L’editoriale

Iniezioni dimagranti, promesse e domande

La crescente diffusione di farmaci per trattare l’obesità sta suscitando tre tipi di reazioni: c'è chi vede l'inizio di una rivoluzione, chi spera di condurre una vita normale e poi c'è la preoccupazione per i costi
Giovanni Galli
26.07.2025 06:00

La crescente diffusione di farmaci per trattare l’obesità, in particolare sotto forma di iniezioni dimagranti, sta suscitando tre tipi di reazioni. C’è chi vi vede l’inizio di una vera e propria rivoluzione, perché oltre a combattere il sovrappeso - sopprimendo l’appetito e creando un senso di sazietà nei pazienti - questi medicamenti possono avere effetti positivi contro l’insorgenza di varie patologie e ridurre determinate dipendenze. Il settimanale inglese «The Economist» li ha già classificati fra i farmaci che potrebbero portare a profondi cambiamenti economici, sociali, di costume e di stili di vita, grazie al loro effetto «liberatorio», alla stregua della pillola anticoncezionale. C’è poi chi, soffrendo per l’obesità e i disturbi fisici e psichici associati, dopo aver fallito diete e altre cure ha la speranza di poter condurre una vita normale e di sfuggire allo stigma del peso, come l’autocolpevolizzazione e le discriminazioni. L’obesità è ormai da considerare una malattia a tutti gli effetti. Lo stesso Tribunale federale, l’anno scorso,  aveva rinunciato all’idea che le persone obese, se solo lo volessero, potrebbero superare la loro condizione, definendo l’obesità «una malattia somatica (fisica) cronica e complessa». 

In terzo luogo, ci sono le preoccupazioni per i costi dei nuovi farmaci. Dalla primavera dell’anno scorso, il Wegovy, un farmaco iniettato con un’apposita penna, è rimborsato dalle casse malati. Vista la forte domanda - nel 2024 ne hanno beneficiato 40 mila persone - anche gli oneri sostenuti solidalmente dagli assicurati stanno aumentando. Il costo è di circa 2.000 franchi all’anno per paziente. Secondo l’associazione mantello degli assicuratori malattia prio.swiss, nel medio termine i costi complessivi toccheranno i 300 milioni di franchi. Il Ticino, già caratterizzato da un forte consumo di prestazioni sanitarie a tutti i livelli, con relativo impatto sui premi, è il cantone in cui si ricorre di più alle iniezioni dimagranti. In ogni caso, per ottenere il rimborso sono previste condizioni rigorose. Non è come farsi prescrivere un’aspirina. La persona interessata deve rientrare in certi parametri di massa corporea. La cassa malati paga solo quando le ricette vengono emesse da un endocrinologo o da un centro specializzato e se si raggiungono gli obiettivi terapeutici. I pazienti devono anche sottoporsi a una consulenza nutrizionale e dimostrare di svolgere un’attività fisica (contapassi). Siamo comunque in una fase di transizione che richiede verifiche, con sullo sfondo la forte concorrenza nell’industria farmaceutica per realizzare nuovi prodotti che possono cambiare le carte in tavola, sia nel metodo di assunzione sia a livello di effetti collaterali, positivi e negativi.

A livello internazionale c’è molta eccitazione per i possibili sviluppi di queste terapie e il loro impatto sociale. Eloquente il fatto che il Governo di Londra abbia valutato la possibilità di distribuire questo genere di farmaci a tre milioni di obesi e disoccupati per reinserirli nel mondo del lavoro (l’idea è comunque stata criticata negli ambienti sanitari). Ma ci sono interrogativi ancora aperti, dubbi da fugare e studi d’impatto da realizzare. Si tratta, fra le altre cose, di stabilire se il prezzo di questi farmaci sia giustificato e se la cura dell’obesità consenta di contenere o di evitare i costi collegati alle malattie che ne derivano. Accanto a chi sottolinea i benefici diretti e collaterali dei nuovi medicamenti per dimagrire c’è anche chi solleva dubbi sulla loro efficacia nel tempo, specialmente se dopo l’interruzione della terapia i pazienti ricominciano a prendere peso. Fra le critiche c’è quella di alimentare l’aspettativa che molte patologie possano essere trattate con un unico farmaco, a scapito della responsabilità personale nella cura della propria salute.

In Svizzera l’assunzione dei costi del Wegovy è limitata a un periodo di tre anni. A Berna è stato presentato un atto parlamentare per sapere a che punto è la verifica dei criteri di appropriatezza ed economicità e se si prevede di non più rimborsare le terapie fintanto che non saranno disponibili studi attendibili. In pratica, si vuole capire se sia  vero che spendendo di più oggi si finirà con lo spendere meno domani, grazie ai risparmi derivanti dalla riduzione della comorbilità. Domande legittime e doverose, specialmente per chi deve difendere gli interessi di tutti gli assicurati. Ma c’è da chiedersi se il conto va fatto solo in termini di costi diretti o anche dei benefici economici e sociali di un miglioramento della salute pubblica. Sempre, ben inteso, che questi farmaci siano in grado di mantenere le promesse di successo, specialmente contro le complicazioni associate all’obesità e certe dipendenze. Resta da vedere anche l’impatto sulla considerazione sociale dell’obesità, se quest’ultima diventerà curabile. Per molti sarà una liberazione, ma chi resta in chiaro sovrappeso potrebbe sentirsi più biasimato di quanto non lo sia già oggi. 

Correlati