Care ragazze, c'è ancora tanto lavoro

Facendo gli scongiuri, domani sera l’Europeo della Svizzera femminile potrebbe arrivare ai titoli di coda, ma forse nemmeno il più ottimista degli appassionati si sarebbe aspettato che le rossocrociate riuscissero a sollevare tanto entusiasmo nel Paese. Quel che è certo, è che anche se dovesse fare a meno della Svizzera per le battute finali, il torneo non perderà il proprio fascino e quest’edizione organizzata qui da noi passerà alla storia come una delle più riuscite, anche per merito di stadi più piccoli rispetto a quelli del precedente Europeo (in Inghilterra nel 2022) che hanno consentito spesso il tutto esaurito e hanno generato un ambiente fantastico prima, durante e dopo le partite.
Azzardare che questo Europeo possa costituire il volano in grado di permettere al calcio femminile una definitiva emancipazione sembra però davvero una scommessa. Intanto, prendiamo atto che esiste una spaccatura tra il modo di vivere il calcio proposto dalle donne nell’Europa del Nord e in quella del Sud. Che ciò possa essere dovuto solo a una questione di mentalità e pregiudizio nell’approccio con la disciplina è tutto da dimostrare, ma sta di fatto che mentre i media di Inghilterra, Germania e Francia dedicano parecchio spazio all’Europeo, non solo con i resoconti delle partite, ma con servizi di approfondimento, di colore e addirittura con commenti affidati a specialisti, in Italia lo spazio dedicato alla Nazionale femminile è limitato.
Un esempio? La qualificazione delle Azzurre per le semifinali è un fatto storico, poiché era da 28 anni che l’Italia non riusciva più ad ottenere questo risultato. Ebbene, sembra incredibile, ma ieri nessuno dei tre quotidiani più letti e influenti della Penisola (Corriere della Sera, Repubblica e La Stampa) riportava in prima pagina la notizia del passaggio di turno dell’Italia, sdoganato con un ampio servizio (comunque poco in confronto a quel che sarebbe successo se a passare il turno fosse stata la squadra maschile) dalla Gazzetta dello Sport, ma in secondo piano rispetto alle principali notizie del calcio mercato. Quello maschile evidentemente.
Ecco la missione impossibile che attende il calcio femminile: riuscire a far capire agli addetti ai lavori che il calcio giocato, la loro partita, dovrebbe avere la priorità sulle chiacchiere di mercato che riguardano le squadre maschili. Del resto, in questo senso, qualche passo avanti sarebbe necessario anche alle nostre latitudini: per esempio non mi pare di vedere molti media svizzeri (radio e televisioni comprese) che abbiano inviato al seguito dell’Europeo le prime firme del calcio e questo la dice lunga sul gap che il calcio femminile deve colmare per suscitare lo stesso interesse di quello maschile.
Non va poi dimenticato un fatto: nell’era del calcio business, che ha necessità di produrre cifre d’affari enormi ed è sempre più affamato di soldi, e in un mondo che non ha risorse infinite da dedicare allo sport, la crescita – soprattutto economica – del calcio femminile potrebbe costituire un pericolo per quello maschile, già alle prese con enormi disparità di risorse a livello delle varie leghe e poco propenso a dividere una torta che già non basta per tutti.
Intanto però il calcio delle donne sembra vivere anche un’evoluzione tecnica interessante: non so se sia un bene, ma il numero delle espulsioni nelle eliminatorie è passato da due a quattro rispetto a Euro 2022, segno evidente che aumentano pressione e intensità agonistica, mentre anche le reti realizzate sono aumentate (89 nella fase a gironi, di cui una decina dalla distanza, il che conferma un aumento del livello tecnico).