Il caso

Vernice rossa: da sdegno, a sorpresa, a caso chiuso

Bellinzona, il Municipio non ricorrerà alla Corte dei reclami penali contro l'abbandono del procedimento per quanto capitato oltre un anno fa - Allora venne imbrattata la soglia dell'ufficio del sindaco Mario Branda
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Alan Del Don
06.05.2025 15:14

Dallo sdegno al colpo di scena, a caso chiuso, infine. Il Municipio di Bellinzona non ricorrerà alla Corte dei reclami penali contro l’abbandono del procedimento, come anticipato dal Corriere del Ticino un mese fa, a carico di un imprenditore della regione per il caso della vernice rossa gettata il 26 gennaio 2024 sulla porta e sulla soglia dell’ufficio del sindaco Mario Branda a Palazzo Civico. Lo ha reso noto lo stesso Esecutivo rispondendo all’interpellanza inoltrata dai consiglieri comunali dell’MPS Martino Colombo e Matteo Pronzini. La decisione del giudice Manuel Bergamelli della Pretura penale, pertanto, è definitiva. 

Le spiegazioni

Il processo il 2 aprile scorso non era stato celebrato perché, uno, la querela (presentata lo stesso giorno dei fatti) non è valida essendo stata firmata solo dal segretario comunale. E, due, in quanto «risulta in modo evidente che il danneggiato è il proprietario dell’edificio, quindi il Comune, e non l’Esecutivo, che è l’organo che lo rappresenta», aveva motivato il giudice Manuel Bergamelli.

Numerose denunce

«Come da prassi consolidata, a sporgere le denunce per danneggiamento sono i funzionari comunali incaricati della gestione dei beni in oggetto», ha osservato il Municipio ieri sera durante la seduta straordinaria del Legislativo della capitale. Ciò significa che l'Esecutivo delega il compito di denunciare i danneggiamenti ai beni comunali, appunto, ai funzionari responsabili. Negli ultimi dieci anni, ha specificato ancora il consesso, sono state sporte «numerose» denunce da parte della Città. Nessuna è stata respinta. Ma una, appunto, è stata considerata non valida dalla Pretura penale.

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