Ghiaccio bollente

L'Hockey Club Lugano e quella trappola da evitare per arrivare alla bella

«Adesso si fa dura», afferma preoccupato il popolo bianconero: no, in realtà era già dura prima della sconfitta in gara-5 contro il Friburgo
Flavio Viglezio
25.03.2024 15:00

«Adesso si fa dura», afferma preoccupato il popolo bianconero. No, in realtà era già dura prima della sconfitta in gara-5 alla BCF Arena. Al di là della delusione per aver mancato l’opportunità di portarsi in vantaggio nella serie, il successo casalingo del Friburgo ha modificato solo in parte la fisionomia di questo quarto di finale. Era difficile pensare a un Lugano capace di battere la squadra di Christian Dubé per tre volte di fila. Non impossibile, per carità, ma difficile. Sì, era già dura prima. Per le qualità del Gottéron, ovviamente, ma anche e soprattutto per la partenza ad handicap di Thürkauf e compgani, che hanno di fatto «regalato» le prime due sfide ai friburghesi. La rimonta, con i due successi all’overtime, è costata sicuramente tanto a livello mentale e l’impressione è che in gara-5 il Lugano non sia riuscito a portare in pista la stessa disperazione. Non si tratta di appagamento, ma di un fisiologico e inconscio calo mentale al quale è estremamente complicato far fronte. Punto nell’orgoglio, davanti ai suoi tifosi il Friburgo è stato in grado di dare qualcosa in più rispetto ai bianconeri.

Ma per quanto visto in riva alla Sarine, il Gottéron – nonostante una vittoria più che meritata – non si è ripreso il momentum della serie. Certo, DiDomenico e compagnia bella sono a un solo passo dalla qualificazione alle semifinali, ma sul piano del gioco il duello tra le due formazioni è profondamente cambiato rispetto a gara-1 e gara-2. Si potrà obiettare che il Lugano ieri sera è rimasto in partita soprattutto grazie alle parate di uno straordinario Niklas Schlegel, ma il rendimento di un portiere è da sempre fondamentale, nei playoff. Il Lugano del 2018 non sarebbe probabilmente mai arrivato in finale, a una sola partita dal titolo, senza le parate di un Elvis Merzlikins in stato di grazia. Ecco, il partitone di Schlegel aumenta i rimpianti del Lugano, incollato nel risultato al suo avversario per sessanta minuti in gara-5.

La verità è che i bianconeri – tornando al fisiologico calo mentale citato in precedenza – non possono permettersi di concedere nemmeno un 5% di cattiveria agonistica in meno, a questo Gottéron. Un Friburgo che, se può giocare in certe condizioni, diventa difficilmente superabile. E allora alla Cornèr Arena il Lugano dovrà evitare di cadere nella stessa trappola. Come nelle prime due sfide della serie, la squadra di Luca Gianinazzi ha in parte rinnegato la ricetta che ha dimostrato di funzionare al cospetto dei burgundi. Ha provato a giocarsela alla pari, ed è stata punita. I tanti errori in fase di impostazione – tra i quali quello decisivo di Andersson – tradiscono un eccesso di fiducia che non ha ragione d’essere. E, per come difende il Gottéron, il Lugano in fase offensiva non può permettersi di giocare di fioretto. Ci vuole la sciabola, altro che storie. In gara-6 si tratterà – più facile a dirsi che a farsi – di trovare il giusto equilibrio tra cattiveria agonistica e disciplina, per evitare quei falli gratuiti che il Gottéron ha confermato di saper punire in maniera oltremodo cinica. Evitare la trappola friburghese per andare a giocarsi tutto alla bella giovedì. È dura, certo, ma non impossibile.      

In questo articolo: