Il commento

Candidati pronti al via

Per conoscere i nomi dei vincitori dei Quartz 2023 bisognerà attendere la cerimonia di premiazione che si terrà la sera del 24 marzo a Ginevra – Una decina di giorni prima saranno assegnati i premi Oscar –
Antonio Mariotti
28.01.2023 06:00

Le prime settimane dell’anno portano come sempre con sé le lunghe liste dei candidati ai molteplici premi che vengono assegnati dalle varie «Academy» sparse in giro per il mondo. Il mondo del cinema persiste nel premiare se stesso, come sua consuetudine da quasi un secolo a questa parte, visto che gli Oscar - antesignani in questo campo - giungono quest’anno alla 95. edizione. E ciò accade senza nessuna remora particolare, come succede del resto anche ai principali festival le cui giurie ormai da parecchi anni a questa parte non vedono quasi più tra le loro fila artisti o scrittori ma solo «addetti ai lavori». Un comportamento che si potrebbe definire incestuoso e che porta con sé degli inevitabili conflitti d’interesse, generalmente considerati come del tutto accettabili.

Prima di prendere in considerazione le rose di personaggi e titoli in corsa per gli Oscar, occupiamoci delle candidature ai Quartz 2023, i premi del cinema svizzero, annunciate nei giorni scorsi a Soletta nell’ambito delle 58. Giornate. Un verdetto che ha riservato poche sorprese, visto che a far incetta delle laute somme abbinate alle candidature sono stati i tre lungometraggi presentati quasi un anno fa alla 72. Berlinale: La ligne di Ursula Meier, Drii Winter di Michael Koch e Unrueh di Cyril Schäublin. Nella categoria riservata ai migliori lungometraggi, a queste opere se ne aggiungono altre due (El Agua e Foudre) realizzate da altrettante registe, mentre se si passano in rassegna i cinque titoli in corsa per il Quartz del migliore documentario si scopre che si tratta di opere tutte dirette da donne, tra le quali c’è anche la giovane ticinese d’origine Lila Ribi con il suo (Im)mortels. Un risultato che si presta ad alcune considerazioni. Primo, il cinema svizzero - ormai da anni ma la tendenza è sempre più netta - ha perso per strada qualsiasi riflesso maschilista, ammesso che ne abbia mai avuti: in molti ambiti (pensiamo alla produzione) le donne dominano la scena conseguendo ottimi risultati e i giusti riconoscimenti. Secondo, le produzioni ticinesi fanno da sempre un’enorme fatica a farsi notare in questo contesto, fors’anche perché la percentuale di italofoni tra i membri dell’Accademia del cinema svizzero è davvero minima. E ciò al di là dei buoni segnali giunti nei giorni scorsi da Soletta. Terzo, il fatto di essere stati selezionati (e magari anche premiati) a un festival importante come quello di Berlino è sinonimo di grande visibilità mediatica soprattutto nella Svizzera tedesca e quindi anche di maggiore attenzione da parte di tutto l’ambiente.

Per conoscere i nomi dei vincitori dei Quartz 2023 bisognerà attendere la cerimonia di premiazione che si terrà la sera del 24 marzo a Ginevra. Una decina di giorni prima invece, nella notte tra il 12 e il 13 marzo al Dolby Theatre di Los Angeles, saranno assegnati i premi Oscar, le cui candidature sono state rese note qualche giorno fa. Un risultato quasi sempre difficile da interpretare alle nostre latitudini poiché non tutti i film in lizza hanno già varcato l’oceano. Quest’anno però ben nove dei dieci candidati al miglior film sono già giunti nelle sale del vecchio continente: l’unico ancora inedito è infatti Women Talking della canadese Sarah Polley, mentre è imminente l’uscita di Tàr diretto da Todd Field. Difficile dire chi farà il pieno di statuette, anche se nei panni del grande favorito c’è il 76.enne Steven Spielberg con il suo The Fabelmans (già trionfatore ai Golden Globes) e in quelli di sorprendente outsider l’originale Everyrhing Everywhere All at Once degli spregiudicati «Daniels» (Dan Kwan e Daniel Scheinert, 63 anni in due) . Una loro consacrazione sarebbe una sorpresa e un enorme segnale di rinnovamento per Hollywood, ma pensando che alla fine Spielberg di Oscar ne ha vinti «soltanto» tre (miglior film e miglior regia per Schindler’s List, miglior regia per Salvate il soldato Ryan) non è escluso che l’Academy gli regali il poker per un’opera sì molto più personale delle altre due. Spostandoci nella categoria del miglior film internazionale, da notare la preponderanza di produzioni europee tra i candidati (4 su 5). Un segnale poco confortante soprattutto per la cinematografia asiatica (del tutto assente dalla lista) e che anche in questo caso propone una sfida intergenerazionale di grande interesse: quella tra l’84.enne Jerzy Skolimovski (e il suo impagabile E/O) e il 31.enne Lukas Dhont (con il suo profondo Close). Vinca il migliore dunque. Ovvero chi avrà raccolto più voti, giovane o vecchio che sia.