Bussola locarnese

Dinastie italiane

Oggi a Locarno luci accese sul cinema del Belpaese, quello passato e quello presente
Giona A. Nazzaro
Giona A. Nazzaro
11.08.2025 06:00

Dopo aver avuto l’onore di salutare e omaggiare, in piazza Grande, Milena Canonero, la leggendaria costumista di Stanley Kubrick, Francis Ford Coppola, Wes Anderson e tantissimi altri, entriamo nella seconda settimana del festival esplorando le numerose facce del cinema italiano: quello passato e quello presente. Si comincia allo Spazio cinema dalla conversazione con Lamberto Bava, a Locarno per ritirare un Pardo speciale alla carriera e per presentare la versione restaurata di Reazione a catena, del papà Mario. La famiglia Bava è una dinastia di figli eccellenti, capace di segnare il cinema italiano in maniera profondissima. Eugenio Bava, padre di Mario, lo ha fatto con le sue invenzioni fotografiche; Mario ha dato vita in maniera compiuta al gotico italiano; e Lamberto ha saldato il passaggio tra il cinema di genere e la TV, firmando straordinari successi, tra i quali Fantaghirò. Reazione a catena è un film chiave del cinema fantastico perché ha inaugurato, anzi letteralmente inventato, quello che, in gergo, si chiama lo slasher, ossia il film alla Venerdì 13. È presentato in versione restaurata e con una serie di finali alternativi pensati per i mercati internazionali, perché all’epoca si riteneva che il film fosse troppo cruento.

Torniamo alle proiezioni di oggi con Gioia mia, rivelazione di Margherita Spampinato interpretato da Aurora Quattrocchi, ammirata di recente in Nostalgia di Mario Martone. Gioia mia è il racconto dell’estate di un bambino lasciato a casa dalla nonna, in Sicilia. Dopo un inizio difficile, tra la nonna e il bambino si instaura un legame di complicità tenerissimo e complesso. Un film davvero incantato, che ci riporta alle radici neorealistiche del cinema di Vittorio De Sica e Luigi Comencini. Sempre d’infanzia si parla anche in Su cane est su miu, di Salvatore Mereu, una delle voci più intense del nuovo cinema sardo. Un corto d’autore che, credo, lascerà un segno nella selezione di quest’anno. Oggi è anche il giorno dell’atteso fuori concorso Il Vangelo di Giuda, di Giulio Base, un film che pone una domanda essenziale ai credenti e ai non credenti: perché il riscatto di tutta l’umanità attraverso la resurrezione del Cristo è dovuta necessariamente passare da un crimine imperdonabile? Ed è possibile perdonare Giuda, visto che con il suo tradimento si è comunque avverato il disegno divino? Giulio Base racconta questo mistero della fede attraverso uno stile modernissimo e assolutamente contemporaneo. E il film vanta un cast delle grandissime occasioni: Rupert Everett, John Savage, Paz Vega, e persino Abel Ferrara, che interpreta un ruolo di contorno.

Chiudiamo spostandoci dall’Italia prima verso il Canada per poi tornare in Svizzera. Folichonneries è l’esilarante film di Eric K. Boulianne, girato in 16 mm, in cui una coppia di Montreal tenta di riattivare la propria passionalità, dopo 16 anni di matrimonio, avventurandosi in nuovi territori erotici dagli esiti spassosi. Un film che, all’insegna delle risate, può diventare l’opera cult di questa edizione di Locarno. In Piazza Grande, infine, scorrono i primi due episodi della serie diplomatico spionistica The Deal, diretta da Jean-Stéphane Bron, rievocazione delle prime trattative sul nucleare iraniano svolte in Svizzera fra Losanna e Ginevra nel 2015. Cinema e Tv che si incontrano anche sul palcoscenico del festival.