L'editoriale

Bellinzona ombelico della Svizzera

Per quattro giorni, con la Festa federale della musica popolare, la capitale ha attirato appassionati e semplici curiosi da ogni angolo del Paese
Alan Del Don
25.09.2023 06:00

Fra esattamente un mese, il 25 ottobre, saranno trascorsi tredici anni dalla posa della prima pietra del Tribunale penale federale a Bellinzona. In quel lunedì uggioso e ventoso (non poteva essere altrimenti, d’altronde), gli occhi della Svizzera intera si posarono sulla capitale ticinese. Federalismo. Coesione nazionale. Equilibrio fra regioni, culture e lingue. Attenzione alle minoranze. Tutti concetti snocciolati durante la simbolica cerimonia che hanno fatto sentire la Turrita, non ancora aggregata, per la prima volta da un po’ di tempo più grande. Più importante.

È capitato lo stesso in occasione della Festa federale della musica popolare conclusasi ieri. Per quattro giorni Bellinzona è stata l’ombelico della Confederazione, attirando appassionati e semplici curiosi da ogni angolo del Paese. Lo jodel è risuonato tra i castelli, lo schwyzerörgeli ha allietato l’immancabile visita al mercato del sabato, i cucchiai di legno picchiettati sulla coscia e sull’avambraccio hanno sostituito quelli del caffè, mentre la melodia sprigionata dai corni delle Alpi ci ha fatto tornare per un attimo bambini, come l’Heidi narrata da Johanna Spyri che corre tuttora felice nei prati. Non è più semplice folklore.

Oltre alla «Ländlermusik» e alle «Ländlerkapelle» c’è (molto) di più. Nell’ultimo mezzo secolo abbondante sono nati stili inconfondibili che distinguono le varie regioni. E che, uniti, creano quel senso di appartenenza e di orgoglio che veicola alla perfezione i valori fondamentali e fondanti della Svizzera, quali l’accoglienza, la solidarietà, il plurilinguismo, la multiculturalità. L’esempio più emblematico è quello degli «Stubeten Musikantenhöcks», quando cioè dei musicisti si ritrovano per caso in un bar ed improvvisano. È successo, eccome, anche nella Turrita: il trio argoviese, gli Ohalätz solettesi, il patois del Vallese romando ed il dialetto ticinese dei Ratatagnöl miscelati in un’unica voce. Quella dell’Elvezia, rurale nelle radici, forse, ma moderna nello spirito e nella visione.

E che bello, poi, che tutto questo sia coinciso con il 175. della prima Costituzione federale, ma anche con i 145 anni dalla scelta di Bellinzona quale capitale stabile del Cantone Ticino. Aggiungiamoci pure i 60 anni dell’Associazione svizzera della musica popolare ed il quadro è pressoché completo. La città della Fortezza targata Unesco si è messa in vetrina e prestissimo, ne siamo convinti, beneficerà di questa visibilità assicurata dalle dirette televisive, dalle trasmissioni radiofoniche e dagli articoli della stampa scritta ed online. Molti di coloro che sono stati a Crans-Montana, che ha ospitato l’evento nel 2019, ci sono tornati in qualità di turisti.

A fronte di un budget di 1,8 milioni, le ricadute economiche generate direttamente dalla manifestazione - sommate a quelle eventuali a medio-lungo termine - potrebbero essere per la capitale ticinese 15-20 volte superiori. La Turrita, non a caso, con lungimiranza, ha già iniziato a coltivare dei contatti oltre San Gottardo. Si pensi al gemellaggio con Lucerna, non solamente turistico, ma anche istituzionale, attraverso un tavolo politico permanente. Il Municipio ha inoltre intensificato i rapporti con i principali centri urbani a nord delle Alpi. È una città di oltre 45.000 abitanti con prospettive di sviluppo socioeconomico interessanti ed è giusto che si profili pure sul piano nazionale. Entro quattro lustri smetterà in parte i panni di polo amministrativo per indossare quelli di «casa» dell’innovazione, della ricerca e delle scienze della vita. Una svolta epocale resa possibile dall’aggregazione. Sarà tutt’altra musica. Quando bionda Bellinzona, il mattin l’indora.  

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