Calcio

Va bene l'AIL Arena, ma Joe Mansueto vuole uno stadio tutto suo

Il numero uno dell’FC Lugano ha presentato pubblicamente il progetto e l’area per regalare un impianto di proprietà ai Chicago Fire - L’arena, da 22.000 posti, verrà finanziata interamente dall’imprenditore con 650 milioni di dollari - Si punta all’inaugurazione per la stagione 2028
Il «rendering» dello stadio pianificato dalla proprietà dei Chicago Fire. © Dearchicago.com
Massimo Solari
04.06.2025 16:32

Mentre in piazza Cioccaro veniva aperto al pubblico l’AIL Arena Experience Center, nelle bucalettere virtuali dei cittadini nordamericani e ai principali quotidiani dell’Illinois veniva consegnato un messaggio. «Dear Chicago: a letter from club owner Joe Mansueto». Sì, una lettera - molto intima - del numero uno dei Fire e dell’FC Lugano. Ma per annunciare che cosa? Traduciamo: «Il calcio è il gioco mondiale e una città di livello mondiale come la nostra merita un club di livello mondiale con una casa all’altezza e della stessa caratura». Insomma, lo avrete intuito. Mansueto è uscito allo scoperto, annunciando pubblicamente l’intenzione di realizzare uno stadio di proprietà per la sua prima creatura e nel cuore della città.

Il miliardario americano ha individuato nell’area dismessa di South Loop, a sud della Roosevelt Road e lungo il Chicago River, il terreno ideale per realizzare la futura arena dei Chicago Fire. E ciò grazie alla collaborazione con la società immobiliare Related Midwest, proprietaria della superficie di 62 acri che in passato era stata sedotta da molteplici progetti, poi naufragati: dalla seconda sede di Amazon al quartier generale della United Airlines, passando per il casinò cittadino, la JPMorganChase o ancora il centro di ricerca della University of Illinois.

«Pago tutto io»

A mettere per primi gli occhi sull’ex scalo ferroviario, in realtà, erano stati i cugini del baseball, i White Sox, pure alla ricerca di una nuova dimora. Già, peccato che per concretizzarla erano stati chiesti più di 1 miliardo di dollari di fondi pubblici, rendendo inevitabile la reazione contrariata di autorità e contribuenti. Mansueto, lui, intende muoversi in tutt’altra direzione. L’operazione verrà infatti finanziata interamente dal patron dei Fire, con la bellezza di 650 milioni di dollari. Da un lato proprio per evitare al massimo le resistenze politiche. Dall’altro per una questione di principio. «La maggior parte del valore è attribuito al marchio sportivo. Quindi è giusto che sia il club a farsi carico dei costi di costruzione» ha spiegato Mansueto.

Ma di che genere d’infrastruttura parliamo? Se al posto di Cornaredo sorgerà uno «stadio boutique unico in Europa», pure a Chicago si è ragionato su numeri adeguati al contesto, e cioè quelli di una squadra che nell’ultima stagione di MLS ha - in media - riempito solo un terzo dei 61.500 posti a sedere del Soldier Field, l’impianto più esiguo del campionato di NFL che ospita altresì i Bears. Di qui la capacità di 22.000 spettatori pianificata per il nuovo stadio dei Fire.

Il 78. quartiere cittadino

Ad abbozzare i tratti principali dell’arena è stato Gensler, noto studio di design e architettura che in America si è già fatto apprezzare in ambito sportivo. «Vogliamo creare una fortezza, un impianto da tutto esaurito a ogni gara e con il quale intimidire i nostri avversari» l’auspicio di Mansueto, che non si distanzia molto dalle dinamiche desiderate da Mattia Croci-Torti all’interno dell’AIL Arena. La visione dell’imprenditore e fondatore della Morningstar, ad ogni modo, va oltre alle sfide di 90 minuti. L’obiettivo di Mansueto e soci, in effetti, è quello di «rivitalizzare» una parte dormiente di Chicago. Una zona, non a caso, identificata come il potenziale 78. quartiere della città. Il concetto chiave, of course, sarà «fan experience», prima, durante e dopo i match. «Ma anche posti di lavoro duraturi» ha sottolineato il patron di Fire e Lugano. «Si tratta di investire a favore di Chicago, non solo nei giorni delle partite, ma ogni giorno, come partner impegnato della comunità» ha indicato Mansueto nella sua lettera.

Per il proprietario della franchigia dell’Illinois - controllata al 100% dal 2019 - lo stadio costituisce «un altro tassello del puzzle». Il puzzle, citiamo, di un club «in ascesa». Con la prima qualificazione ai playoff dell’era Mansueto ancora in sospeso, il discorso è senz’altro valido sul piano infrastrutturale. Sì, perché lo scorso marzo i Chicago Fire hanno altresì inaugurato una delle migliori strutture d’allenamento della lega, l’Endeavor Health Performance Center. Costo dell’operazione? Altri 100 milioni di dollari. E ciò a riprova della sensibilità in materia di Mansueto.

Tabella di marcia «aggressiva»

La futura casa del Lugano, lo ricordiamo, aprirà i battenti all’alba della stagione 2026-27. Per il nuovo stadio dei Chicago Fire si punta invece a una tabella di marcia «aggressiva», con l’avvio del cantiere pianificato tra la fine di quest’anno e l’inizio del prossimo, mentre la messa in funzione dell’impianto dovrebbe coincidere con l’inizio del campionato 2028. «Joe Mansueto non sta solo costruendo uno stadio di calcio, ma sta ridisegnando il futuro del calcio a Chicago», ha dichiarato in merito il commissario della MLS Don Garber. «Questo è uno dei progetti infrastrutturali più ambiziosi nella storia della Major League Soccer e riflette in modo significativo lo straordinario impegno di Joe nei confronti dei Fire, dei tifosi e della città». Beh, ne sanno qualcosa pure i luganesi, in queste ore catapultati nell’AIL Arena attraverso le esperienze sensoriali disponibili al civico numero 3 di piazza Cioccaro. Per concretizzare le 128 proposte di migliorie agli interni dello stadio, Mansueto ha accordato ai vertici del club bianconero quasi 20 milioni di franchi.

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