, nella presentazione di giovedì scorso, la notizia «incredibile» era arrivata «una mattina della primavera del 2011: Urs Ris mi informa che qualcuno era alla ricerca di una sede per esporre una collezione prestigiosa».
Si trattava della fondazione per la cultura Kurt e Barbara Alten (per il tramite di Hubertus Melsheimer), che aveva messo gli occhi proprio sull’antico maniero, restaurato agli inizi del secolo scorso e acquistato dal Comune nella metà degli anni Ottanta per mezzo milione.
«Lavori alla massima velocità»
Pissoglio ricorda di aver subito interrotto le consultazioni nel suo studio, «precipitandomi nella fiduciaria di Urs» a discutere i dettagli. Il resto è storia: incontri e visite tra Ascona e Zurigo, più la visita a Beatenberg, dov’erano depositati i quadri della collezione. «Alla loro vista, restammo senza parole! Ma l’incontro decisivo fu a Zurigo, con l’avvocato Burkhard Scherrer, dove trovammo l’accordo definitivo (tre milioni da parte della fondazione più 4,5 poi votati dal Consiglio comunale, ndr). Il precario stato di salute di Barbara Alten ci ha spinti a lavorare alla massima velocità, così da permetterle di partecipare all’inaugurazione». Cosa poi avvenuta, il 4 aprile 2014. Dieci anni dopo, è sempre la stessa fondazione, con la presidente Ilse Ruch e la figlia dei fondatori, Sabine Alten, oltre agli altri membri, a continuare a seguire da vicino e con passione il museo, sotto la supervisione del curatore, Harald Fiebig.


La casa della virtuosa di danza
Le opere sono state accompagnate, lungo tutto l’arco temporale, da svariate mostre temporanee (come quella ancora in corso fino al 29 settembre e dedicata a Karl Hofer).
Michela Ris, 45 anni,vicesindaca di Ascona e per dieci anni capodicastero cultura del Borgo (oggi ripreso dal municipale Stefano Steiger, con il rinnovo delle elezioni comunali di aprile), fa strada verso la collinetta di un luogo «mitico. L’insediamento originale risale attorno al sesto-ottavo secolo. All’inizio del Novecento è stato acquistato dalla famiglia Bachrach, in seguito donato alla figlia Charlotte Bara, fra l’altro famosissima virtuosa di danza moderna, per farne la sua abitazione». La donna (dal cognome accorciato per motivi artistici), rimarrà la proprietaria fino alla morte, nel 1986.
Un affresco degno di nota
All’interno, appena oltrepassato l’ingresso, sulla sinistra dopo una breve rampa di scale, ecco il salone sfruttato per prove e le dimostrazioni nella ristretta cerchia della danzatrice. Le lunghe sedute in legno, che una volta permettevano agli speciali spettatori di accomodarsi, e oggi sono dedicate ai visitatori, che possono così rimirare da vicino la prima serie di quadri dell’esposizione.
«Legato a questa struttura c’è il vicino Teatro San Materno, luogo ideale per le esibizioni pubbliche», spiega la nostra interlocutrice, mentre tornando sui suoi passi mostra un’ulteriore chicca: «Una cappella in stile romanico risalente a fine undicesimo secolo, con dipinta la Majestas Domini, una rappresentazione del Cristo circondato dai simboli dei suoi evangelisti.
Il restauro lo ha liberato dagli strati applicati a inizio Novecento. Una pittura murale medievale di grande qualità, non solo a livello ticinese ma anche lombardo».
La vita dell’ex fortilizio
Una teca di vetro, nella stanza al piano di sopra, mette in mostra alcuni cimeli conservati in maniera impeccabile. Scarpe da ballo impiegate da Charlotte Bara, alcune istantanee con lei in posa coreografica con tanto di costume. Sollevando lo sguardo verso l’alto, il soffitto rivela un altro grande dipinto murale. Un sole al centro e un cielo azzurro, un’opera commissionata dai genitori di Charlotte in quel che un tempo era la camera da letto di Elvira, sua madre.
«Oggi non sono più io la capodicastero», ammette Ris. «Ma spero che anche in futuro la fondazione continui a organizzare mostre. E magari lavorare affinché il castello e il suo splendido giardino, nel quale peraltro si trova l’opera di Pistoletto ‘Terzo Paradiso’, possano essere affittati per eventi privati. Inoltre, lo spazio verde stesso potrebbe ospitare altre manifestazioni», conclude la vicesindaca.