Fusione, la storia di ieri e di oggi

Ci sono frasi che, quando vengono pronunciate, hanno qualcosa di scaramantico. Altre, invece – negli ambienti più informali – vengono bollate con l’etichetta di «gufata». E i più scaramantici, quando le sentono, toccano tutto il ferro possibile. E poi ci sono quelle frasi – soprattutto se pronunciate da persone che la materia in oggetto la conoscono – che con il tempo ci si rende conto di quanto possano essere profetiche. E questo nel bene e nel male. Nel 2021 i Comuni del Basso Mendrisiotto hanno intavolato le prime discussioni per tornare a parlare di aggregazione. Un anno più tardi – nell’ottobre del 2022 – Chiasso, Breggia, Morbio Inferiore, Vacallo e Balerna (uscita dalla porta e rientrata dalla finestra della raccolta firme) hanno deciso di avviare l’iter aggregativo. Nel giro di qualche mese si è pure avanzata una possibile data per una votazione consultiva: autunno del 2026. Una data che, come abbiamo visto nelle scorse settimane, non fa più l’unanimità.
Ed è qui che, ripercorrendo i vari articoli che si sono susseguiti dal 2021 ad oggi, emerge una frase che non era né scaramantica, né una, cosiddetta «gufata». Erano le parole pronunciate da chi la materia la conosce bene. Sul Corriere del Ticino del 27 settembre 2023 il capo della Sezione degli enti locali, parlando di tempistiche e iter da seguire per elaborare un progetto aggregativo tra i cinque Comuni, aveva stimato che fosse necessario almeno un anno, un anno e mezzo. Con il più classico dei «ma»: «I tempi potrebbero dilatarsi, ad esempio se emergessero vedute diverse».
Visioni ed opinioni diverse che, puntualmente, si sono palesate come tali. Ed ecco che comincia a farsi largo l’ipotesi di posticipare la votazione consultiva di un ulteriore anno. Il primo ad avanzare la proposta, pubblicamente, è stato il decano della politica chiassese Marco Ferrazzini. «Se dovessimo andare incontro a una bocciatura, che è probabile, per Chiasso sarà un disastro» ha affermato a margine dell’ultima seduta di Consiglio comunale. «Oggi, addirittura, si potrebbe pensare a congelare il progetto per un paio d’anni, rifare i rispettivi compiti e tornare una volta che saremo tutti pronti» ha detto – aumentando il carico – il sindaco di Vacallo Marco Rizza. Infine il neo presidente del Legislativo chiassese Claudio Schneeberger il quale, oltre a descrivere il rinvio come possibile esercizio democratico, non ha nascosto il fatto che «prendersi del tempo aggiuntivo permetterebbe di “fare ordine”». E, ancora una volta, non siamo nel campo delle «gufate». Anche perché di mezzo ci sono i conti, ci sono le finanze. C’è di mezzo anche il portamonete dei cittadini che si troverebbero – ad aggregazione avvenuta – con un moltiplicatore d’imposta superiore al 90%. Ciò vuole dire – esclusa Breggia – con una pressione fiscale maggiore di quella attuale. In questo momento, con le famiglie che si trovano confrontate con aumenti vari delle spese (basta citare la cassa malati) il percorso di avvicinamento alla votazione del 2026 potrebbe davvero essere minato.
D’altro canto, però, la storia – finanche del Mendrisiotto – insegna che un percorso aggregativo interrotto (o anche solo sospeso) difficilmente riprenderà. A sud ci sono riusciti, ma sono passati quasi 20 anni. Chiasso, Morbio Inferiore e Vacallo l’hanno vissuta sulla loro pelle il 25 novembre 2007, quando dalle urne (della votazione consultiva) ne uscì una bocciatura. Il «sì» della popolazione chiassese venne ribaltato dal «no» dei vicini di casa. A quasi due decenni lo scenario è evidentemente diverso, ma cominciano a farsi largo timori già vissuti. E allora sì, che si rifacciano i compiti, tenendo ben presente cosa è successo in passato. E non è una «gufata».