Detto tra noi

La camicia dell’uomo felice

Alla ricerca di qualcosa da proporre nella Giornata della lettura mi sono imbattuto in un vecchio racconto che, a mio avviso, merita di essere condiviso
Mauro Rossi
19.05.2023 06:00

Alla ricerca di qualcosa da proporre nella Giornata della lettura mi sono imbattuto in un vecchio racconto che, a mio avviso, merita di essere condiviso. E che recita: «C’era una volta un re potente e amato, che aveva un cruccio: l’unica figlia era sempre triste, niente la faceva sorridere. Fu chiamato un mago il quale disse: “fatele indossare la camicia di un uomo felice e la principessa guarirà”. Migliaia di banditori percorsero allora il paese alla ricerca dell’uomo felice, al quale il re prometteva, in cambio di una camicia, un castello e una cassa piena d’oro. La ricerca fu lunga e difficile, tutti si lamentavano di qualcosa: chi era malato, chi insoddisfatto del lavoro, chi sommerso dai debiti, chi in lotta con la moglie o i figli, chi consumato dai tormenti d’amore, chi perseguitato dai guai, chi di brutto carattere, chi oppresso dalla solitudine e così via. Finalmente, nella regione più disastrata, venne scoperto un vecchio che abitava in una capanna di paglia e fango. Viveva in condizioni estremamente precarie ma era felice. E non aveva mai avuto una camicia». Una fiaba simpatica, magari anche un po’ stucchevole, che sostiene un banale luogo comune, ovvero che non sono né il denaro né gli agi a fare la felicità (anche se è meglio essere infelici e ricchi che infelici e poveri – direbbe qualcuno). La domanda un po’ più profonda che però il racconto ci suggerisce è un’altra. Qual è il segreto della felicità? Perché alcune persone, nonostante siano nelle condizioni per poter trascorrere la loro esistenza serenamente, sono perennemente angosciate, stressate e timorose mentre altre, che avrebbero tutte le ragioni per dannarsi l’animo (condizioni economiche e sociali pessime, scarsissime prospettive future e magari anche una condizione fisica precaria) riescono ad affrontare tutto con una invidiabile dose di serenità? Probabilmente perché queste ultime hanno capito che la vera felicità sta nell’essere fortunati e riconoscenti del fatto di essere vivi. Una fortuna che, scriveva uno scrittore italiano in una riflessione sul tema, «equivale ad una vincita alla roulette che dopo miliardi di persone scomparse lungo i secoli e tra altri miliardi che non sono riuscite a nascere, adesso tocca a noi. Ma che il più delle volte non sappiamo apprezzare». Se ci si rende conto di ciò, tutto assume un altro significato, ogni istante della nostra esistenza e ciò che ci accade si trasforma in qualcosa di unico e di irripetibile – anche se si tratta di momenti e di situazioni negative – da gustare sempre con un fondo di serenità. Indipendentemente dal fatto di essere nati con la camicia o senza, insomma, il vero segreto della felicità sta dunque probabilmente nella consapevolezza di essere vivi.