Il commento

Addio a Carletto Mazzone, uomo di un calcio romantico

Con la scomparsa dell'allenatore si spegne il ricordo di un calcio pulito, quello che regala emozioni, felicità e fa piangere
Mauro Spignesi
20.08.2023 06:00

Il calcio romantico, quello che non c’è più, ha perso ieri, a 86 anni, uno dei suoi protagonisti: Carletto Mazzone. È scomparso mentre gli arabi colonizzano il calcio mondiale a suon di milioni di dollari. Lui, l’allenatore che dopo 795 panchine nel 2006 aveva capito che il suo mondo era profondamente cambiato e aveva detto basta, era un cane sciolto e per questo libero. E grazie alla libertà ha dimostrato che per entrare nella storia del calcio non basta solo vincere. Spesso conta di più l’amore e il ricordo che lasci. Lo si capisce ascoltando tanti campioni che lo consideravano un secondo papà. Basta vedere cosa hanno detto di lui nel documentario «Come un padre» su Prime Video Roberto Baggio, Pep Guardiola, Francesco Totti, Andrea Pirlo, o il suo allievo Claudio Ranieri.

Carletto Mazzone era un uomo schietto, capace di momenti d’ira che si spegnevano con un buffetto sulla guancia o una pacca sulla spalla. Starlo ad ascoltare mentre metteva in successione aneddoti e ricordi era uno spasso unico. E poi era sorprendente e ironico. Quando era allenatore del Cagliari, che portò a una storica qualificazione in Coppa UEFA, a Natale i cronisti che seguivano la squadra rossoblù si videro recapitare un pacco con un paio di scarpe (aveva azzeccato con la complicità di qualche amico anche i numeri esatti) e un biglietto d’auguri. Gli chiesero, così, per curiosità, perché quella  scelta. E lui sornione: «Perché per trovare le notizie bisogna consumare le suole».

Ironico, dunque, ma anche profondamente onesto. Capace di ammettere un suo errore senza giri di parole e poi leale. «Vi basta la parola di Carlo Mazzone», diceva spesso quando qualcuno insinuava un dubbio. Famosa la corsa sotto la Curva dell’Atalanta, e il bel gesto di Pep Guardiola che allenò al Brescia. Nel 2009 l’attuale allenatore del Manchester City vinse la Champions League con il Barcellona davanti a Mazzone, che aveva invitato allo Stadio Olimpico, e alla fine dichiarò: «Vorrei dedicare questa vittoria al mio maestro Mazzone: sono orgoglioso di averlo avuto come tecnico». Ecco perché con Mazzone si spegne il ricordo di un calcio pulito. Quello che regala emozioni, felicità e fa piangere.

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